domenica 22 gennaio 2012

Tempo e presenza mentale

"Che ora è?"
"È proprio ora!"
Lo so, siamo abituati a rispondere guardando l'orologio. Ma in realtà è sempre e soltanto ora, è l'istante che viviamo - nessun altro. Il tempo è una convenzione umana, un'invenzione della mente. C'è sì qualcosa che scorre, ma sono i nostri processi di pensiero, l'abitudine che abbiamo di passare dal passato al futuro, senza mai soffermarci sull'adesso. Adesso che ora è? È esattamente questo istante. Tuttavia non ce la facciamo neppure a identificare, a cogliere questo istante. Perché abbiamo la mente che non riesce a concentrarsi e a svuotarsi, perché non stiamo attenti. Dobbiamo rimuginare dentro di noi pensieri ed emozioni, che formano come una barriera invisibile tra il nostro essere e l'istante presente - là dove s'interpone l'io.
Alleniamoci dunque ad essere presenti. La presenza mentale ci fa tornare sull'istante, ci fa essere attenti a ciò che succede adesso. Così facendo, usciremo dalla nebbia mentale, dal chicchiericco della mente, dal rumore, dalla confusione e ritorneremo al presente. Mettiamo un contaminuti o una qualunque sveglia, e, quando suona, ricordiamoci di essere attenti al presente.
Che istante è questo? Che cosa occupava la mia mente? Quali pensieri mi allontanavano dal presente?
Ma non mettiamoci a ricordare o cadremo nella solita trappola. Piuttosto rivolgiamo l'attenzione al presente, a un colore, a un suono, a un oggetto, a una persona, a un animale, a una sensazione... a qualunque cosa sia qui in questo momento. È così che interrompiamo l'incessante fiume mentale che ci trascina avanti e indietro nel nostro tempo soggettivo.
Solo l'attenzione, solo la consapevolezza, ci possono guarire dalla malattia del tempo.

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