lunedì 18 aprile 2011

Religioni della sofferenza e religioni della gioia

In questa settimana della passione di Cristo, ricordiamoci che non esistono solo religioni che esaltano il potere redentore della sofferenza. Ma che esistono anche religioni che esaltano il potere redentore e illuminante della gioia.
Nel tantra per esempio troviamo il seguente esercizio: "Quando provi il piacere dell'orgasmo, realizza che quel piacere è la beatitudine divina. Hai trasceso ogni pensiero e ti sei svuotato. Tu sei il dio e lei è la dea. E la beatitudine nasce dall'unione degli opposti". E ancora: "Guarda con amore la persona che ami. Rimani fermo in quell'amore. Lì c'è la luce".
Similmente in una Upanishad troviamo il seguente paragone: "Come tra le braccia della donna amata un uomo non si ricorda più né del mondo interiore né del mondo esteriore, così questo essere, abbracciato dallo Spirito, non pensa più né al mondo esteriore né al mondo esteriore; e trova la condizione beata in cui ogni desiderio è colmato, dove sono finite tutte le ansie e tutti i dolori".
Come si vede, siamo lontani mille miglia dalla concezione penitenziale e repressiva di tante religioni, e si dichiara chiaramente che la gioia e il piacere avvicinano al Divino.
In effetti è molto più facile percepire il Divino quando si è gioiosi e felici che quando si soffre e si è disperati. La grande sofferenza abbruttisce anche lo spirito.
Altro che "pensiero positivo"! L'antica saggezza orientale aveva già capito tutto. Utilizzare gli stati d'animo piacevoli per farne esperienze spirituali.
        Nel mio libro Le piccole illuminazioni ne ho parlato a lungo.

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