venerdì 18 novembre 2022

I limiti della mente

 

I credenti sono tutti d’accordo: Dio esiste ed è solo amore e bontà.

Ma, stando così, le cose, non si capisce da dove verrebbe fuori un mondo che è conflitto.

Si dice che, per dare la libertà agli uomini, bisognava per forza lasciarli sbagliare e quindi scegliere tra bene e male. Un modo, però, per dire che il male ha la stessa fonte del bene. E perciò è proprio Dio che lo avrebbe creato.

Il motore del divenire è proprio il contrasto tra due forze, e, se c’è un Dio che lo ha creato, lui è il responsabile. Non se ne esce. Concepito Dio e il bene, non può che esserci anche il Dio del male. Non il Demonio, ma solo l’altra faccia di Dio.

Dunque, non un peccato originale dell’uomo, ma un difetto di fabbrica – dell’eventuale creatore. Un insanabile conflitto.

In conclusione, comunque la mettiate, Dio non potrebbe essere solo amore e bontà. Dovrebbe essere anche il contrario. Testimoniato dal fatto che avrebbe creato anche l’inferno, la punizione e la violenza.

D’altronde, nei miti stessi degli angeli decaduti o della cacciata dal paradiso terrestre, si ritrova questo male costituzionale, l’impossibilità che tutto sia bene e amore.

Anzi, l’amore non potrebbe nemmeno esistere senza il suo contrario: non ci sarebbe neanche il concetto.

Senza ciò che per noi è male, il mondo non potrebbe esserci. Proprio come il polo positivo dell’elettricità non potrebbe esistere senza il polo negativo.

Lo stesso per l’attrazione e la repulsione, l’avvicinamento e l’allontanamento, la forza centripeta e la forza centrifuga…

Noi vogliamo salvare la totale bontà di Dio, ma, ragionando, ritorniamo alla verità che il male è altrettanto originario, divino.

Non c’è niente da fare: la nostra povera mente non può uscire dalla rete di dualismi, contrapposizioni, dialettiche, schemi, categorie e convinzioni che si è creata e in base a cui funziona. Ecco perché, quando parla dei massimi problemi – Dio, anima, morte, aldilà… -, non fa che proiettare i suoi limiti. E quindi non può conoscere niente di veramente nuovo. Per esempio, quando parla di Dio proietta le proprie idee di Padre, Padrone, Signore, ecc. e quando parla di aldilà concepisce un aldiquà solo un poco modificato.

Non ce la fa a uscire da ciò che ha già sperimentato e conosciuto. Spera sempre in una sorta di continuità.

Non capisce la morte perché non riesce a morire essa stessa. Ma la morte è proprio questo.

1 commento:

  1. La pratica meditativa invita a lasciare andare i pensieri e ad abbandonarsi al Presente. Non spiega nulla, ma svela uno stato completamente nuovo dell'Essere. Forse da qui ci si può avvicinare un po' di più a ciò che realmente è il divino. Non più il mio pensiero, la mia immaginazione, o le forme e le parole tramandate, ma un'esperienza.

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