sabato 16 luglio 2022

Vederci chiaro

 

Il bisogno delle pratiche meditative esisteva prima del buddhismo ed è presente anche in altre religioni, fra cui il Vedanta, il taoismo, l’islam e il cristianesimo. Il Buddha storico s’impadronì di queste tecniche, come egli stesso racconta, e le interpretò a modo suo, inserendole in un sistema più ampio di interpretazione.

Il fatto è che è sempre esistita la necessità di affinare la mente, raggiungere stati di samadhi e sottoporre ad un’indagine conoscitiva certe verità della fede e della realtà. Senza verifica la fede può diventare fanatica e fare affermazioni del tutto erronee.

Invece c’è il bisogno che la mente sia funzionale, lucida e chiara. Una mente del genere è utile a tutti i livelli, anche pratici.

Il samadhi può essere definito uno stato di attenzione particolarmente concentrato e lucido che può essere  applicato nell’investigazione della realtà.

Non tutto ciò che appare è vero, non tutto ciò che ci viene comunicato è accettabile.

Oggi, in particolare, c’è la necessità di distinguere l’imbonimento e di opporsi al lavaggio del cervello cui siamo tutti sottoposti dai mass media. Di qui nasce l’utilità delle pratiche e delle tecnologie meditative che vogliono portare la mente ad uno stato di consapevolezza critica.

La mente umana o è iperattiva, conducendo alla stress e all’agitazione, o è letargica e pronta ad accettare qualunque sciocchezza.

Inoltre, la chiarezza del samadhi regala già uno stato di quiete e di equanimità che è fondamentale per vederci chiaro in un mondo sempre più confuso.

1 commento:

  1. Non tutto ciò che appare è vero, non tutto ciò che ci viene comunicato è accettabile. Vero.

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