Se cerchiamo un significato razionale del mondo, possiamo dire che è semplicemente la vita che afferma se stessa a qualunque costo; più in là non si può andare. Se cerchiamo un senso del mondo, questo non può che essere variabile, andando dalla felicità alla disperazione, dall’impulso entusiastico a riprodursi alla scoperta dell’insensatezza del tutto.
Ma chi medita non deve cedere né ai significati né alle sensazioni. Ciò che conta è lo stato d’animo di fondo, alieno tanto dal facile ottimismo e dalle fedi quanto dalla depressione. Tale stato d’animo è in realtà la condizione dell’Osservatore imparziale, capace di essere al di là degli impulsi e delle spiegazioni temporanee. Ed è già uno stato di trascendenza. Potremmo definirlo “divino”, ma è superiore anche ai nostri miseri dèi.
Questa è la pratica della meditazione, al di là d’ogni mitologia.
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