lunedì 11 aprile 2011

La crisi delle religioni

Qualche anno fa da noi si gridava trionfalmente al ritorno della religione. Ma non è così; ciò che è tornato è l'uso politico della religione.
Anzi, a un recente studio fatto dalla Società americana di fisica che ha elaborato statisticamente i censimenti dell'ultimo secolo, risulta che le religioni dovrebbero presto esinguersi in Australia, Nuova Zelanda, Canada, Austria, Repubblica Ceca, Finlandia, Paesi Bassi e Svizzera. Perfino nella cattolica Irlanda si sta smarrendo la fede e le persone dicono di aver perso ogni appartenenza religiosa.
Per ora non ci sono dati sull'Italia. Ma è facile presumere che anche da noi si segua lo stesso trend, anche se contrastato apparentemente dallo Stato e dalla Chiesa o dallo Stato-Chiesa, un Moloch di puri interessi economici e politici. Non saranno comunque i crocefissi appesi nei luoghi pubblici che faranno ritornare la fede negli dei del cristianesimo.
In sostanza la religione è in via d'estinzione, primo perché impone di credere a dogmi e fedi che non stanno né in cielo né in terra e che sono smentiti dalla realtà (il Dio Salvatore che si è fatto uomo, la Provvidenza, la Madonna, ecc.) e secondo perché - come dimostra il recente caso dei profughi africani - le popolazioni cristiane non hanno nemmeno più i lati buoni della loro fede. Da quando il cristianesimo si è spostato su posizioni di destra (grazie ai due ultimi pontefici), non solo contraddice il messaggio evangelico, ma è diventato la bandiera di chi vuole escludere gli altri dalla propria tavola.
Tuttavia, questi sono dati positivi. E' giusto che il vecchio muoia e che nessuno creda più alle favole infantili sugli dei che scendono sulla terra. Soltanto così si apriranno nuove strade per una più autentica spiritualità.

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