Le religioni sono piene di esseri immaginari che vengono ritenuti veramente esistenti, senza nessuna prova, senza nessuna credibilità. Bisogna crederci per fede. Ma in questo modo può essere ritenuta vera qualsiasi cosa. I cattolici credono vera la Madonna, che in realtà era una donna palestinese qualsiasi, con tanti figli, compreso Gesù. Gli indù ritengono vera una divinità con la testa di elefante. Dobbiamo credere a simili fantasie?
In realtà non dobbiamo credere a nulla per fede o per immaginazione, ma solo dopo un’attenta verifica ed esperienza.
Se guardiamo bene, tutte le nostre esperienze sono condizionate dalla fantasia e appaiono molto simili a un sogno.
Quando sogniamo qualcosa, la cosa ci sembra reale e concreta… salvo poi svegliarci e accorgerci che era tutto un sogno, una proiezione della mente.
Adesso, dopo esserci svegliati, siamo sicuri di trovarci sul vero piano della realtà. Ma un giorno dovremo svegliarci anche da questo sogno, con la morte. E ci accorgeremo che anche l’attuale piano di realtà aveva le caratteristiche di un sogno. Cioè, era una proiezione della mente.
Ma di quale mente? Quella legata al cervello e al corpo fisico?
Evidentemente no.
La mente che conosciamo ha una struttura discreta, ossia funziona in modo discontinuo. In altre parole, tra un atto mentale e l’altro c’è sempre un intervallo, anche se molto breve. Succede con i pensieri, le sensazioni, le percezioni e le prese di coscienza. L’atto mentale compare, dura un po’ e poi scompare, sostituito da un altro.
Che cosa c’è in questo intervallo? Dovremmo dire che non c’è nulla o c’è un vuoto.
Ma, come abbiamo già dimostrato, un vero nulla non può esistere. C’è dunque qualcosa che non riusciamo a cogliere, a definire.
In realtà è l’attività della mente ordinaria che ci nasconde ciò che c’è. Ma ciò che c’è è un’altra natura della mente, una natura più profonda o se si preferisce un livello più basilare.
La meditazione consiste nel rendersi conto, trovando spazio in questi intervalli, che l’attività mentale è molto più vasta di quella che pensiamo, di quello che pensiamo. Il pensiero abituale (tutti gli stati mentali) segue un copione prestabilito e proietta una specie di sogno. Ma esiste un livello in cui si sfugge a tale logica dualistica. Si tratta appunto di qualcosa che trapela in questi spazi-momenti vuoti.
La natura vuota è la natura trascendente della mente. La natura ultima, lo stato fondamentale Priva di dualità, priva di contraddizioni, priva di sforzi, priva di concetti. Non è qualche fantomatica sostanza, ma qualcosa che è già lì, che già possediamo.
Al fondo della realtà non si trova un altro pieno, magari più pieno, ma una non-consistenza di tutto ciò che appare.
Perciò non dobbiamo cercarla, ma l’abbiamo già, solo che riusciamo a essere presenti nel qui e ora.