venerdì 11 novembre 2022

Il Sé più vasto

 

È noto che, quando cerchiamo di sapere chi siamo, abbiamo solo brandelli di verità e che ci manca il quadro complessivo. Il problema è che, quando cerchiamo di cogliere la nostra intera soggettività, non possiamo farlo, perché trasformiamo la nostra conoscenza in qualcosa di oggettivo, qualcosa che viene allontanato da noi… e che non è più “noi”, ma un concetto, un’interpretazione del nostro vero noi.

Però qualcosa possiamo intuire, perché il vero noi, l’io più vasto, è sempre attivo, è sempre presente. Non possiamo coglierlo, non possiamo conoscerlo se non dividendoci in due (soggetto e oggetto), e quindi trasformando il soggetto in un oggetto (di conoscenza) e mancandolo clamorosamente.

Perché il soggetto deve sempre rimanere tale, è ciò che ci sfugge.

Quando cerchiamo di farne un oggetto di conoscenza-esperienza, si allontana di nuovo. Adesso è ciò che conosce, ma non ciò che è conosciuto.

Per uscire da questo infinito inseguimento, non resta che fermarci e assumere un atteggiamento contemplativo. Cioè un atteggiamento in cui mettiamo tra parentesi la mente calcolante, la mente pragmatica, e lasciamo spazio alla mente meditativa.

Così possono sorgere grandi o piccole illuminazioni.

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