Il cielo non è toccato dalle nuvole – è libero. Lo stesso è per la mente. D’accordo, pensieri, ansie, preoccupazioni, paure, esaltazioni, depressioni...passano di continuo e sembrano trascinarti via. Ma non è così: sotto c’è qualcosa che non ne viene toccato.
Questo è la condizione della meditazione. Quando certi stati d’animo negativi si impadroniscono di te, ricordati di quello spicchio di cielo, puro, incontaminato...E cerca di ritrovarlo.
lunedì 28 dicembre 2009
sabato 26 dicembre 2009
Tempo e desiderio
Il tempo non è altro che desiderio, il desiderio non è altro che tempo. Se fermi l’uno, fermi l’altro. È il desiderio che fa girare la ruota del divenire, ed è per questo che non riusciamo ad assaporare nemmeno il momento presente: subito ci protendiamo verso il momento successivo.
La meditazione è assaporare il più possibile il momento attuale, il qui ed ora. Tutto sta nel non protendersi verso il momento successivo, nemmeno verso il respiro successivo. Allora il tempo rallenta.
La meditazione è assaporare il più possibile il momento attuale, il qui ed ora. Tutto sta nel non protendersi verso il momento successivo, nemmeno verso il respiro successivo. Allora il tempo rallenta.
mercoledì 23 dicembre 2009
Natale 2009
Natale è la festa della nascita di Gesù. E questo ci ricorda che il cristianesimo è riuscito a piazzare in cielo (anche se con qualche difficoltà) una “sacra famiglia”, con tanto di Padre, di Madre e di Figlio – una vera creazione del genio italico: teniamo famiglia. Ma il culto di “Gesù bambino” ci ricorda, ahimè, che questa religione è espressione di uno stadio infantile dell’umanità. Non sono gli dèi in cielo che ci salveranno, perché anche loro hanno limiti evidenti. Forse, sarebbe finalmente il caso di comprendere che, sotto il mito dell’incarnazione di Dio nel mondo, si trova la semplice idea che dobbiamo cercare la il Divino non in cielo, ma dentro di noi. Auguri a tutti.
http://claudiolamparelli.jimdo.com/
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martedì 22 dicembre 2009
Amore di sé
Il rapporto con se stessi può essere problematico. Molti cercano di amare un altro, ma non riescono ad amare se stessi. Bisogna allora ricordarsi che, prima di poter amare gli altri, bisogna imparare ad amare se stessi. Diceva il Buddha: «Forse cercherai nel mondo qualcuno più meritevole di te di ricevere amore. Ma non lo troverai. Come chiunque nell’universo, anche tu sei meritevole di essere amato».
Questo va detto per coloro che cianciano di “amare il prossimo”, ma non sanno nemmeno amare se stessi.
Questo va detto per coloro che cianciano di “amare il prossimo”, ma non sanno nemmeno amare se stessi.
domenica 20 dicembre 2009
"Fare" meditazione
Quando decidi di fare meditazione, quando senti il richiamo o il bisogno di meditare, in realtà stai già facendo meditazione, qualunque cosa tu faccia o non faccia. Anzi, è molto meglio in quel momento non fare nulla. Non facendo nulla, “fai” meditazione.
Devi fare qualcosa di speciale? Devi seguire qualche tecnica particolare? Puoi e non puoi. Dipende da te, da come ti sei abituato a meditare, dal metodo che ti piace di più (seguire il respiro, ripetere un mantra, contare e respiri, fare il vuoto mentale, sognare in modo consapevole, ecc.). Ma anche da nessun metodo.
Sai che cosa rispose un maestro zen a chi gli aveva chiesto che cosa fosse la meditazione?
«Niente di speciale.»
Perciò, quando senti quel bisogno, mettiti tranquillo. Se già in meditazione. La tranquillità che provi è meditazione.
Devi fare qualcosa di speciale? Devi seguire qualche tecnica particolare? Puoi e non puoi. Dipende da te, da come ti sei abituato a meditare, dal metodo che ti piace di più (seguire il respiro, ripetere un mantra, contare e respiri, fare il vuoto mentale, sognare in modo consapevole, ecc.). Ma anche da nessun metodo.
Sai che cosa rispose un maestro zen a chi gli aveva chiesto che cosa fosse la meditazione?
«Niente di speciale.»
Perciò, quando senti quel bisogno, mettiti tranquillo. Se già in meditazione. La tranquillità che provi è meditazione.
giovedì 17 dicembre 2009
Stato di trascendenza
Se cerchiamo un significato razionale del mondo, possiamo dire che è semplicemente la vita che afferma se stessa a qualunque costo; più in là non si può andare. Se cerchiamo un senso del mondo, questo non può che essere variabile, andando dalla felicità alla disperazione, dall’impulso entusiastico a riprodursi alla scoperta dell’insensatezza del tutto.
Ma chi medita non deve cedere né ai significati né alle sensazioni. Ciò che conta è lo stato d’animo di fondo, alieno tanto dal facile ottimismo e dalle fedi quanto dalla depressione. Tale stato d’animo è in realtà la condizione dell’Osservatore imparziale, capace di essere al di là degli impulsi e delle spiegazioni temporanee. Ed è già uno stato di trascendenza. Potremmo definirlo “divino”, ma è superiore anche ai nostri miseri dèi.
Questa è la pratica della meditazione, al di là d’ogni mitologia.
Ma chi medita non deve cedere né ai significati né alle sensazioni. Ciò che conta è lo stato d’animo di fondo, alieno tanto dal facile ottimismo e dalle fedi quanto dalla depressione. Tale stato d’animo è in realtà la condizione dell’Osservatore imparziale, capace di essere al di là degli impulsi e delle spiegazioni temporanee. Ed è già uno stato di trascendenza. Potremmo definirlo “divino”, ma è superiore anche ai nostri miseri dèi.
Questa è la pratica della meditazione, al di là d’ogni mitologia.
mercoledì 16 dicembre 2009
Retorica religiosa
Quando sentiamo affermazioni come «l’amore vincerà sull’odio», capiamo che i luoghi comuni sono duri a morire, soprattutto in chi non è abituato a riflettere. L’amore non può prevalere sull’odio, così come la luce non può prevalere sul buio, per il semplice fatto che si tratta di due facce della stessa medaglia. Dove c’è amore c’è odio. E, se l’amore vincesse definitivamente, scomparirebbe insieme con il suo complementare.
L’amore non vincerà, e neppure l’odio. I due sono destinati a convivere insieme, per sempre.
http://claudiolamparelli.jimdo.com/
L’amore non vincerà, e neppure l’odio. I due sono destinati a convivere insieme, per sempre.
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martedì 15 dicembre 2009
Elogio della quiete
Tutti questi “uomini di potere”, contenti di avere un’agenda fitta di impegni e che si spostano da mane a sera senza un attimo di respiro, non ci incantano: sono in realtà dei poveri di spirito che nascondono con una simile attività frenetica il loro vuoto sostanziale. Si credono importanti, ma sono uomini da poco; si credono al centro del mondo, ma non fanno altro che inquinare il mondo. Se fossero privati del loro potere, cadrebbero subito in depressione.
È inutile fare tanti convegni sul surriscaldamento globale se questo è il modello dell’uomo di successo.
Perché tra i nostri valori non c’è quello della quiete? Eppure è più importante del pane per il nostro benessere. Certo, la quiete bisogna saperla riempire. Ma come riuscirebbero a riempirla coloro che non sono abituati a stare fermi? Non diceva Pascal che tutti i nostri problemi nascono dal fatto che non si riesce a stare fermi un’ora in una stanza?
È inutile fare tanti convegni sul surriscaldamento globale se questo è il modello dell’uomo di successo.
Perché tra i nostri valori non c’è quello della quiete? Eppure è più importante del pane per il nostro benessere. Certo, la quiete bisogna saperla riempire. Ma come riuscirebbero a riempirla coloro che non sono abituati a stare fermi? Non diceva Pascal che tutti i nostri problemi nascono dal fatto che non si riesce a stare fermi un’ora in una stanza?
lunedì 14 dicembre 2009
Il fascino dei simboli
A Rio de Janeiro ci sono narcotrafficanti “evangelizzati”, ossia uomini che scrivono sui muri e si tatuano sui corpi frasi della Bibbia, ma che poi bruciano o fanno a pezzi i loro nemici. Anche da noi molti mafiosi leggono la Bibbia, hanno la casa piena di statuette della Madonna e vanno a messa tutte le domeniche.
Questo succede quando una religione diventa pura esteriorità o tradizione. Anche un killer può allora ritenersi un buon cristiano, perché la religione non gli ha insegnato a fare i conti con la propria coscienza. Tutto è affidato a segni esteriori (crocifissi, immagini sacre, ecc.) e a rituali. Niente passa attraverso la coscienza. – Oppure, se ci passa, viene subito scacciato ricordando che “Dio può perdonare tutto”.
Questo succede quando una religione diventa pura esteriorità o tradizione. Anche un killer può allora ritenersi un buon cristiano, perché la religione non gli ha insegnato a fare i conti con la propria coscienza. Tutto è affidato a segni esteriori (crocifissi, immagini sacre, ecc.) e a rituali. Niente passa attraverso la coscienza. – Oppure, se ci passa, viene subito scacciato ricordando che “Dio può perdonare tutto”.
Religioni e violenza
Le religioni cedono all’intolleranza e alla violenza solo per affermare che la loro idea di Dio è la più giusta. E c’è da chiedersi come mai chi ha una fede sviluppi tanto odio per chi ha un’altra fede, al punto di volerlo distruggere. È notevole il fatto che questo capiti in un campo in cui si parla tanto di amore e di altruismo, e non succeda in altri campi. Nessuno ha mai promosso una guerra per affermare la propria concezioni filosofica o scientifica, mentre le maggiori religioni hanno sempre scatenato guerre contro gli “infedeli” delle altre religioni. La storia è piena di “guerre sante”. Che cosa c’è che suscita tanto fanatismo?
Il problema è che la fede religiosa, quando s’incarna in una istituzione pubblica, diventa l’elemento portante della società; e chi tocca quella fede è come se volesse distruggere le fondamenta di quella società.
Dunque, è quando la religione si esteriorizza che diventa omicida. Quando invece resta dove dovrebbe sempre rimanere – nell’interiorità – può suscitare un po’ di disappunto, ma mai una guerra.
Il problema è che la fede religiosa, quando s’incarna in una istituzione pubblica, diventa l’elemento portante della società; e chi tocca quella fede è come se volesse distruggere le fondamenta di quella società.
Dunque, è quando la religione si esteriorizza che diventa omicida. Quando invece resta dove dovrebbe sempre rimanere – nell’interiorità – può suscitare un po’ di disappunto, ma mai una guerra.
sabato 12 dicembre 2009
Preti pedofili
Il papa si dichiara scosso e addolorato per l’ennesimo scandalo dei preti pedofili in Irlanda. Ma non può più far finta di cadere dalle nuvole. Dopo vicende analoghe negli USA e in Spagna, la pedofilia nei preti non può essere considerata casuale; in nessun altro gruppo sociale c’è un così gran numero di pervertiti. E il motivo non è difficile da capire. È legato al tipo di educazione che i sacerdoti ricevono nei seminari – un’educazione rigorosamente “omosessuale” – e soprattutto alla repressione sessuale che viene loro imposta.
La sessualità è elemento strutturale dell’essere umano e non può essere repressa senza gravi conseguenze sul piano psicologico. In sostanza, un prete rimane un essere infantile e deresponsabilizzato, che non conosce l’altro sesso, e che rivolge le proprie attenzioni alle persone che frequenta. E chi non ha la fortuna (o il coraggio) di farsi un’amante o un amante, non può che rivolgersi ai bambini.
Tutto nasce dunque dalla negazione di uno dei più fondamentali diritti degli esseri umani: il diritto alla sessualità. E, finché questo diritto non sarà riconosciuto ai preti, assisteremo a scandali del genere.
Che cosa farà il papa nei confronti di questi preti? Li scomunicherà o si limiterà a trasferirli da una sede all’altra come ha sempre fatto finora?
La sessualità è elemento strutturale dell’essere umano e non può essere repressa senza gravi conseguenze sul piano psicologico. In sostanza, un prete rimane un essere infantile e deresponsabilizzato, che non conosce l’altro sesso, e che rivolge le proprie attenzioni alle persone che frequenta. E chi non ha la fortuna (o il coraggio) di farsi un’amante o un amante, non può che rivolgersi ai bambini.
Tutto nasce dunque dalla negazione di uno dei più fondamentali diritti degli esseri umani: il diritto alla sessualità. E, finché questo diritto non sarà riconosciuto ai preti, assisteremo a scandali del genere.
Che cosa farà il papa nei confronti di questi preti? Li scomunicherà o si limiterà a trasferirli da una sede all’altra come ha sempre fatto finora?
venerdì 11 dicembre 2009
L'io autentico
Siamo convinti di essere degli io, ma è difficile dire dove un incomincia un io e dove finisca l’altro. Spesso, più che un io individuale, c’è una specie di io collettivo, una specie di comunità, come quella delle formiche o dei coralli.
L’uomo non è padrone di se stesso perché non ha integrato in sé i vari pezzi sparsi del suo io (derivanti dalla famiglia, dalla società, dall’educazione, dalla religione, dallo Stato, dal periodo storico, ecc). Non si è ancora appropriato di sé. Da qui il senso di alienazione e di irrealtà.
Il giovane è una costellazione di questi io, spesso in conflitto tra loro. E il suo compito è quello di coordinare e unificare il tutto in una personalità originale. Non è un lavoro facile. Ma nessuno può sapere ciò che sei e nessuno può farlo al posto tuo. Eppure tutti lo fanno, tutti vorrebbero dirti ciò che devi essere.
Tu non ascoltarli. Tu devi sceglierti.
L’uomo non è padrone di se stesso perché non ha integrato in sé i vari pezzi sparsi del suo io (derivanti dalla famiglia, dalla società, dall’educazione, dalla religione, dallo Stato, dal periodo storico, ecc). Non si è ancora appropriato di sé. Da qui il senso di alienazione e di irrealtà.
Il giovane è una costellazione di questi io, spesso in conflitto tra loro. E il suo compito è quello di coordinare e unificare il tutto in una personalità originale. Non è un lavoro facile. Ma nessuno può sapere ciò che sei e nessuno può farlo al posto tuo. Eppure tutti lo fanno, tutti vorrebbero dirti ciò che devi essere.
Tu non ascoltarli. Tu devi sceglierti.
giovedì 10 dicembre 2009
Trascendenza e Dio
“Trascendenza” è la tendenza ad andare oltre, a oltrepassare. Ma, quando ci si rinchiude nel piccolo orizzonte di una fede, ci si impedisce proprio questo procedere oltre.
mercoledì 2 dicembre 2009
L'unità uomo/mondo
Qualcuno penserà che la meditazione sia una perdita di tempo o una cosa oziosa, e che la vita debba essere attività, movimento, lavoro, costruzione, ecc. Ebbene questo atteggiamento, così diffuso, è all’origine dell’infelicità dell’uomo, perché l’uomo d’oggi non si sente più parte di un tutto cui deve armonizzarsi, ma come un apprendista stregone che deve dominare e piegare il mondo ai propri voleri. Non è più il fattore contemplativo/armonizzativo che prevale, ma il fattore trasformatore/manipolatore che nasce però da un intimo dissidio. La disarmonia tra l’uomo e il mondo risale alla civiltà cristiana, che ha cancellato l’antico atteggiamento theoretico della filosofia greca e della sapienza orientale.
Per il cristianesimo l’uomo non è più un frammento del tutto (che dipende dal tutto ma da cui anche il tutto dipende), bensì un essere creato da un Dio che non si identifica con il cosmo. Mentre per l’antichità Dio era la Totalità, con il cristianesimo diventa un Padrone, un Dominus, che crea il mondo, dopo la Caduta, come luogo di pena e di transito temporaneo.
L’uomo e il mondo non sono più in armonia, e l’uomo non deve più contemplare il mondo per cercare di assimilarvisi, ma deve piuttosto costruire un altro ordine che non ha più nulla di naturale. Ciò che l’uomo crea non è più in armonia con il cosmo, ma è un atto di dominazione. E questa distruzione dell’unità uomo/natura è ben visibile nel degrado ambientale.
Il rapporto tra l’uomo e il mondo è lo stesso che corre tra Dio e l’uomo. Due ordini che non coincidono: il mondo è fatto per essere assoggettato, è qualcosa da plasmare.
Quando la sensibilità moderna giunge a dire che l’uomo si sente “gettato” nel mondo, in un mondo destituito d’ogni senso, ecco che siamo all’atto ultimo di quel percorso che, inaugurato dal cristianesimo, ha portato l’uomo, ormai consapevole della morte di Dio, a questo senso di abbandono.
Ma il senso è un’esperienza di comunione, di comunicazione, proprio quella che è stata interrotta e che non può più essere sostituita dal rapporto tra uomo e uomo, perché nessun uomo può essere un datore di senso cosmico, di senso ultimo, per un altro uomo.
Per il cristianesimo l’uomo non è più un frammento del tutto (che dipende dal tutto ma da cui anche il tutto dipende), bensì un essere creato da un Dio che non si identifica con il cosmo. Mentre per l’antichità Dio era la Totalità, con il cristianesimo diventa un Padrone, un Dominus, che crea il mondo, dopo la Caduta, come luogo di pena e di transito temporaneo.
L’uomo e il mondo non sono più in armonia, e l’uomo non deve più contemplare il mondo per cercare di assimilarvisi, ma deve piuttosto costruire un altro ordine che non ha più nulla di naturale. Ciò che l’uomo crea non è più in armonia con il cosmo, ma è un atto di dominazione. E questa distruzione dell’unità uomo/natura è ben visibile nel degrado ambientale.
Il rapporto tra l’uomo e il mondo è lo stesso che corre tra Dio e l’uomo. Due ordini che non coincidono: il mondo è fatto per essere assoggettato, è qualcosa da plasmare.
Quando la sensibilità moderna giunge a dire che l’uomo si sente “gettato” nel mondo, in un mondo destituito d’ogni senso, ecco che siamo all’atto ultimo di quel percorso che, inaugurato dal cristianesimo, ha portato l’uomo, ormai consapevole della morte di Dio, a questo senso di abbandono.
Ma il senso è un’esperienza di comunione, di comunicazione, proprio quella che è stata interrotta e che non può più essere sostituita dal rapporto tra uomo e uomo, perché nessun uomo può essere un datore di senso cosmico, di senso ultimo, per un altro uomo.
martedì 1 dicembre 2009
Assolutismo e intelligenza
Il cardinale Ruini afferma che uno dei problemi maggiori “è il relativismo. Perché laddove la cultura dominante ne è impregnata, è difficile avere sia certezze di verità, sia valori, sia convinzioni profonde che reggano la personalità.”
Ma quali sarebbero queste “verità” e questi “valori”? Temo che siano quelli della Chiesa. E siccome di tutto questo non può esservi certezza, il relativismo è d’obbligo proprio per fondare una personalità intelligente.
Ma quali sarebbero queste “verità” e questi “valori”? Temo che siano quelli della Chiesa. E siccome di tutto questo non può esservi certezza, il relativismo è d’obbligo proprio per fondare una personalità intelligente.
Il paese dei campanili
In un referendum la maggioranza degli svizzeri ha dichiarato di non volere la costruzione di nuovi minareti nel paese. Anche da noi molte persone vedono nei minareti una minaccia.
Ma può darsi che un non credente, un non cristiano, un ateo o un seguace di qualche altra religione, ricordando le persecuzioni e i delitti compiuti dal cristianesimo, veda nei campanili e nei crocifissi lo stesso tipo di minaccia. Tutto sommato egli si sentirebbe più sicuro in un paese dove non ci fossero né minareti né campanili, o dove ci fossero più religioni che si bilanciassero a vicenda.
Campanili e minareti, con la loro figura fallica, sono figli della stessa cultura: quella dell’intimidazione. Non sono dita levate verso il cielo, ma architetture di dominio sulla terra. Per questo le religioni sono tanto pericolose.
Ma può darsi che un non credente, un non cristiano, un ateo o un seguace di qualche altra religione, ricordando le persecuzioni e i delitti compiuti dal cristianesimo, veda nei campanili e nei crocifissi lo stesso tipo di minaccia. Tutto sommato egli si sentirebbe più sicuro in un paese dove non ci fossero né minareti né campanili, o dove ci fossero più religioni che si bilanciassero a vicenda.
Campanili e minareti, con la loro figura fallica, sono figli della stessa cultura: quella dell’intimidazione. Non sono dita levate verso il cielo, ma architetture di dominio sulla terra. Per questo le religioni sono tanto pericolose.
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