mercoledì 3 ottobre 2012
Uccidere il Buddha
Tra i vari attaccamenti che ci legano, ci limitano e ci condizionano, quello di cui ci si rende meno conto è l'attaccamento alle proprie opinioni. Che cosa significa? Significa che ci facciamo un'opinione, abbracciamo una teoria o sposiamo un fede, e dal quel momento non la mettiamo più in dubbio e giudichiamo tutte le opinioni diverse o contrastanti sbagliate. Non solo sbagliate, ma nocive. Chi reagisce più violentemente, per esempio, di colui che vede messe in dubbio la propria religione? È come se la divergenza mettesse in crisi il nostro equilibrio, la nostra stessa esistenza. E, in parte, è così. La fede che si oppone alla nostra mette in crisi la nostra sicurezza, la nostra certezza - ciò che non vogliamo più mettere in dubbio. È così che nasce il fondamentalismo religioso. Quei pazzi che sono disposti a uccidere gli altri e se stessi per distruggere chi la pensa diversamente.
La verità è che noi stessi abbiamo profondi dubbi e che ci aggrappiamo a quella fede come ci afferriamo all'ultimo spunzone di un precipizio. Senza di quello precipitiamo. In realtà, la spiritualità dovrebbe essere qualcosa di completamente diverso: un'apertura anziché una chiusura; una possibilità di inclusione e di allargamento, non una possibilità di esclusione e di restringimento. Invece la religione diventa una setta. E la setta ci fa tutti settari, faziosi, parziali e ciechi.
Impariamo qualcosa dal buddhismo zen, in cui si dice: "Se incontri sulla tua strada il Buddha, uccidilo!" Perché ucciderlo? Perché se credi che il Buddha sia quello che tu pensi che sia, ti stai certamente sbagliando. Ti stai semplicemente attaccando ad un'immagine della tua mente, ad una tua interpretazione, ad una tua definizione. E se tu de-finisci qualcuno, stai tranquillo che lo stai distruggendo. In ogni caso, il tuo compito nella vita non è essere Buddha, Gesù o Maometto, ma essere te stesso. Ed essere se stessi è molto più difficile che essere i seguaci o gli adoratori di qualcuno.
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Essere sé stessi é eredità della grecità che la psicologia ha ripreso e non é affatto ovvio né semplice
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