mercoledì 21 febbraio 2024

La ricchezza dell'uomo: l'interiorità

 

L’interiorità è la nostra realtà più autentica, la nostra essenza, inesprimibile. Non possiamo comunicare ciò che proviamo. Le parole, i simboli e le informazioni sono come boe di superficie che indicano che in profondità c’è qualcosa. Ma solo noi possiamo sapere ciò che cosa c’è là sotto, che cosa proviamo. Felicità, amore, angoscia, sofferenza… sono parole che sono come dita che indicano la luna. Ma non sono la luna.

Potremmo scrivere libri, ma non riusciremmo mai a esprimere che cosa proviamo quando diciamo “ti amo”, “ti odio”, “sono felice”. sono infelice”, ecc. oppure quando ascoltiamo una musica o contempliamo un tramonto. La nostra esperienza intima, profonda, resta incomunicabile – talvolta anche a noi stessi. “Per quanto tu possa camminare” ha detto Eraclito, “non potresti mai trovare i confini dell’anima, così profondo è il suo logos”.

Nessun linguaggio, nessuna macchina, potrà sapere o replicare ciò che io sento. Solo l’anima può conoscere l’anima.

E tuttavia anche l’esperienza interiore può essere immagine, illusione, fantasia, delirio e inganno, e può nascondere tante cose. Come sapere che cosa è reale?

Con la percezione diretta e con l’impiego del confronto con la nostra esperienza e con quella altrui: non c’è altro modo. Se fossi solo al mondo, non potrei sapere se ciò che provo sia reale o un sogno, un’immagine, un’idea, una fantasia, un’illazione, un miraggio. Ciò che è decisivo è il confronto.

Ma il confronto implica che in me ci sia qualcosa che mi controlla (la coscienza) e che ci sia una pluralità di individui ed opinioni. Implica in sostanza la dualità interiore ed esteriore. Bisogna essere almeno in due, anzi in quattro: me e me stesso, me e l’altro. Solo così si può accertare che cosa sia reale.

Questo vale anche per le antinomie, che, pur partendo da percezioni dirette di singoli eventi, diventano concetti generali (dunque astratti). In altri termini, io ho esperienza dei miei dolori e dei miei piaceri, e solo in un secondo momento posso parlare del “dolore/piacere”. Ma chi potrebbe dissentire da queste generalizzazioni-astrazioni? Chi potrebbe negare che anche gli altri provano – per estensione - dolore/piacere?

Si dice tradizionalmente che un ente esista concretamente, se esiste indipendentemente dalla mente. Ma questo è sbagliato perché la mente - l’osservatore, il soggetto – è fattore costitutivo della realtà. Infatti tutte le nostre dicotomie complementari, che sono costrutti mentali, sono un riflesso di una realtà che è dinamicamente, dialetticamente, fondamentalmente duale. In altre parole, le forze esistono sempre in coppie che, come ci dice la fisica, sono uguali ma contrarie. Pensate alla coppia maschio/femmina (simboleggiata dalla coppia yang/yin del taoismo), alla coppia inspirazione/espirazione o alla coppia particella/antiparticella.

Sono certamente coppie che hanno una corrispondenza nella realtà e, senza le quali, non ci sarebbe il mondo. Quindi la nostra mente non si inventa nulla, in questi casi, che non sia reale. Se però prendiamo un sogno o un simbolo matematico, questi non esistono nella realtà: sono nostri costrutti. E noi li distinguiamo da quelli reali perché facciamo un confronto. Questo confronto, nel caso del sogno, non dipende da una mancanza di percezione, ma dal confronto con le percezioni dello stato di veglia, mentre, nel caso del numero, dipende dalla constatazione che i numeri non esistono in natura e dunque dalla mancanza di percezione.

Ma la mente ha avuto e ha un ruolo fondamentale nella costruzione della realtà così come ci appare, perché succede come nella meccanica quantistica in cui è l’osservatore che fa “collassare” o essere uno dei due stati. Qui avviene il contrario: la mente fa collassare le coppie dinamiche e complementari da un campo di possibilità degli eventi.

Come lo possiamo dimostrare? Dall’esistenza concreta di coppie di polarità, uguali e contrarie, che definiscono e fanno essere gli enti e le forze a due a due. Se non ci fosse la mente, il mondo sarebbe cosa morta e immobile. Se non ci fosse il respiro (con la coppia espirazione/inspirazione) gli enti sarebbero senza movimento e vita. Se non ci fosse la coppia maschio/femmina, non ci sarebbe la generazione. Se tutto non fosse in movimento dialettico, non ci sarebbero le forze (umane e non umane) e le emozioni (dal latino emovere). Se non ci fosse la mente, non ci sarebbero i sentimenti, gli impulsi e i pensieri contraddittori. Se gli enti non respirassero, non ci sarebbe né il metabolismo degli organismi viventi né l’energia dei sistemi fisici e psichici.

·         Ogni volta che la mente scopre una coppia complementare, in realtà la fa essere. Perché prima c’era un’unità indeterminata, confusa, che aspettava di essere divisa e contrapposta. L’universo trae origine da una fluttuazione del vuoto Per esempio,  in meccanica quantistica, le fluttuazioni quantistiche sono continui mutamenti temporanei nello stato di energia dello spazio vuoto, in accordo con il principio di indeterminazione di Heisenberg. Queste fluttuazioni consentono la creazione di coppie virtuali particella-antiparticella. Dunque,  piccole quantità di energia sono sufficienti a formare coppie di particella/antiparticella – qualcosa che si divide in due polarità.

·         Per esempio, una coppia elettrone-positrone può emergere temporaneamente dal vuoto.

·          Le fluttuazioni quantistiche hanno giocato un ruolo importante nel determinare la struttura dell’universo primordiale dopo il Big BangAmplificate dall’espansione nel modello dell’inflazione cosmica, queste fluttuazioni hanno formato il nucleo originario di tutte le strutture attualmente osservabili.

·         Il mondo ha dunque sempre una struttura duale antinomica, e la mente umana non fa eccezione. Anzi, come si nota, è dominata da oscillazioni continue e cicliche di pensieri, sentimenti ed emozioni.

·         Perfino le strutture del corpo umano sono duali: due occhi, due braccia, due gambe… due cervelli! E la coscienza prende le mosse da questo dualismo. È come se dentro di noi ci fossero due persone che si contrastano, si completano e si controllano a vicenda.

·         Fra parentesi, anche il karma degli avvenimenti opera secondo questo ritmo antinomico.

·          

·         Concordia discors e discordia concordans = concordia discordante e discordia concordante (o armoniosa).

·          

·         Questa è la legge dell’universo con cui sono fatte tutte le cose, da quelle fisiche a quelle mentali.

·         A questo proposito, ricordiamo che la dicotomia interiore/esteriore rivela che l’una è la controparte dell’altra, come la parte interna e la parte esterna di un guanto o di un vaso. Potrebbe esistere l’una senza l’altra? Potrebbe esistere un mondo esteriore senza un mondo esteriore, e viceversa? Sono contrastanti ma concordano armoniosamente a formare il tutto.

·         Dal che si deduce che l’universo deve avere una parte esterna e una parte interna, perché l’una permette e contrasta l’altra. E si deduce anche che il pieno e il vuoto si generano a vicenda. Come volevasi dimostrare.

·          

 

Nessun commento:

Posta un commento