martedì 11 luglio 2023

Cercare la medicina

 

Quando sei disperato e non sai chi possa aiutarti, ti rivolgi a Dio, considerato “altro da te”, sperando che esista e che ti ascolti.

Sarebbe bello che esistesse un Dio del genere a cui potersi rivolgere come a un padre accogliente. Ma il guaio è che o non esiste o non ascolta. Senza contare che il mondo è stato fatto con tale violenza che è difficile che l’eventuale creatore sia proprio buono come un padre terreno. C’è sempre qualche conto che non torna.

Insomma, a lungo andare, lasci perdere con le preghiere e cerchi di fare da te.

Nella meditazione, allora, si cerca il Sé, cioè si ricerca di essere se stessi, nella consapevolezza che non lo si è e che ci si è identificati con un io che in realtà è una costruzione mentale, falso, posticcio e troppo limitato.

Cercare il Sé è dunque cercare se stessi, cioè la Realtà immensa. Che siamo, ma non riconosciamo. Ed è proprio in tale non riconoscimento che nascono il mondo e la nostra piccola coscienza. 

Ora, questo Sé, potrebbe essere considerato Dio, che però non è “altro da sé”, ma proprio se stessi.

Posso io pregare il Sé? Non avrebbe senso… sarebbe come pregare il fegato o l’inconscio perché funzionino bene o si curino.

In realtà, sono già parte di me - sono me. E quindi, se sono malati, devo cercare la medicina per curarli. Non pregare perché si risanino.

Questo “cercare la medicina” è la meditazione, che non esclude alcuna funzione mentale, ma utilizza tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che siamo (analisi, sintesi, sensibilità, sentimento intuizione, consapevolezza, presenza mentale, raccoglimento e alla fine il vuoto mentale) per stringerli in un unico abbraccio.

Qui tutti i fili divisi e sparsi si raccolgono in un unico nodo. Non a caso i termini medicina e meditare hanno la stessa origine etimologica . 

Facciamo meditazione per far entrare l’immenso - che già siamo, ma da cui ci siamo separati per restringerci in un io.

 

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