domenica 9 settembre 2012
La salita al Monte Carmelo
Sembra che la via debba essere un'aspra e lunga salita, che ci si debba allenare sempre di più, che ci siano da superare tanti ostacoli, che si debba essere sempre più vitruosi e buoni... ma non è così. Non c'è veramente un'ascensione, un progressivo miglioramento, un continuo perfezionamento. Perché la meta non sta in alto. E perché tu non devi affatto migliorare.
La meta è già in tuo possesso, sei tu, è la consapevolezza che si accende. La meta è già in te, anzi è dietro di te. È ciò che è consapevole in te. È lo sguardo che guarda. Non è davanti a te, non è sopra di te. Quindi in realtà non c'è nessuna meta. Sei già nella meta, non ti sei mai allontanato da essa. Ce l'hai dentro di te, è te.
Le pratiche ascetiche, le buone azioni, il perfezionamento spirituale, i rituali, la lotta contro il male... tutte sciocchezze di una religiosità deteriore.
La meta è un attimo di consapevolezza, è scoprire che non ti eri mai mosso dalla meta. È un rinunciare a protendersi. È scoprire ciò che hai sempre avuto, ciò che sei sempre stato. Non devi tanto perfezionarti, perché ciò che hai e sei va già bene così com'è. on devi salire su una montagna. Devi smettere di sforzarti. E ritrovare il tuo essere essenziale, originale.
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Non capisco...non ci vuole uno sforzo per risvegliare la consapevolezza? Non bisogna lottare contro i propri condizionamenti, cercare di "ricordarsi di sé" per quanto ci risulti difficile, imparare a osservarsi e migliorare? Mi sembra che tutto questo percorso implichi un enorme sforzo. Potrebbe chiarirmi questo punto? Grazie...
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