Non c’è
niente da fare. Finché il nostro modello di vita sarà basato sulla competizione
e sull’ambizione, non ci sarà modo di avere un mondo di pace. Tutti lavorano
per migliorare la propria condizione di vita alimentando il conflitto esterno,
la guerra e la rivalità. Perfino lo sport si basa sull’antagonismo. Perfino la
politica e la fede. Tutti vogliono avanzare, progredire, avere successo. Non
cercano la verità, ciò che è, ma la prevalenza, l’importanza, il potere, il
denaro, il risultato, il riconoscimento, il rafforzamento.
Stando
così le cose, è inevitabile che il mondo sia sempre in guerra, sempre
insoddisfatto, sempre sofferente.
La pace è
la fine di questa ricerca e di questo sforzo, lo scioglimento dei vincoli e del
conformismo, il dismettere la volontà di acquisizione. Perfino i discepoli di
Gesù questionavano su chi fosse “il più grande” nel mondo e nel regno dei
cieli. E Gesù li ammoniva a farsi umili e piccoli.
L’uomo è
fatto così. È una scimmia che non sta mai ferma, che fugge da se stessa
sospinta dal desiderio che crea lo spazio-tempo. Anche la ricerca della verità
diventa l’ennesima fuga da ciò che è.
Vediamo in
questi giorni di Campionato del mondo che cosa sia l’antagonismo e il
nazionalismo. Si dà l’anima per un gol, ci si commuove per l’inno nazionale, si
lotta per la prevalenza. Mancano solo le armi per fare una vera guerra.
Tutto è guerra,
scontro, lotta per essere i primi, i più forti, i vincitori. Con le buone o con
le cattive. E continuamente si passa alla guerra vera e propria, tanto che il
mondo rischia la distruzione.
Gli uomini
sono fatti così. Hanno una grande aggressività.
Il difetto
è talmente evidente che si è inventato il mito della caduta dal paradiso
terrestre, in seguito al quale gli uomini sarebbero decaduti. Ma è chiaro che è
un mito creato a posteriori, proprio per giustificare tanta aggressività.
In realtà
anche altri animali sono aggressivi, perché per vivere è necessario cacciare e
mangiare altri esseri viventi. Quindi la vita si basa proprio sull’aggressione,
sulla violenza, sull’uccisione. E questo non è un difetto, ma una necessità.
Inutilmente
maestri come Gesù e Buddha invitano all’amore e alla compassione. Si tratta di
appelli che possono essere accolti da alcuni individui, ma non dalla
maggioranza.
Tutti
devono mangiare e, per mangiare, devono uccidere e assimilare altri esseri
viventi, animali e/o vegetali. Dunque, quello che sembra un difetto è un
elemento costitutivo.
Se ci
fosse un creatore, la colpa sarebbe sua. Sarebbe un Dio della violenza. Ma, per
fortuna, non c’è una Volontà esterna al mondo. Il mondo si è costituito così
perché in apparenza non c’era nessun’altra possibilità. Un po’ più buono o un
po’ più cattivo, e non avrebbe potuto esistere.
Questo
vuol dire che le due forze antagoniste presenti dappertutto e sotto varie forme
(attrazione/repulsione, bene/male, alto/basso, amore/odio, crescere/diminuire,
eccetera eccetera) devono restare in equilibrio. In parole povere, non può
essere che il positivo prevalga definitivamente sul negativo. Come nella
corrente elettrica. Senza uno dei due
poli, la corrente-vita non ci sarebbe.
D’altronde
questo è evidente in tante istituzioni che predicano o fanno il bene. Non
possono che produrre il male ed essere corrotte. Guardate la Chiesa cattolica,
piena di pedofili e uomini avidi di potere e di denaro. Ma anche altrove è
così.
Non appena
fate il cosiddetto bene, fate il male. Lo confermano i pensatori taoisti e
perfino un uomo contraddittorio come san Paolo: “Quando voglio fare il bene, il
male è accanto a me”.
Perché?
Perché ci
deve essere antagonismo.
Questa è
una delle leggi della vita.