Fateci caso: c'è solo l'attenzione che è capace di farci uscire dalla prigionia della mente. Siamo lì che fantastichiamo, pensiamo, ricordiamo il passato, cerchiamo di immaginarci il futuro, e naturalmente ci preoccupiamo, abbiamo rimpianti, proviamo paura, proviamo rabbia, proviamo nostalgia, conversiamo con noi stessi... insomma siamo immersi nel solito dialogo interiore, divisi a metà, alienati dalla realtà che ci circonda - ed ecco che all'improvviso un uccello si posa sul nostro balcone, una donna si mette a cantare, udiamo uno scontro in strada, sbattiamo con lo stinco contro un mobile, ci casca in testa un ragno, entra nella stanza una bella ragazza, eccetera eccetera, e noi ritroviamo la presenza mentale: interrompiamo il chiacchiericcio interiore, ci concentriamo, prestiamo attenzione e i nostri sensi sono all'erta. Così, per un istante, usciamo dalla gabbia dei nostri pensieri e dei nostri stati d'animo abituali, annulliamo il nostro io diviso, ci riunifichiamo e siamo attenti e vigili... Ma, l'istante dopo, rientrano le interpretazioni mentali, le emozioni, i ragionamenti, i calcoli, i ricordi, i confronti, le previsioni, ecc., e quindi rientra in azione la mente con tutto il suo pesante bagaglio di condizionamenti.
C'è un solo istante in cui possiamo essere liberi - è una questione di psicologia elementare. Lì bisogna entrare, lì è la porta. Dobbiamo cercare di dilatare quel momento. Questa è la meditazione, una pratica che ci rende liberi, lucidi e pronti. E che ci riporta alla realtà.
letto da Leira,grazie per l'input
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