Tutti
ovviamente cerchiamo di evitare le sensazioni spiacevoli e di ottenere solo
quelle piacevoli. Quindi tutti cerchiamo di moltiplicare, replicare ed
attaccarci alle sensazioni piacevoli. Il buddhismo, però, ci dice che questo
comportamento, quanto mai abituale, è
sbagliato.
Se
infatti tutti vediamo la negatività delle sensazioni dolorose, non vediamo che
anche le sensazioni positive sono fonte di sofferenza. Ecco il problema. In
realtà noi non ci accorgiamo che anche le sensazioni piacevoli sono causa di tensione.
Non ci accorgiamo che veicolano veleno.
Questo
succede perché in primo luogo, per il carattere dialettico della realtà, dal
positivo deriva prima o poi il negativo. E perciò, anche se cerchiamo di rimare
attaccati all’esperienza piacevole, questa dovrà lasciare il posto
all’esperienza spiacevole.
Non
c’è niente da fare: ogni esperienza, ogni sensazione, deve alternarsi a quella
di segno opposto.
In
secondo luogo, noi veniamo dominati da una sorta di brama che alla fine ci si
ritorce contro. È una specie di inquinante che, senza farsi accorgere, ci
condiziona pesantemente. È una forma di droga che è sì piacevole, ma che ci
rende schiavi e di conseguenza ci fa soffrire. Tutte le droghe sono buone all’inizio,
ma finiscono per produrre effetti negativi.
In
verità, se esaminiamo a fondo tutte le esperienze ci accorgiamo che sono
mutevoli, stressanti e inconsistenti, indipendentemente dalla loro natura
positiva o negativa.
Ma
allora che cosa dobbiamo fare? Rifiutare ogni esperienza?
In
pratica il buddhismo ci dice proprio questo. Perciò è una via adatta a chi
vuole ritirarsi dal mondo, una forma di ascetismo estremo, in cui si rinuncia a
tutto… buttando il bambino con l’acqua sporca. Questo spiega il fallimento del
buddhismo.
Tuttavia,
per noi uomini comuni, rimangono alcune scoperte fondamentali. Innanzitutto la
dialettica degli stati d’animo che ci impedisce evidentemente ogni stabilità. E
poi la negatività di stati d’animo che noi riteniamo piacevoli.
Le
scoperte del buddhismo ci rivelano che i nostri sforzi di suscitare solo stati
d’animo positivi sono destinati alla disillusione e che l’antagonismo tra piacevole
e spiacevole, tra bene e male, è destinata a permanere. E ci invitano ad un’osservazione
più profonda di quel che ci succede.
Le
cose non sono come ci sembrano. Il nostro ottimismo si basa su una visione
ingenua e superficiale della realtà. Dobbiamo andare molto più in fondo.