martedì 28 novembre 2023

Il ciclo eterno

 

Dicevo che il nostro pensiero è duale, le nostre emozioni sono duali, ma che anche il mondo è duale. Se abbiamo freddo è perché abbiamo anche caldo, se abbiamo buio, è perché abbiamo la luce, se ci sentiamo bene è perché ci sentiamo anche male, se abbiamo la pace è perché abbiamo la guerra, se siamo felici è perché siamo infelici. Se c’è un effetto, è perché c’è una causa, ma è vero anche il contrario: se c’è una causa, è perché c’è un effetto.

Tutto è ambiguo e contraddittorio, dentro  e fuori di noi.

Ma da dove parte il processo? Da entrambe le parti, che si sono coevolute, come l’uovo e la gallina.

Dunque, l’essere non può che venir fuori dal non-essere, il Tutto dal Nulla, la coscienza dalla non-coscienza… e viceversa, perché la legge fondamentale è quella della oscillazione. Se viene fuori la materia, deve esserci anche l’antimateria; se viene fuori una particella, deve esserci anche l’antiparticella… e così non solo per il mondo fisico ma anche per il mondo mentale, per i pensieri, per i sentimenti e per le emozioni. Se penso il bene, ecco che spunta il male; se provo amore, ecco che arriva l’odio, se mi sento bene, ecco che si affaccia il male. Se sono felice, ecco che c’è la possibilità di essere infelice. Il pendolo deve oscillare, avanti e indietro.

Avete presente il simbolo dello yang e dello yin?

 

È il simbolo del dualismo dinamico universale, delle due forze fondamentali che in apparenza si contrappongono ma in realtà sono conniventi e conviventi, l’una dipende dall’altra, l’una non può esistere senza l’altra. Come la luce e le tenebre, il bene e il male, il positivo e il negativo, vuoto e il pieno, l’espirazione e l’inspirazione…. È l’equilibrio/squilibrio tra opposti, è la dimostrazione che tutto è duale per necessità, perfino il nostro cervello (due emisferi) e la nostra coscienza (soggetto/oggetto).

E quindi da una parte è il simbolo dell’armonia tra forze contrapposte e dall’altra parte è il simbolo del loro eterno contrasto – contrasto che è necessario per fare andare avanti il mondo. Il punto di colore diverso (bianco/nero) sta a indicare che l’uno dipende dall’altro, che l’uno può e deve trasformarsi nell’altro e che, se uno aumenta, l’altro deve diminuire e viceversa.

Ma che differenza c’è rispetto alla comune dialettica? Che la sintesi, la sosta o l’equilibrio, possono durare un attimo, e poi il ciclo riprende.

L’arte di vivere è la capacità di stare in equilibrio in un mondo in continuo movimento, sapendo che l’equilibrio è a sua volta sempre minacciato  continuamente perduto e continuamente riacquistato.

Il bene non vincerà mai definitivamente sul male, altrimenti finirebbe anche lui.

Alla fine saranno trascesi entrambi, sarà trasceso il linguaggio e il pensiero dualistico, perché si estingueranno il corpo, il cervello, la mente e il senso dell’io.

Che cosa può restare allora?

Ovviamente il ciclo o l’espansione ha (come controparte) la concentrazione o un anticiclo, il manifesto ha l’immanifesto, la parte o l’individuo ha il tutto, il temporaneo ha l’eterno, il finito ha l’infinito, la singolarità ha la molteplicità e l’identità dell’io ha l’identità del Sé, perché “niente si crea e niente si distrugge, ma tutto si trasforma nel suo opposto”, tutto oscilla tra essere e non-essere.

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