Un gentile lettore mi ha scritto la seguente lettera:
Egr. sig. Lamparelli,
mi permetto di chiederle un’indicazione, dal momento che la “incontro” spesso nelle mie letture, stavolta come traduttore de “ il libro tibetano dei morti” (che già conoscevo nella proposta di Tucci, di N. Norbu...). Questa presentazione mi sembra più articolata in tutti i suoi riferimenti e redatta con un linguaggio molto più scorrevole.
Il punto comunque è il seguente: una volta apprezzata la comprensione degli stati post mortem e l’intento compassionevole volto al conseguimento della liberazione anche in extremis, quale valenza ne può trarre un occidentale che non è cresciuto nella cultura tibetana e non può certo conoscere/riconoscere il pantheon delle figure soccorritrici?
Esiste nella cultura occidentale qualche conoscenza analoga, magari libera da ogni sovrastruttura immaginifica e religiosa, che sia paragonabile a questo trattato e possa essere di aiuto sia in vita sia nel tempo del trapasso?
La ringrazio per l’attenzione e i suggerimenti che vorrà darmi.
E io gli ho risposto:
Il problema che lei si è posto me lo sono posto anch'io. Direi di lasciar perdere i particolari folcloristici, legati alla specifica cultura tibetana, e di prendere solo l'essenziale. Ad un occidentale potrebbero presentarsi figure religiose della propria tradizione (madonne, santi e così via). Ma bisogna sempre tener presente che si tratterebbe comunque di proiezioni della propria mente. Questo lo ammette anche il Bardo Todol: tutti quegli dei sono prodotti dal mondo interiore del morto, sono immagini dell'inconscio. Allora che cosa rimane?
Rimane l'idea che la coscienza umana in qualche modo sopravvive e lavora attivamente, anche dopo la morte. E che essa si trova in uno stato di sospensione in cui deve decidere quale via imboccare, guidata non più dalla ragione superficiale, ma da ciò che ha acquisito nel profondo durante la vita e da forze cosmiche (le luci) che le presentano varie scelte. In tal senso bisogna lavorare durante l'esistenza: liberarsi delle idee più comuni e cercare collegamenti con altre realtà. La meditazione può aiutare.
In ogni caso, bisogna tener a mente questo: seguire le luci più forti e non aver paura.
Non conosco opere simili a questa. Ma le innumerevoli esperienze di gente che è stata in punto di morte e che poi si è ripresa, presentano tutte caratteristiche similari: sentirsi liberati dal corpo fisico, udire voci o suoni straordinari, avere visioni di personaggi religiosi, di spiriti o di persone care, passare attraverso una specie di tunnel, essere attirati da una forte luce o terrorizzate da altre, e provare sensazioni mai provate prima o comunque enormemente moltiplicate.
Anche le esperienze di certi mistici riferiscono racconti analoghi.
Finché si è in vita, è meglio familiarizzarsi con idee del genere, in modo da non cadere in confusione di fronte ad esperienze straordinarie. La nostra mente attuale è molto limitata. Ma, liberata dal corpo fisico, può assumere capacità ben più potenti. Siamo o non siamo pezzi di universo, particelle di infinito? Ce lo dice anche la scienza. E dunque...
Nessun commento:
Posta un commento