Molti sono convinti che per capire il mistero che ci avvolge sia necessario un grosso sforzo mentale, una concentrazione senza precedenti. Ma il problema è che la mente non è in grado di uscire dai propri limiti e pensare ciò che la comprende. "Comprendere" per la mente è restringere alle proprie categorie, sempre dualistiche.
In realtà per capire ciò che ci sovrasta è più necessario ampliare la mente che concentrarla, è più necessario dissolverne i confini che cercare all'interno di essi. La realtà ultima è ciò che sta al di là della mente, non uno dei tanti pensieri della mente. Ecco perché la strada non è tanto quella dello sforzo mentale, quanto quella del lasciar perdere la mente, dell'abbandonarla, del rilassarsi e dell'ampliarsi. E' così che ci si universalizza.
lunedì 27 dicembre 2010
domenica 26 dicembre 2010
Aboliamo il Natale!
Alla vigilia di questa festa del consumismo che qualcuno chiama "Natale", che cosa rimane del messaggio di quell'uomo vissuto duemila anni fa? Poco o niente - un fallimento. Un fallimento inevitabile dato che oggi il cristiano non si distingue in nulla dal non-cristiano. Non ha una capacità di autocritica, non ha consapevolezza, non ha autocontrollo, non ha nessuna remora alla truffa dello Stato o all'uso della violenza. Basti vedere gli stessi membri della Chiesa, rabbiosi e avidi di potere, faziosi e sostenitori di politici affaristi. Non era questo il messaggio di Gesù.
Meglio abolire il Natale - per pudore!
Lo squallore del Natale, rito consumistico e consumatorio, è la diretta espressione di una Chiesa che non ha più niente da insegnare, ma molto da divorare. Non è sfuggito a nessuno il fatto che, mentre si tagliano i fondi alla scuola pubblica, si aumentano quelli alla scuola cattolica; e che mentre si licenziano i precari si assumono ventimila insegnanti di religione, cosa che ha dato il colpo di grazia al bilancio pubblico. E tutto questo perché? Per ottenere da parte del governo l'appoggio della Chiesa.
Questo è dunque il messaggio che ci arriva dall'etica cattolica: ci si allea con chiunque, si sostiene chiunque purché abbia soldi e paghi.
Meglio abolire il Natale - per pudore!
Lo squallore del Natale, rito consumistico e consumatorio, è la diretta espressione di una Chiesa che non ha più niente da insegnare, ma molto da divorare. Non è sfuggito a nessuno il fatto che, mentre si tagliano i fondi alla scuola pubblica, si aumentano quelli alla scuola cattolica; e che mentre si licenziano i precari si assumono ventimila insegnanti di religione, cosa che ha dato il colpo di grazia al bilancio pubblico. E tutto questo perché? Per ottenere da parte del governo l'appoggio della Chiesa.
Questo è dunque il messaggio che ci arriva dall'etica cattolica: ci si allea con chiunque, si sostiene chiunque purché abbia soldi e paghi.
giovedì 23 dicembre 2010
I have a dream
Sì, sogno un paese in cui i disturbati mentali, i nevrastenici, i rissosi, non abbiano posto né nel governo né nella televisione né nelle aziende, e vengano allontanati perché deleteri, perché capaci di contagiare gli altri con il loro cattivo esempio. Sogno un paese in cui i massimi valori siano considerati l'equilibrio mentale, la compostezza, la calma, la non-aggressività...naturali o comunque autoimposti. Sogno un paese in cui chi va in giro a fare scenate, a gridare come un ossesso, a litigare, a competere o ad aggredire sia colpito da una generale riprovazione sociale, e sia costretto a sottoporsi a corsi di autorecupero e di autoconsapevolezza.
Sembra poco, eppure basterebbe questo a cambiare il mondo, più di tanti dèi o profeti che forse hanno creato "grandi" religioni, ma che certamente hanno aumentato la tensione generale, la febbre del mondo.
Purtroppo il mondo ha solo religioni del fideismo, ossia del fanatismo; e non ha una religione della calma. E si vede.
Sembra poco, eppure basterebbe questo a cambiare il mondo, più di tanti dèi o profeti che forse hanno creato "grandi" religioni, ma che certamente hanno aumentato la tensione generale, la febbre del mondo.
Purtroppo il mondo ha solo religioni del fideismo, ossia del fanatismo; e non ha una religione della calma. E si vede.
domenica 19 dicembre 2010
Natività
Dimentichiamoci per un momento delle religioni orientali, dimentichiamoci della parola meditazione. Ciò che cerchiamo è un po' di luce nella nostra vita, è un'uscita dalla prigione delle abitudini, dall'inquinamento dell'anima. E questo avviene solo quando ci risvegliamo dal sonno dei condizionamenti e dei meccanismi mentali, quando spostiamo l'attenzione a ciò che siamo e che sentiamo veramente. Ecco un piccolo risveglio . Ogni volta che ci raccogliamo e che facciamo attenzione non ciò che ci viene dall'esterno e nemmeno a ciò che rimuginiamo all'interno, ma al nostro stato attuale - fisico, mentale, emotivo, sentimentale, ecc. -, ecco una piccola illuminazione, perché un po' di luce entra in noi. Questo raccoglimento minimo nella confusione e nel baccano abituale è già uno sviluppo della consapevolezza, un approfondimento, un risveglio. E ogni giorno possiamo sperimentare dieci, cento o mille risvegli. Basta questo a cambiare a poco a poco la nostra vita, a darci uno spessore che altrimenti non avremmo, a farci essere veri individui, a farci nascere allo spirito, senza bisogno di dei che nascano su questa terra, senza bisogno di presepi.
Non basta la fede, non basta l'amore; ci vuole questo lavoro su di sé, che non deve trasformarsi in un nuovo rimuginio, ma che deve diventarein un processo di comprensione.
Non basta la fede, non basta l'amore; ci vuole questo lavoro su di sé, che non deve trasformarsi in un nuovo rimuginio, ma che deve diventarein un processo di comprensione.
mercoledì 15 dicembre 2010
I piccoli risvegli
La maggior parte di noi non si rende conto di passare gran parte del proprio tempo a rimuginare o a pensare qualcosa indotto dall'esterno o dalle nostre stesse fantasie. In effetti, è come se fossimo abitati da pensieri e stati d'animo, senza esserne noi i proprietari. In tal senso la nostra mente è in balia dell'esterno, degli altri, della società e del nostro stesso rimuginare. E, quando questo non succede, o per reagire a tale senso di alienzione, ecco che ci diamo a qualche attività di distrazione, come la televisione, le chiacchiere o i giochi di carte. Ma si tratta ancora di attività in cui evitiamo accuratamente di essere noi stessi, di appropriarci dei nostri pensieri e stati d'animo, di opporci al furto della nostra attenzione. Noi siamo noi che conduciamo il gioco, ma mille altri giocatori, molti dei quali sono ormai entrati dentro di noi e lavorano indisturbati. Giungiamo al punto che non siamo più in grado di restare un minuto in silenzio o di riflettere. Ovviamente la cosa diventa grave quando i pensieri o gli stati d'animo sono di tristezza, di depressione o di rimuginio. Perché allora non siamo più in grado di uscirne e di salvarci. Già rendersi conto di questa situazione è fare un passo avanti sulla strada dell'autonomia...e della salute. Diventare consapevoli che stiamo rimuginando e passare invece a una forma di esame attento e tranquillo di ciò che ci passa nella testa e nell'anima è un primo passo per limitare i danni, per dare uno stop, per recuperare il nostro equilibrio, per essere noi stessi.
Ad ogni momento della giornata, fermiamoci, osserviamo ciò che ci passa nella mente, prendiamo coscienza del nostro stato d'animo - e prendiamone le distanze. Questo semplice esercizio di allontanamento, di "presa di distanza", è un piccolo risveglio alla realtà e alla vita attuale. Usciamo dal mondo delle fantasie o del rimuginio mentale e riprendiamo possesso di noi stessi.
Ad ogni momento della giornata, fermiamoci, osserviamo ciò che ci passa nella mente, prendiamo coscienza del nostro stato d'animo - e prendiamone le distanze. Questo semplice esercizio di allontanamento, di "presa di distanza", è un piccolo risveglio alla realtà e alla vita attuale. Usciamo dal mondo delle fantasie o del rimuginio mentale e riprendiamo possesso di noi stessi.
Angeli custodi
Le persone che credono in Dio, credono che Dio sia una Forza benevola che le protegge. Ma questo è un Dio particolare e limitato: è un protettore, un angelo custode. Esiste un'altra idea di Dio; non chiamiamolo Dio, un termine troppo compromesso dai pregiudizi, chiamiamolo Forze dell'Universo (al plurale, perché il singolare è già un'idea teologica che vuole ricondurre tutto all'Uno).
Queste Forze plasmano l'Universo o gli Universi, e non è detto che siano dei protettori, in particolare di qualcuno. Perché il loro scopo è creare, espandere e distruggere, non proteggere i loro esseri viventi. Sono Forze al di là dei nostri concetti di bene e di male, di inizio e di fine. Tra queste Forze e il nostro destino c'è uno spazio enorme, che viene riempito da altre leggi e dalle nostre stesse azioni. È il campo in cui si scontrano la vita e la morte, il bene e il male, gli dei e i demoni della mente, senza che gli uni prevalgano mai sugli altri. È il campo in cui si esercitano le nostre decisioni e i nostri sforzi, i risultati delle nostre azioni. È il campo della meditazione che vorrebbe cambiare il nostro destino.
Attenzione dunque a non confondere Dio con i nostra desiderata: ne verremmo immancabilmente delusi, così come vengono delusi tutti coloro che credono nella Provvidenza. La prova è che chi vuole e fa il bene (alla maniera umana) non è più protetto da chi vuole e fa il male; ne è un esempio il caso di Gesù che si aspettava un intervento dall'alto - e non lo ricevette.
Queste Forze plasmano l'Universo o gli Universi, e non è detto che siano dei protettori, in particolare di qualcuno. Perché il loro scopo è creare, espandere e distruggere, non proteggere i loro esseri viventi. Sono Forze al di là dei nostri concetti di bene e di male, di inizio e di fine. Tra queste Forze e il nostro destino c'è uno spazio enorme, che viene riempito da altre leggi e dalle nostre stesse azioni. È il campo in cui si scontrano la vita e la morte, il bene e il male, gli dei e i demoni della mente, senza che gli uni prevalgano mai sugli altri. È il campo in cui si esercitano le nostre decisioni e i nostri sforzi, i risultati delle nostre azioni. È il campo della meditazione che vorrebbe cambiare il nostro destino.
Attenzione dunque a non confondere Dio con i nostra desiderata: ne verremmo immancabilmente delusi, così come vengono delusi tutti coloro che credono nella Provvidenza. La prova è che chi vuole e fa il bene (alla maniera umana) non è più protetto da chi vuole e fa il male; ne è un esempio il caso di Gesù che si aspettava un intervento dall'alto - e non lo ricevette.
Il Grande Omicida
Studiando le religioni antiche, ci si meraviglia di come esse fossero fondate tutte sui sacrifici (di animali e di uomini). Così in India e così nel Vicino Oriente. In India si credeva che ad un sacrificio eseguito alla perfezione gli dei non potessero negare nulla. Ai tempi di Gesù, il tempio di Gerusalemme era appunto il luogo in cui si eseguivano questi sacrifici ‑ una specie di mattatoio; e al di fuori si faceva commercio degli animali da sacrificare; naturalmente più era importante la grazia da chiedere, più grande doveva essere l'animale e più bisognava pagare.
Anche il cristianesimo nasce in fondo dall'idea di sacrificio: Dio stesso che sacrifica una parte di sé. Viene quindi da chiedersi perché gli uomini abbiano sempre associato il sacro al sacrificio. Ancora oggi chi chiede qualche grazia a Dio, sente dentro di sé che deve sacrificare qualcosa.
La spiegazione di tale connessione sta evidentemente nel fatto che Dio, mentre viene ritenuto il creatore della vita, viene considerato anche colui che la vita la distrugge. Il Signore della vita e della morte. E proprio qui sta il nesso tra sacro e sacrificio. Dio viene concepito come un Pastore che faccia nascere ed allevi un branco di pecore.
Ora non si può dire che un pastore ami le pecore: le alleva per poterle mangiare. E se si vuole ingraziarsi un pastore, gli si dà un'altra percora da allevare, da ingrassare e da mangiare. Lo stesso si pensa di Dio: egli crea gli esseri viventi perché in realtà se ne nutre. Gli uomini sono per così dire il pasto di Dio. E per ingraziarsi un Essere del genere, quale migliore idea di offrirgli una vita da divorare?
Nelle mitologie indù e greco-romane, viene concretamente descritto il profumo delle vittime arrostite e l'affollarsi degli dei al sacro banchetto. Gli dei si nutrono delle vite degli esseri uccisi. Quando alla religione degli dei si sono sostituite le religioni monoteistiche, non c'è stato un cambiamento di sostanza. La sensibilità degli uomini resta sempre la stessa: Dio crea per divorare le sue creature. Questo è il suo divertimento, questo è il suo gioco, questo è il suo alimento.
Anche il cristianesimo nasce in fondo dall'idea di sacrificio: Dio stesso che sacrifica una parte di sé. Viene quindi da chiedersi perché gli uomini abbiano sempre associato il sacro al sacrificio. Ancora oggi chi chiede qualche grazia a Dio, sente dentro di sé che deve sacrificare qualcosa.
La spiegazione di tale connessione sta evidentemente nel fatto che Dio, mentre viene ritenuto il creatore della vita, viene considerato anche colui che la vita la distrugge. Il Signore della vita e della morte. E proprio qui sta il nesso tra sacro e sacrificio. Dio viene concepito come un Pastore che faccia nascere ed allevi un branco di pecore.
Ora non si può dire che un pastore ami le pecore: le alleva per poterle mangiare. E se si vuole ingraziarsi un pastore, gli si dà un'altra percora da allevare, da ingrassare e da mangiare. Lo stesso si pensa di Dio: egli crea gli esseri viventi perché in realtà se ne nutre. Gli uomini sono per così dire il pasto di Dio. E per ingraziarsi un Essere del genere, quale migliore idea di offrirgli una vita da divorare?
Nelle mitologie indù e greco-romane, viene concretamente descritto il profumo delle vittime arrostite e l'affollarsi degli dei al sacro banchetto. Gli dei si nutrono delle vite degli esseri uccisi. Quando alla religione degli dei si sono sostituite le religioni monoteistiche, non c'è stato un cambiamento di sostanza. La sensibilità degli uomini resta sempre la stessa: Dio crea per divorare le sue creature. Questo è il suo divertimento, questo è il suo gioco, questo è il suo alimento.
venerdì 10 dicembre 2010
Dei e demoni
Se crediamo di esserci liberati dagli dei e dai demoni del passato mitologico, ci sbagliamo di grosso, perché dei e demoni non sono che i nostri impulsi interiori e quindi proiezioni della mente. Dei e demoni stanno tutti ancora nella nostra testa, ieri come oggi; sono ciò che vorremmo o faremmo - se potessimo.
Affrontare i propri demoni interiori, riconoscendoli come proiezioni della mente, è già un primo passo avanti non solo per distaccarli da noi, ma anche per tenerli chiusi dentro di noi ed evitare che si traducano in attività esteriori. Quando infatti diventano la guida delle nostre azioni, allora demoni e dei entrano davvero nel mondo - e spesso non c'è una gran differenza tra loro.
Noi siamo Marte che vuole lo scontro, siamo Venere che ama la bellezza, siamo Eros che desidera il sesso, siamo Giove che vorrebbe comandare tutti e accoppiarsi con chiunque vuole...siamo dei della luce e demoni dell'oscurità, siamo la pace e siamo la guerra, siamo santi che si sacrificano e siamo demoni che vogliono il potere e la ricchezza. Sia nella nostra mente, sia - putroppo, quando si tratta di demoni - nella realtà.
Ecco perché è così importante essere consapevoli degli dei e dei demoni che alberghiamo in noi.
Affrontare i propri demoni interiori, riconoscendoli come proiezioni della mente, è già un primo passo avanti non solo per distaccarli da noi, ma anche per tenerli chiusi dentro di noi ed evitare che si traducano in attività esteriori. Quando infatti diventano la guida delle nostre azioni, allora demoni e dei entrano davvero nel mondo - e spesso non c'è una gran differenza tra loro.
Noi siamo Marte che vuole lo scontro, siamo Venere che ama la bellezza, siamo Eros che desidera il sesso, siamo Giove che vorrebbe comandare tutti e accoppiarsi con chiunque vuole...siamo dei della luce e demoni dell'oscurità, siamo la pace e siamo la guerra, siamo santi che si sacrificano e siamo demoni che vogliono il potere e la ricchezza. Sia nella nostra mente, sia - putroppo, quando si tratta di demoni - nella realtà.
Ecco perché è così importante essere consapevoli degli dei e dei demoni che alberghiamo in noi.
La correzione degli stati d'animo
Uno stato d'animo non è solo un sentimento o un insieme di sentimenti che si provano in un certo momento in seguito ad un avvenimento, ma un sentimento o un insieme di sentimenti in cui sono mescolate anche considerazioni interiori. La realtà non si specchia sic et simpliciter dentro di noi, ma si mescola con le nostre interpretazioni, con i nostri vissuti, con le nostre precedenti esperienze e con le nostre proiezioni. Speranza, paura, vergogna, fiducia, smarrimento, confusione, gioia, felicità, aspettative, amore, odio, soddisfazione, depressione, ecc. possono mescolarsi in uno stesso stato d'animo. Per esempio, mi guardo allo specchio e mi vedo invecchiato. Allora, ecco che mi viene in mente l'idea della vecchiaia e con essa un particolare stato d'animo, in cui possono mescolarsi rimpianto (per gli anni trascorsi, per le occasioni perdute, per tutto ciò che non ho fatto, ecc.), paura (per le malattie che possono colpirmi, per la decadenza fisica e mentale, ecc.), inquietudine (che cosa succederà, come finirò, ecc.), sorpresa (non immaginavo che arrivasse così in fretta), dolcezza (vedo tutto con più chiarezza, ho più esperienza, ecc), serenità (ho fatto quel dovevo fare, non devo più dimostrare chi sono, ecc.) e anche altri sentimenti che possono essere gli opposti di questi. Tutto in un attimo, solo perché mi sento vecchio.
Uno stato d'animo è dunque qualcosa di molto complesso, in cui può dominare un sentimento o un'emozione, in cui incide sia l'esperienza del passato sia la valutazione del futuro. Ma è esattamente ciò che io sono e che vivo in un dato momento. E di questo devo essere consapevole, perché è la mia vita, perché la mia esistenza è fatta da questi stati d'animo.
Essere consapevoli degli stati d'animo è un modo per osservarli dall'esterno e per staccarsene, un modo per correggerli (se sono negativi) e per ritornare al presente.
Uno stato d'animo è dunque qualcosa di molto complesso, in cui può dominare un sentimento o un'emozione, in cui incide sia l'esperienza del passato sia la valutazione del futuro. Ma è esattamente ciò che io sono e che vivo in un dato momento. E di questo devo essere consapevole, perché è la mia vita, perché la mia esistenza è fatta da questi stati d'animo.
Essere consapevoli degli stati d'animo è un modo per osservarli dall'esterno e per staccarsene, un modo per correggerli (se sono negativi) e per ritornare al presente.
sabato 4 dicembre 2010
La cura di sé
Forse noi crediamo che la meditazione sia per persone introverse che amano poco i contatti con il mondo esterno. Niente di più sbagliato. La meditazione è per chi non vuole dipendere da fattori esterni. L'osservazione degli stati d'animo non è un modo per isolarsi dagli altri, ma un modo per vedere con più chiarezza che cosa si agita dentro di noi. Gli stati d'animo infatti non sono nient'altro che ciò che noi sentiamo - e dunque siamo - in un dato momento. Se non vediamo chiaramente che cosa proviamo, vivremo in modo rudimentale, sempre in balia degli eventi esterni e delle persone che ci circondano. Se questi eventi o persone saranno positivi, noi ci sentiremo bene; ma se saranno negativi, entreremo in crisi - saremo in sostanza come foglie al vento.
La consapeolezza degli stati d'animo vuole in sostanza portare ad una loro regolazione, in modo da non essere barchette senza timone in balia delle onde e delle correnti. E' solo osservando gli stati d'animo che potremo acquisire una certa pace interiore, rintuzzando gli estremi opposti dell'emotività. In tal modo potremo ridurre le sofferenze inutili (quelle che dipendono soprattutto da noi stessi, dalla nostra mente non regolata) e assaporare meglio i momenti di tranquillità o di felicità. Saremo dunque in grado di distinguere i nostri rimuginii, i prodotti nevrotici della mente, e saremo più capaci di volgerci verso gli eventi esterni comprendendo di più noi stessi e gli altri.
La consapeolezza degli stati d'animo vuole in sostanza portare ad una loro regolazione, in modo da non essere barchette senza timone in balia delle onde e delle correnti. E' solo osservando gli stati d'animo che potremo acquisire una certa pace interiore, rintuzzando gli estremi opposti dell'emotività. In tal modo potremo ridurre le sofferenze inutili (quelle che dipendono soprattutto da noi stessi, dalla nostra mente non regolata) e assaporare meglio i momenti di tranquillità o di felicità. Saremo dunque in grado di distinguere i nostri rimuginii, i prodotti nevrotici della mente, e saremo più capaci di volgerci verso gli eventi esterni comprendendo di più noi stessi e gli altri.
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