sabato 30 aprile 2011

Come si costruisce un mito

Il Moloch che ci governa, lo Stato-Chiesa o la Chiesa-Stato, ha deciso di costruire il mito di un papa santo. Impresa non difficile visto che Wojtyla era già un idolo televisivo. Ma molto istruttiva se si pensa che questo papa è stato un oscurantista che ha riportato la Chiesa indietro di qualche secolo.
In che modo si costruisce oggi un mito? Con la televisione. Dedicando, proprio come oggi, un'intera giornata ad una cerimonia di beatificazione. Non importa che i miracoli addotti siano risibili, non importa che la realtà sia stata tutto il contrario: quella di un papa che ha lottato contro la modernità e la razionalità.
Ciò che importa è il tam tam pubblicitario, la continua esposizione radio-televisiva, lo spettacolo e sopratutto la ripetitività, l'insistenza.
Con simili mezzi si può costruire il mito di chiunque.
Già alla morte di Wojtyla abbiamo assistito a questa isteria collettiva, alla manipolazione agiografica, all'esaltazione spropositata. La ragione, la misura, il gusto, l'equilibrio...tutto questo viene messo da parte. Trionfa il tronfio, il magniloquente, il racconto più o meno fantastico, in una parola il mito.
Tutto questo ci deve creare gravi sospetti sui santi precedenti. Ma ci fa anche capire che, nelle società moderne, il nuovo dispotismo non ha più bisogno dei rozzi mezzi di una volta. Bastano le televisioni e gli altri mass-media. Sono loro la fabbrica dei nuovi miti.
Con questi strumenti si può imporre qualunque idea, e si può costringere il popolo idolatra a "credere, obbedire e combattere".
Insomma, l'unico strumento a nostra disposizione resta il senso critico - e il telecomando.
Ma un popolo abituato dalla sua religione ad idolatrare l'uomo della provvidenza, il carismatico, è prediposto più di altri a farsi condizionare...e infinocchiare.

venerdì 29 aprile 2011

Il papa oscurantista

Non facciamoci confondere dal marketing religioso che vuol fare di Wojtyla un santo.

In realtà Wojtyla è stato un grande oscurantista. Ossessionato dal comunismo, ha distrutto quei preti sudamericani che, prendendo la parte migliore del marxismo, stavano dalla parte dei poveri. Non contento è andato ad abbracciare il dittatore Pinochet ed ha sostenuto i movimenti cristiani di destra, come l'Opus Dei e i Legionari di Cristo.

Non a caso, il suo successore è stato quel Ratzinger che ha fatto parte da ragazzo della gioventù hitleriana.

Per il suo odio verso il comunismo, non si è accorto che proprio nel marxismo era presente quel tentativo di riscatto dei poveri che era il messaggio originale di Gesù.

Non si deve certamente a lui il merito della caduta dei regimi comunisti (che sono crollati per cause interne). Ma il risultato è stato una implicita esaltazione del capitalismo, che proprio in questi anni ha dato il peggio di sé, portando ad un impoverimento delle classi sociali più deboli, anche in Europa.

Grazie al duo Wojtyla-Ratzinger, oggi la Chiesa è più che mai su posizioni regressive e, nonostante quel che dicono i suoi propagandisti, è in netto disfacimento. Le statistiche più serie ci dicono che la fede cristiana è in via d'estinzione in molte parti del mondo, proprio perché, sposando l'oscurantismo fideistico, non ha più niente da dire all'uomo moderno.

giovedì 28 aprile 2011

Involuzioni

Si sta preparando una kermesse pubblicitaria della Chiesa cattolica in cui sarà proclamato beato un papa che aveva fatto della comunicazione mediatica il suo cavallo di battaglia. Ma, al di là dei fasti televisivi, dobbiamo ricordare che Wojtyla è stato una vera tragedia per la Chiesa.
In particolare ha sradicato la teologia della liberazione, è stato indifferente alle tante uccisioni di laici e preti che in America Latina difendevano i poveri, ha dato importanti incarichi a uomini di destra (spesso dell'Opus Dei), ha cancellato il principio di collegialità deciso dal Concilio, ha appoggiato padre Maciel della Legione di Cristo perfino dopo le rivelazioni sulla sua pedofilia, ha sminuito l'importanza delle donne, è stato omofobico, ha voluto la canonizzazione di un uomo violento come Escrivà, il fondatore dell'Opus Dei, ed ha sostenuto movimenti di fanatici laici, come Comunione e Liberazione, più interessati agli affari che allo spirito.
Insomma, anche se il suo pupillo e il popolo televisivo lo vogliono santo, Wojtyla è stato l'iniziatore di un movimento di ripiegamento autoritario della Chiesa. Una vera e propria involuzione.

venerdì 22 aprile 2011

Marketing religioso

Bruno Ballardini, nel libro "Gesù e i saldi di fine stagione" (Piemme), sostiene che la Chiesa è una multinazionale (in crisi) che non sarà in grado di "rinnovare il vecchio marketing tradizionale finché non capirà che 'evangelizzare' non significa necessariamente colonizzare, fare proselitismo, cioè in definitiva 'vendere'."
"Per fare del vero marketing bisogna avere a cuore la soddisfazione del consumatore e quindi bisogna saperlo ascoltare, non vendergli qualcosa a tutti i costi."
Secondo Ballardini, "la Chiesa di oggi pretende di parlare solo lei, invece di ascoltare. Per di più, non si accorge che sono in arrivo le 'super-religioni', nuovi culti creati a tavolino proprio da esperti di marketing."
"La Chiesa si sta accorgendo molto tardi di quanto le formule astratte della teologia siano incomprensibili e lontane dalla gente comune. È come se il libretto di istruzioni per l’uso di un prodotto fosse stato redatto da ingegneri che ne conoscono il funzionamento ma di certo non hanno il dono di comunicare e di semplificare… Però qui il prodotto è sempre lo stesso. È il prodotto che è in crisi."
La sua conclusione è pessimista, perché "nella Chiesa l’ala conservatrice è di gran lunga più potente del 'correntone' progressista".

lunedì 18 aprile 2011

Religioni della sofferenza e religioni della gioia

In questa settimana della passione di Cristo, ricordiamoci che non esistono solo religioni che esaltano il potere redentore della sofferenza. Ma che esistono anche religioni che esaltano il potere redentore e illuminante della gioia.
Nel tantra per esempio troviamo il seguente esercizio: "Quando provi il piacere dell'orgasmo, realizza che quel piacere è la beatitudine divina. Hai trasceso ogni pensiero e ti sei svuotato. Tu sei il dio e lei è la dea. E la beatitudine nasce dall'unione degli opposti". E ancora: "Guarda con amore la persona che ami. Rimani fermo in quell'amore. Lì c'è la luce".
Similmente in una Upanishad troviamo il seguente paragone: "Come tra le braccia della donna amata un uomo non si ricorda più né del mondo interiore né del mondo esteriore, così questo essere, abbracciato dallo Spirito, non pensa più né al mondo esteriore né al mondo esteriore; e trova la condizione beata in cui ogni desiderio è colmato, dove sono finite tutte le ansie e tutti i dolori".
Come si vede, siamo lontani mille miglia dalla concezione penitenziale e repressiva di tante religioni, e si dichiara chiaramente che la gioia e il piacere avvicinano al Divino.
In effetti è molto più facile percepire il Divino quando si è gioiosi e felici che quando si soffre e si è disperati. La grande sofferenza abbruttisce anche lo spirito.
Altro che "pensiero positivo"! L'antica saggezza orientale aveva già capito tutto. Utilizzare gli stati d'animo piacevoli per farne esperienze spirituali.
        Nel mio libro Le piccole illuminazioni ne ho parlato a lungo.

venerdì 15 aprile 2011

Tantra: al di là della mente

Ecco alcune tecniche di realizzazione istantanea tratte dal Vijnanabhairava Tantra, un testo che dovrebbe essere a lungo meditato. Come si nota, anche atti comuni della vita quotidiana possono portare alla realizzazione o comunque introdurre un po' di luce:

1. Nel momento in cui l'inspirazione è cessata e l'espirazione non è ancora incominciata (o viceversa), lì, in quel vuoto, c'è lo stato onnicomprensivo.
2. Ponendo l'attenzione fra le sopracciglia, al centro della fronte, senti come l'essenza del respiro riempia il tuo corpo intero. Tu sei quell'essenza luminosa.
3. Sdraiati come se fossi morto. Immagina di essere morto. Non vedi, non senti...ma che cosa sei? Percepisci il tuo essere puro.
4. Nel momento in cui sei travolto dall'ira o da un altro sentimento estremo, sii consapevole di esso. E rimani così nella consapevolezza originale.
5. Guarda senza battere ciglio. Non ti concentrare su niente in particolare. In quel vuoto c'è la consapevolezza originale.
6. Cerca di essere cosciente mentre sogni. In fondo anche l'esistenza è una forma di sogno. Come fare? Prima di addormentarti datti l'ordine di essere cosciente durante il sogno, ripetutamente.
7. Mettiti su un letto o su una poltrona, e immagina di essere senza peso, al di là della mente. In quel momento, tu come individuo non ci sei più. Ma sei tutto.
8. Fissa l'attenzione all'interno del cranio, chiudi gli occhi e osserva il tuo essere interiore - che è la tua vera natura. Sii totalmente presente in quell'istante.
9. Mentre vieni accarezzato, penetra nel carezzare come nella vita eterna.
10. Poni l'attenzione nella spina dorsale in cui scorre e si diparte la tua energia che è l'energia cosmica. L'energia interiore è l'energia esteriore.
11. Nella testa blocca le aperture dei cinque sensi con le mani (occhi, orecchi, ecc.) e percepisci il punto luminoso tra le sopracciglia. Poi dissolvilo a poco a poco, e rimani vuoto. Quel vuoto è l'energia al di là dei sensi.
12. Concentrati prima sul suono Om (o su qualunque altro suono) e poi, quando cessa la sua vibrazione, sul vuoto che ne segue. Quel vuoto è la pienezza fondamentale.
13. Medita sull'energia del tuo corpo che si estende all'intero universo - che è l'intero universo.
14. Concentrati intensamente sull'idea che l'universo sia pura energia. E tu stesso ne sei parte.
15. Concentrati sull'intervallo che intercorre tra un pensiero e l'altro. In quel vuoto il tutto.
16. Quando provi il piacere dell'orgasmo, realizza che quel piacere è la beatitudine divina. Hai trasceso ogni pensiero e ti sei svuotato. Tu sei il dio e lei è la dea. E la beatitudine nasce dall'unione degli opposti.
17. Medita sul momento immediatamente precedente e sul momento immediatamente seguente un qualunque suono. In quel vuoto, la pienezza del tutto.
18. Considera la tua pelle come un confine. Poi dissolvi il confine e diventa il tutto.
19. Medita sul vuoto di un vaso. Poi dissolvi il vaso e identificati con il vuoto - che è la pienezza incondizionata.
20. Immagina che l'universo sia una conchiglia vuota in cui la tua mente opera all'infinito; poi dissolvi la mente e realizza.
21. Medita in un luogo infinitamente spazioso, privo di alberi, di colli, di abitazioni o di mura. In quello spazio vuoto, la fine delle pressioni mentali.
22. Medita sul conoscere e sul non conoscere, sull'esistere e sul non esistere; poi abbandinali entrambi e cogli lo splendore del reale.
23. Guarda con amore la persona che ami. Rimani fermo in quell'amore. Lì c'è la luce.
24. Percepisci il cosmo come vita essenziata di consapevolezza. Quello tu sei.
25. Mentre fai l'amore, non voler raggiungere la fine. Rimani in quella gioia che è la beatitudine originale.
26. Quando mangi o bevi, diventa quel sapore. Lì è la gioia.
27. Prima di addormentarti, quando la veglia è svanita e il sonno non è ancora giunto, realizza.
28. Quando contempli il cielo infinitamente limpido, entra completamente in quella limpidezza.
29. In un veicolo, oscillando ritmicamente, sperimenta il movimento. Poi, fermando il veicolo, arresta la mente.
30. In una notte senza luna, penetra nelle tenebre. Lì, in quelle tenebre, realizza il vuoto cosmico.
31. Non appena avverti l'impulso a fare qualcosa, fermati. Lì, in quell'impulso, l'energia originale.
32. Le forme separano, i pensieri separano, i sentimenti separano. Tu trascendi ogni atto di separazione. Sii infinito.
33. Quando un desiderio sorge in te, non soddisfarlo ma rimani con esso. Osservalo. Poi abbandonalo di colpo. E realizza la natura originaria.

34. Quando la tua volontà, la tua coscienza e la tua conoscenza non sono ancora  nate, tu chi sei? Realizza l'essenza di ciò che sei. E dissolviti nella beatitudine.
35. Guarda il mondo come una visione, un sogno, un gioco di prestigio o un quadro. In quel momento sperimenta la gioia di essere libero dall'illusione delle apparenze.
36. Distaccati dal tuo piccolo ego. Pensa: "Io sono dappertutto". E realizza la beatitudine di non avere limiti.
37. Scopri che la coscienza che hai delle cose non è soltanto tua, ma di tutti gli esseri. Senti la coscienza di ciascuno come la tua stessa coscienza. Per questo sei parte del tutto, anzi il tutto.
38. Stando sul ciglio di un abisso, concentrati sul vuoto. Sii quel vuoto. E dissolvi la mente.
39. Concentrandoti sul nulla, fa' in modo che anche il tuo ego perda i suoi confini.
40. Non soffermare la tua attenzione né sul piacere né sul dolore, ma tra l'uno e l'altro.
41. Quando sei afferrato da un sentimento o da un desiderio estremo (paura, ira, cupidigia, invidia, arroganza, ecc.), rimani imperturbabile. In quell'assenza di perturbazioni c'è la gioia.
42. Ciò che è inconoscibile, ciò che è impercepibile, ciò che è vuoto, ciò che è al di là dell'esistenza, tutto questo è il divino.
43. Quando provi simpatia o antipatia verso qualcuno, non riversare il sentimento su quella persona, ma resta equilibrato. Nel mezzo sta la trascendenza.
44. La gente comune giudica le cose pure o impure. Tu non giudicare niente puro o impuro. Trascendi la dualità. E consegui la gioia.
45. Non fissare la tua attenzione su alcun oggetto in particolare. Fa' in modo che la tua mente resti senza fluttuazioni. In quel vuoto, realizza.

lunedì 11 aprile 2011

La crisi delle religioni

Qualche anno fa da noi si gridava trionfalmente al ritorno della religione. Ma non è così; ciò che è tornato è l'uso politico della religione.
Anzi, a un recente studio fatto dalla Società americana di fisica che ha elaborato statisticamente i censimenti dell'ultimo secolo, risulta che le religioni dovrebbero presto esinguersi in Australia, Nuova Zelanda, Canada, Austria, Repubblica Ceca, Finlandia, Paesi Bassi e Svizzera. Perfino nella cattolica Irlanda si sta smarrendo la fede e le persone dicono di aver perso ogni appartenenza religiosa.
Per ora non ci sono dati sull'Italia. Ma è facile presumere che anche da noi si segua lo stesso trend, anche se contrastato apparentemente dallo Stato e dalla Chiesa o dallo Stato-Chiesa, un Moloch di puri interessi economici e politici. Non saranno comunque i crocefissi appesi nei luoghi pubblici che faranno ritornare la fede negli dei del cristianesimo.
In sostanza la religione è in via d'estinzione, primo perché impone di credere a dogmi e fedi che non stanno né in cielo né in terra e che sono smentiti dalla realtà (il Dio Salvatore che si è fatto uomo, la Provvidenza, la Madonna, ecc.) e secondo perché - come dimostra il recente caso dei profughi africani - le popolazioni cristiane non hanno nemmeno più i lati buoni della loro fede. Da quando il cristianesimo si è spostato su posizioni di destra (grazie ai due ultimi pontefici), non solo contraddice il messaggio evangelico, ma è diventato la bandiera di chi vuole escludere gli altri dalla propria tavola.
Tuttavia, questi sono dati positivi. E' giusto che il vecchio muoia e che nessuno creda più alle favole infantili sugli dei che scendono sulla terra. Soltanto così si apriranno nuove strade per una più autentica spiritualità.

giovedì 7 aprile 2011

I poteri della meditazione


Riprendiamo la seguente notizia da "Salute" del Sole 24 Ore:

Come un'anestesia, ma comandata dal cervello. Un nuovo studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience, rilancia le virtù terapeutiche della meditazione sul dolore. Secondo i ricercatori del Wake Forest Baptist apprendere i rudimenti del rilassamento aiuta in un a sola ora a "spegnere" le sensazioni dolorose dal 40% al 57%. Lo hanno provato "formando" degli apprendisti della meditazione: 15 volontari senza evidenti problemi di salute che non avevano mai preso parte a esperimenti del genere. La risonanza magnetica ha "fotografato" gli effetti della stimolazione dolorosa provocata ai volontari dopo l'esperienza meditativa. Risultati alla mano, spiefa Fadel Zeidan, autore dello studio, "la meditazione ha fatto meglio degli antidolorifici, che di solito riducono il dolore solo del 25%".

Ed ecco come la stessa notizia viene riferita da Repubblica.it:

Altro che analgesici: quando il dolore è troppo forte basta un'ora di meditazione. La capacità di concentrare la propria mente e liberarla dai pensieri negativi, infatti, avrebbe il potere di ridurre l'intensità del dolore fino al 40%. Non solo, abbasserebbe del 57% anche quella sensazione spiacevole che segue la sofferenza. Queste "certezze" sono il punto d'arrivo di uno studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience, secondo il quale lo zen batte i farmaci perché è in grado di influenzare l'attività delle aree cerebrali che controllano lo stimolo doloroso, regolandone il grado di intensità. In altre parole, dicono i ricercatori del Wake Forest Baptist Medical Center di Winston-Salem (Usa), la meditazione ha il potere di "assopire" la corteccia somatosensoriale e di "svegliare" il cingolo anteriore, l'insula anteriore e la corteccia fronto-orbitale. Questa azione "combinata" sulle aree che governano la percezione del dolore ha un potere analgesico.

"L'effetto che abbiamo riscontrato è sorprendente - spiega Fadel Zeidan, autore dello studio - basti pensare che la morfina o altri antidolorifici riducono in media il dolore del 25%". Per testare gli effetti postivi della meditazione sul dolore, il team ha coinvolto 15 volontari. Tutti erano novizi dello zen. Per questo il campione è stato invitato a partecipare a un corso intensivo di una paricolare forma di meditazione, chiamata 'mindfullness'. Ogni lezione di "attenzione focalizzata" durava 20 minuti, durante gli incontri ai partecipanti si chiedeva di concentrare la mente sul respiro, di mandare via pensieri intrusivi ed emozioni negative.

Contemporaneamente gli studiosi, con un'apposita apparecchiatura sistemata sotto la gamba destra dei soggetti, generavano per cinque minuti un calore dolorifico, raggiungendo una temperatura di 49 gradi centigradi. Prima e dopo le lezioni, i ricercatori fotografavano ciò che accadeva nel cervello dei partecipanti grazie a una speciale risonanza magnetica, chiamata Arterial spin labelling. Questa particolare tecnica è in grado di rilevare, attraverso la mappatura del flusso sanguigno, l'intensita del dolore. Così registravano le reazioni dei partecipanti al dolore sia durante l'esercitazione sia mentre erano a riposo. E' emerso che la meditazione spegne il dolore riducendolo del 40%, con delle punte del 93% in alcuni volontari.

A livello cerebrale le scansioni hanno messo in evidenza una riduzione significativa dell'attività della corteccia somato-sensoriale, un'area fortemente coinvolta nella genesi della sensazione di dolore. Contemporaneamente si iperattivavano anche altre zone: il cingolo anteriore, l'insula anteriore e la corteccia fronto-orbitale. "Queste regioni cerebrali - dicono i ricercatori - plasmano il modo in cui il cervello costruisce l'esperienza del dolore a partire dai segnali nervosi provenienti dal corpo". Una delle ragioni per cui la meditazione può essere stata così efficace nel bloccare il dolore è che non agisce su una singola regione del cervello, ma a più livelli.

 "Questo studio - dice Fadel Zeidan - mostra che la meditazione produce effetti realmente positivi sul cervello. E che quindi potrebbe garantire il controllo del dolore senza l'utilizzo di farmaci".
(05 aprile 2011)

La ragione della ragione

Ha ragione Claudio Magris a scrivere - di fronte all'ultima tragedia dei profughi africani annegati - che "il mondo intero è un turpe, equivoco teatro di disuguaglianze" e a citare - come esempio di ingiustizia - la parabola evangelica degli operai delle vigna, dove quelli che hanno lavorato solo un'ora ricevono lo stesso salario di quelli che hanno lavorato tutto il giorno.
Le religioni "occidentali" non ci spiegano minimamente il perché di queste disuguaglianze di partenza, non sanno dire nulla sull'ingiustizia che sembra regnare incontrastata nel mondo. Inutilmente ci parlano di un Dio che sarebbe amore e giustizia.
Ma in Oriente esiste una spiegazione che ha almeno il pregio della logica. Si dice infatti che le disparità di condizioni e di destini deriva da atti compiuti in vite precedenti. E quindi chi nasce in un paese o in una famiglia povera, chi nasce malato o menomato, sconta qualcosa di male che ha fatto in precedenza.
Ovviamente non possiamo dimostrare che sia così. E forse anche questo è un tentativo di spiegare razionalmente ciò che supera la nostra logica. Chi ci assicura in fondo che il mondo sia costituito in base alla nostra logica? E se ce ne fosse un'altra che la nostra mente non fosse in grado di comprendere? Noi per esempio possiamo concepire solo un mondo che abbia tre dimensioni, ma la matematica riesce a lavorare su mondi che hanno più dimensioni. Potrebbe essere lo stesso con la nostra razionalità, che è molto limitata.
In certi casi è meglio smettere di pensare e volare al di sopra sia dei nostri sentimenti che dei nostri ragionamenti. E cercare di cogliere un senso delle cose che non è quello abituale.

lunedì 4 aprile 2011

Il Dio alienato

Ti domandi: ma perché Dio non mi aiuta, perché appare così indifferente e inefficiente?
Perché tu stesso sei il Divino - e non lo sai. Così risponde l'Oriente.
Continui a cercare all'esterno ciò che hai a portata di mano, proprio come l'uomo che cerca dappertutto un tesoro che ha proprio in casa, sotto i piedi.
Per questo Dio non ti aiuta. Non ti aiuta perché sei tu che non ti aiuti, perché sei inconsapevole di essere tu il Divino.
Ognuno di noi è Dio, o una frammento del Divino - ma un frammento che ha perso la consapevolezza della propria origine.
Per questo Dio appare così lontano. In realtà sei tu che sei lontano da te stesso.

domenica 3 aprile 2011

Vita o morte?

C'è una vita dopo la morte? ci domandiamo.

Ma con ciò presupponiamo di essere nella vita e di aspettarci la morte. Chi lo dice? E se fossimo nella morte? Se tutto ciò che viviamo non fosse nient'altro che uno stato di morte o lo stato che accompagna il morire quando si rivede la propria esistenza? E se la morte fosse in realtà una nascita alla vita?

Tutto dipende da come definiamo le esperienze. Anzi, dal de-finire. Perché ciò che de-finiamo è già morto. E' come lo scienziato che per studiare la farfalla la fissa con spilloni e poi la esamina; così facendo, ciò che definisce non è la farfalla viva ma la farfalla morta. Cioè, è l'atto stesso del definire che introduce la morte.

La realtà è paradossale, contraddittoria e indeterminata. Perché, per esempio, se c'è amore c'è odio? Perché un attimo prima c'è una grande amore e un attimo dopo c'è un grande odio? O viceversa? Perché sono come due facce di una stessa medaglia, e ad ogni istante può mostrarsi l'una o l'altra faccia. Dipende da come ci approcciamo al fenomeno.

Che cos'è la vita e che cos'è la morte? Impossibile definirlo. Perché definire significa usare un pensiero che seziona, divide, isola e separa; in sostanza cambia le cose. Il pensiero deve isolare dal contesto e mettere gli spilloni alla farfalla, uccidendo l'essere vivo.

Nella fisica ci si domanda se l'elettrone sia una particella o un'onda. E si risponde che è l'una e l'altra cosa: tutto dipende da come ci si approccia, dal fatto stesso di conoscere. Perché l'atto stesso del conoscere cambia la sostanza delle cose.

Come fare a isolare un essere vivente? Io sono convinto di essere una data persona, ma lo sono o quella persona è una mia idea? Da dove incomincio a essere? Dalla nascita? Ma prima di nascere ero nei geni dei miei genitori e prima ancora nei geni dei loro genitori, e così via, fino all'origine. Dunque, quando ho incominciato ad essere? Certo molto prima della mia nascita come individuo tal dei tali.

In realtà siamo tutti connessi fin dall'origine, anzi siamo tutti la stessa persona, e fin dall'origine eravamo. Poi, in certi periodi, siamo venuti alla luce sotto questa forma o un'altra; poi siamo ritornati in ombra; poi siamo ritornati alla luce...

Che cosa determina il fatto che ci sia o non ci sia una luce che illumini e isoli? E' l'atto dell'osservazione, della conoscenza, dell'essere attenti, dell'essere coscienti, che pone in vita - in una certa esistenza.

Ma l'essere nostro e di tutti era già da prima ed esisterà anche dopo la morte di questo o quell'individuo. Insomma né nasciamo né moriamo veramente, ma ci trasformiamo. Semplicemente si sposta il fascio di luce, ora illuminando e ora oscurando.

Ecco il potere della coscienza e della conoscenza. Nascere è essere investiti dal fascio di luce. E morire è tornare la buio. O viceversa. In ogni caso, anche le celebrità, quando non sono più sotto il fascio dei riflettori, continuano a vivere, a modo loro.

Allora, vivi o morti?

Nè mai nati né mai morti. Coraggio.

venerdì 1 aprile 2011

Dio e Divino

Due pastori americani avevano bruciato il Corano dopo averlo processato per crimini contro l'umanità. Ed ecco che oggi arriva la risposta dei musulmani a Kabul, dove assaltano l'ambasciata americana e uccidono venti persone.
Insomma siamo alla solita guerra tra credenti fanatici delle due religioni che più hanno insanguinato il mondo: il cristianesimo e l'islam. E' difficile dire chi delle due abbia commesso più crimini contro l'umanità, ma va detto che tutte queste religioni del Dio unico sono una più violenta dell'altra e soprattutto non accettano chi la pensa diversamente: sono autoritarie, antidemocratiche e guerrafondaie, qualunque cosa dicano sulla pace e sull'amore.
In realtà, l'umanità, finché non supererà queste religioni teistiche, non farà un passo avanti e sguazzerà nell'odio e della guerra. Per capire che cosa siano pace e amore, bisogna sviluppare una diversa consapevolezza, non una fede cieca in qualche essere divino.
Come oggi consideriamo infantili le vecchie religioni basate sugli dei, un giorno capiremo che le religioni del Dio sono a loro volta soltanto l'ultima fase della credenza negli dei. Appartengono ad uno stadio puerile dell'evoluzione della coscienza: quello in cui c'è ancora bisogno di un Essere superiore che ci governi e ci giudichi.
Non c'è nessun Dio, c'è il Divino - e noi stessi lo siamo! Il problema è che proprio le obsolete fedi nell'Essere superiore, ridotto a Dio, Padre, Padrone e Giudice, impediscono questa presa di coscienza. Ecco il vero crimine di queste religioni.