lunedì 29 aprile 2024

Manganelli mediatici

 

Non capisco perché Giorgia Meloni abbia denunciato per diffamazione il professor Luciano Canfora che la aveva definita “neonazista nell’animo”. Mi sa tanto di manganello mediatico, per far tacere la gente a suon di denunce.

Sarà difficile per la Meloni dimostrare che non è neonazista, ma forse  sarebbe stato meglio definirla fascista, perché questo è dimostrato da tutta la sua storia che è incominciate nell’Msi, un partito fondato dai repubblichini di Salò sostenitori della forze naziste che controllavano l’Italia del Nord. E il faro della sua politica resta Almirante, definito il “fucilatore di partigiani”. Inoltre, in più occasioni, ha sostenuto che Mussolini è stato un grande uomo politico e, nel suo partito attuale, molti si dichiarano orgogliosamente fascisti. E non dimentichiamo che è stata lei a far eleggere La Russa, ex fascista convinto, detentore del busto del Duce e di statue del ventennio, presidente del Senato, e Lorenzo Fontana, super-cattolico integralista, fedele di Salvini, sostenitore di Putin e grande oppositore di gay, trans e famiglie arcobaleno.

Ricordiamo poi che il modello della Meloni è Orban, che ha ridotto l’Ungheria a uno Stato illiberale, fascista e autoritario, dove chi picchia un neonazista (come la nostra Salis) viene arrestata e rischia pene ventennali.

Ciliegina sulla torta, la nostra Giorgia sta lavorando per accentrare tutto il potere su di sé con il suo progetto di premierato, scavalcando anche il Presidente della Repubblica: insomma una donna sola al comando, lei!

Può darsi che tutta questa gente sia cambiata, ma perché negare pervicacemente il passato? Perché non dichiararsi antifascisti? Forse perché non lo sono?

Forse non saranno più fascisti nel modo tradizionale, ma nel modo moderno; magari con il manganello mediatico.

Comunque è meglio stare attenti e lottare contro ogni deriva autoritaria. La democrazia è in pericolo. Sapete com’è: il lupo perde il pelo, ma non il vizio!

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