venerdì 14 ottobre 2011
Il peccato del cristianesimo
Come raccontano gli Atti degli apostoli, quando san Paolo arrivò ad Atene cercò di diffondere la sua fede discutendo anche con filosofi epicurei e stoici, e fu invitato ad esporre la sua dottrina all'Areopago. Qui trovò un'ara con l'iscrizione "Al Dio ignoto" e subito si lanciò a proclamare che lui Dio lo conosceva e sapeva chi era - era un uomo, morto sulla croce. Gli intellettuali dell'epoca si misero a deriderlo e lo presero per un ciarlatano. Come poteva Dio, che è infinito e inconoscibile, presentarsi sotto forma di uomo? Era certamente un'assurdità. Ma non potevano prevedere che quell'assurdità sarebbe prevalsa sull'idea di un Dio trascendente. Come mai? In effetti si trattava di una riduzione antropomorfa, ovvero di un desiderio di deificarsi - se Dio si fa uomo, l'uomo è Dio. Ebbe così inizio la grande opera di distruzione della trascenza operata dal cristianesimo. E ormai oggi, nei popoli cristiani o ex-cristiani, non è più possibile pensare a Dio. La teologia stessa è incapace di concepire la trascendenza. In verità, quel "Dio ignoto" era tale solo perché veniva considerato inconoscibile. Era una forma di rispetto per Dio stesso. Ma la mente ristretta di san Paolo non poteva capirlo. Lui non poteva concepire niente al di là dei suoi piccoli limiti. La volgarità teologica avrebbe avuto la prevalenza. La moneta cattiva avrebbe cacciato la moneta buona.
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