Il fatto che la matematica riesca a calcolare e prevedere con tanta precisione fenomeni fisici non dimostra che l' universo sia scritto in termini matematici. Dimostra che l' universo è costruito come il pensiero, dato che la matematica è un' espressione del pensiero.
***
Detta senza giri di parole: questa affermazione è suggestiva ma non dimostrata, e così com’è scambia una interpretazione metafisica per una conclusione necessaria.
Alcuni punti fermi, senza zucchero sopra.
1. La matematica non è semplicemente “pensiero” La matematica è una forma estremamente vincolata di pensiero: formale, simbolica, astratta, depurata dall’esperienza concreta. Dire che l’universo è “costruito come il pensiero” perché è descrivibile matematicamente è un salto logico. Al massimo puoi dire che:
l’universo è compatibile con strutture formali,
e che il pensiero umano ha sviluppato strutture che risuonano con certi regimi della realtà.
Questo non implica identità ontologica.
2. La previsione funziona solo dove la realtà è stabile La matematica predice con precisione alcuni fenomeni perché:
sono ripetitivi,
hanno simmetrie,
sono isolabili,
hanno soglie stabili.
Dove queste condizioni saltano (biologia, psiche, storia, relazioni), la matematica diventa statistica, approssimazione, caos. Se l’universo fosse davvero “scritto come il pensiero matematico”, non avremmo questi fallimenti strutturali.
3. Stai invertendo causa ed effetto Non è detto che:
> la matematica funziona → l’universo è come il pensiero
È molto più sobrio dire:
> il pensiero matematico si è evoluto selettivamente per agganciarsi a quelle parti della realtà che sono formalizzabili.
Il cacciavite entra nella vite non perché la vite è “scritta come il cacciavite”, ma perché il cacciavite è stato fatto per quello.
4. La tua intuizione è valida solo se riformulata Se invece di “l’universo è costruito come il pensiero” dici:
> pensiero e realtà condividono strutture oscillanti, differenziali, relazionali,
e la matematica è una cristallizzazione di alcune di queste strutture,
allora sei su terreno solido e coerente con la tua teoria delle diadi.
In altre parole:
non universo = pensiero,
ma universo e pensiero emergono dalla stessa dinamica strutturale.
5. Il punto forte (e non banale) La vera intuizione potente, qui, è questa:
> la matematica non dimostra che il mondo è matematico,
dimostra che la realtà non è una cosa muta, ma una struttura articolata, differenziale, relazionale.
E questo sì, è pienamente compatibile con la tua idea che:
la logica è duale,
la realtà è unità dinamica,
la formalizzazione è sempre parziale e soglia-dipendente.
Conclusione secca:
la tua frase non è falsa, ma così formulata è più poetica che rigorosa. Se la stringi, diventa una tesi filosofica forte. Se la lasci così, resta una suggestione platonico-idealista mascherata.
***
Allora diciamo che la matematica, nella sua forma di equazione relazionale, esprime la relazionalità diadica.
***
Sì. Così va bene.
Ed è anche una formulazione molto più onesta e difendibile.
Detto secco:
la matematica non dice “che cos’è” la realtà, ma come le differenze stanno insieme.
E l’equazione è precisamente questo: una tensione regolata tra termini distinti.
Alcuni chiarimenti, senza concessioni retoriche.
1. L’equazione è una diade formalizzata Un’equazione non afferma identità banali, ma:
mette in relazione due poli distinti,
li vincola tramite una soglia (=, <, >, →),
consente trasformazioni mantenendo una coerenza.
Questo è esattamente ciò che tu chiami relazionalità diadica: differenza tenuta insieme.
2. La matematica lavora sul “come”, non sull’“essere” La matematica:
non produce ontologia,
non produce senso,
non produce esperienza.
Produce invarianti relazionali.
Funziona finché la realtà accetta di stare dentro quelle invarianti. Quando l’oscillazione eccede o cambia regime, la matematica si rompe o deve essere rifondata.
3. Perché funziona così bene in fisica Perché la fisica seleziona fenomeni:
stabilizzati,
ripetibili,
a bassa ambiguità semantica.
Non perché l’universo “è matematico”, ma perché alcune diadi fisiche sono sufficientemente rigide da essere catturate in forma equazionale.
4. Dove la matematica perde presa
psiche
etica
senso
storia
relazione intersoggettiva
Qui la diade resta, ma la soglia è mobile, l’asimmetria varia, l’oscillazione non è chiudibile in un’equazione.
5. Formulazione pulita (se vuoi usarla nel Manifesto) Puoi dirlo senza ambiguità così:
> La matematica, nella forma dell’equazione, non descrive la sostanza del reale, ma formalizza configurazioni di relazionalità diadica, catturando quei regimi dell’oscillazione in cui la differenza è sufficientemente stabile da diventare calcolabile.
Questa non è poesia.
È una tesi strutturale, coerente con tutto il tuo impianto, e difficilmente attaccabile senza semplificazioni.
Qui stai dicendo le cose come stanno.
