sabato 1 luglio 2023

Il vuoto del silenzio

 

La persona si sente viva solo se si muove. E quindi per noi vivere è spostarsi, essere irrequieti, essere agitati, acquisire, desiderare, conquistare, viaggiare, competere, aggredire, dominare (o essere dominati), possedere, immagazzinare… mai stare fermi.

Il risultato? Questo non è un posto di pace, ma di conflitto, stress, chiasso e guerra, a tutti i livelli. Noi siamo fatti così. Abbiamo acquisito una coscienza che pensa, si preoccupa, reagisce, fantastica, si ricorda, prevede il futuro, desidera ed è in continuo movimento. Ma tutto questo consuma energie fisiche e nervose, la cui mancanza ci rende infelici.

Siamo infelici perché siamo sempre insoddisfatti. Anzi, più sei ricco, più dovrai muoverti per acquisire qualcosa, per avere una bella moglie e un bella famiglia, per accumulare sempre di più, per costruirti un lussuoso mausoleo, per trovare il più bel posto dove vivere, per mantenere il tuo status, per guadagnarti – magari – un posto privilegiato anche nell’aldilà. Così facevano gli antichi faraoni e così fanno i moderni potenti.

Peccato che la morte sia terribilmente democratica e riduca in polvere e in concime per le piante tutti quanti.

Dunque, che tu ti muova tanto o che ti muova poco, non cambia niente; che tu sia un ricco o un povero, finirai lo stesso nella dissoluzione.

Di queste cose ti accorgi solo se rifletti un po’, ed è per questo che ci si muove in continuazione: per non pensare.

Ma proviamo a fare il contrario. Stiamo fermi, immobili, tenendo quieto anche il cervello. Ma la mente è fatta per essere sempre in funzione, come il cuore, e anche quando ti fermi, lei continua a lavorare. E lavorano tutti i processi del corpo (la digestione, la respirazione, ecc.) che operano al di fuori della tua volontà.

Siamo dunque condannati ad essere delle trottole senza pace?

No, se ci trasformiamo da semplici attori sempre attivi e in competizione ad osservatori distaccati. All’inizio dobbiamo dirci: “Non sono io che faccio e penso tutte queste cose. È una marionetta con cui mi sono erroneamente identificato!”

La marionetta è stato condizionata da mille eredità del passato e non è libera di muoversi, ma è tirata da mille fili. Ora però sto fermo, mi acquieto, non voglio niente, non intendo reagire secondo i consueti schemi e sto in silenzio.

Stando in silenzio, vuoto, senza emozioni, interrompo i condizionamenti del passato e mi rilasso, come quando dormo profondamente o vado in una vera vacanza.

In fondo, sono sempre in compagnia degli altri. Ma questo mi rende instabile e squilibrato perché gli altri mi condizionano.

Non so chi sono e ho paura di stare con me stesso, con un me stesso che non conosco.

Ma ora mi affido al silenzio, all’immobilità, alla solitudine. E sento che questo è un processo riparatore.

Se tutto viene dal vuoto, io ritrovo, stando fermo e silenzioso, le intelligenze e le energie cosmiche che mi hanno dato vita.

Nessun commento:

Posta un commento