venerdì 25 marzo 2011

Visione profonda

In meditazione si parla spesso di consapevolezza. Ma che cos'è la consapevolezza?
Non è un prodotto della mente, nel senso che è esattamente ciò che rimane quando si mettono tra parentesi tutte le operazioni mentali. E allora come la si trova?
La si trova quando si scava profondamente. E' ciò che è testimone di ogni altra attività, è ciò che sta al fondo di ogni altra operazione. Per questo è in fondo. Provare per credere.
Bisogna procedere osservando le attività della mente e chiedendosi: che cosa c'è che ne è testimone? Si tratta in sostanza di percepire, di "vedere"...di essere consapevoli, appunto.
Lo strato ultimo di sé.

venerdì 18 marzo 2011

La ricerca della felicità

Sforzarsi di cercare la felicità è il miglior mezzo per essere infelici. Non bisogna credere che per essere felici si debba vivere in uno stato di esaltazione o di estasi. Non bisogna neppure fare sforzi eroici per pensare a qualcosa di positivo o per non pensare alle cose negative. Non c'è bisogno di una particolare concentrazione. E non bisogna credere che la felicità si basi su una ricerca del piacere.
La vera felicità è piuttosto uno stato di calma e di tranquillità, al di fuori degli eccessi. Questo significa il termine greco "eudaimonia" che indica uno "stare con un buon daimon", ossia con il proprio Sé. Ed è esattamente ciò che si cerca con la meditazione.
Come diceva Cechov, "la felicità è come la salute; quando la possiedi, non te ne accorgi".

giovedì 17 marzo 2011

Il potere dell'attenzione

Tutte le religioni predicano l'abbandono dell'egoismo. Ma nessuna sa come fare: magari consigliano di fare un po' di carità o di umiliarsi. Non è così. Questo è un modo semplicistico di vedere il problema.
Il mezzo migliore è diventare consapevoli, osservare. Mentre osservi con interesse qualcosa, in realtà ti dimentichi di te stesso, esci da te stesso, dal tuo ego. Per un po' non sei più te stesso, non pensi a te stesso e il tuo ego scompare. Dall'ego passi al non-ego. Miracoli della presenza mentale. Prova ad essere totalmente presente in qualcosa - dove finisce il tuo ingombrante ego?
Così facendo, ha anche un assaggio dell'illuminazione, che in realtà è un allargamento dei confini dell'ego.
A questo stato di dilatazione dei limiti corrisponde anche una condizione di non-sofferenza. Ecco perché si dice nel Dhammapada, l'importante opera buddhista, che "l'attenzione conduce all'immortalità, mentre i disattenti sono già come morti".
Fate esercizi di attenzione. Vedrete dilatarsi i confini dell'ego e tutto apparirà in una luce diversa.
Non a caso, con la morte, anche l'ego è destinato a dissolversi. Ma con questo non si dissolve l'essere; al contrario, si espande.

mercoledì 16 marzo 2011

Per meditare


La meditazione è un percorso senza fine. E bisogna percorrerlo in prima persona. Ci sono stati grandi maestri che hanno lasciato insegnamenti preziosi. Ma non bastano: ognuno è un caso particolare, ognuno deve procedere da solo e imparare da solo. Perché l'unico vero maestro è dentro di noi.
Non bisogna illudersi che basti ripetere un mantra o imparare una tecnica per avere la strada aperta. E bisogna ridimensionare termini come "illuminazione" e "liberazione". Tutti siamo illuminati e tutti siamo ignoranti: dipende dalle circostanze e dai momenti.
La cosa essenziale è stare in silenzio, è stare in ascolto, è osservare, è percepire, è apprendere di continuo, è acuire la sensibilità e l'intelligenza. Ed ogni fatto dell'esistenza, anche il più piccolo, è lì ad insegnarci. Come dicono gli Yogasutra di Patanjali, "l'esercizio ininterrotto della consapevolezza del reale è il mezzo per la dispersione dell'ignoranza".
Dunque il mezzo fondamentale della meditazione è questo: "l'esercizio ininterrotto della consapevolezza", non una tecnica particolare. Ascoltare, osservare, percepire, capire ciò che ci succede personalmente e ciò che riguarda il mondo intero.
Ma, per far questo, ci vuole tempo e silenzio, ci vuole la capacità di starsene soli a contemplare, ci vuole la capacità di interrompere l'incessante dialogo interiore, il fantasticare, il divagare, il pensare a casaccio, le opinioni altrui, le conoscenze acquisite, la cultura appresa ma non sperimentata personalmente.
Basta una finestra aperta davanti ai nostri occhi, basta una passeggiata in campagna.
Concentrarsi, isolarsi, ascoltare. E' possibile nelle nostre vite, nelle nostre città, nelle nostre famiglie trovare questo spazio? Il presupposto per meditare è tutto qui. Poi ci vogliono concentrazione ed acuità "visiva": guardare senza l'interferenza dei pensieri estranei. E, a poco a poco, il nostro sguardo si farà più chiaro.

venerdì 11 marzo 2011

"A Cesare quel che è di Cesare..."

Come al solito questo papa, che qualcuno si ostina a definire "teologo", scopre l'acqua calda. Nel suo ultimo libro scrive che "con il suo annunzio Gesù ha realizzato un distacco tra la dimensione religiosa da quella politica, un distacco che ha cambiato il mondo e che appartiene all'essenza della nuova vita".
Anche noi modestamente ci ricordiamo della famosa frase "a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Peccato che non lo se lo ricordi la Chiesa, che continua a vivere alle spalle di Cesare, appoggiando partiti politici e ricevendo in cambio sostanziosi contributi. Un po' di coerenza non guasterebbe.

mercoledì 9 marzo 2011

Amore e meditazione

Amore e meditazione
Non possiamo amare un altro se non amiamo noi stessi; sarebbe come cercare un surrogato sapendo consciamente o inconsciamente che abbiamo bisogno di una pezza.
Non possiamo stare in compagnia di un altro se non riusciamo a stare in compagnia di noi stessi; sarebbe come cercare un sostegno esterno sapendo consciamente o inconsciamente che non possiamo stare in piedi da soli.
Ecco perché la meditazione, l'addestramento a stare in solitudine e in silenzio, è la miglior preparazione all'amore - amore inteso non come un tentativo di trovare un sostegno o un surrogato, ma come una ricerca di indipendenza e di maturità, l'unico stato da cui si può donare o scambiare alla pari.
A tutti gli adolescenti sarebbe necessario imparare a meditare anziché buttarsi alla ricerca dell'amore. Ma non è mai troppo tardi.
Se siamo nevrotici, se non abbiamo un buon rapporto con gli altri, cerchiamo nell'altro ciò che ci manca; ma in tal modo sviluppiamo un legame immaturo. Ciò che ci manca ci mancherà sempre, e dipenderemo sempre dall'altro.
La meditazione è una fase di passaggio e di preparazione indispensabile a tutti. Conoscere se stessi, conoscere le proprie mancanze. Per non cercare compensazioni impossibili, per non incorrere in fallimenti inevitabili.

sabato 5 marzo 2011

Ekagrata

Ekagrata nello Yoga è la concentrazione su un unico oggetto, su un unico punto, e serve a riportare l'attenzione, ossia il flusso mentale, che di solito è discontinuo, fluttuante e in febbrile movimento, ad una certa stabilità. La mente infatti è come una scimmia che non sta mai ferma, che segue ogni distrazione e che è deformata da ogni condizionamento. Con l'ekagrata l'individuo finisce di essere in balia delle infinite distrazioni, delle passioni, degli automatismi mentali e di tutta quella attività dispersiva e confusa che caratterizza la nostra vita abituale e soprattutto la vita mentale.
Provate a fare una passeggiata e a rendervi conto delle fantasia e dei pensieri che attraversano di continuo la mente, trasportandola qua e là. Non solo la vostra attenzione è sempre dispersa, ma non siete neppure in contatto con l'ambiente esterno. In sostanza l'uomo è sempre in balia di sensazioni, pensieri, fantasie e ricordi su cui non ha il minimo controllo. Ma con l'ekagrata cerca di interrompere il flusso e di riacquistare un dominio su questa attività mentale, sensoriale e inconscia.
Il punto su cui concentrarsi può essere il centro della fronte, la punta del naso, il centro della visione mentale quando si chiudono gli occhi, il respiro, un oggetto luminoso o un qualsiasi punto da noi prescelto. Mentre ci si concentra su di esso, si governa l'attenzione e ci si rende insensibili alle distrazioni esterne.
L'ekagrata è dunque un primo tentativo di ridurre la dispersione mentale, di non essere dominati dagli automatismi psichici e di ridiventare padroni di noi stessi. Eseguire l'esercizio varie volte al giorno: chiudere gli occhi e concentrarsi, a casa, al lavoro, in treno, dappertutto. Migliorerà la capacità di attenzione e la lucidità mentale.

venerdì 4 marzo 2011

Incertezze della fede

Apprendo che Umberto Scapagnini, il medico che voleva rendere immortale Berlusconi, è stato colpito dal cancro, ha visto il "tunnel di luce", ha incontrato l'anima di padre Pio, è guarito ed ha annunciato che il testamento biologico è un errore. Ma perché questi uomini di fede sono così accaniti a vivere e hanno tanta paura di morire? Non dovrebbero essere contenti di finire tra le braccia di padre Pio o di Gesù?
Che cosa c'è nell'aldilà che non convince?
Già, resta sempre un dubbio, anche negli uomini di maggior fede. Forse perché fede e dubbio sono l'uno il rovescio dell'altro.