martedì 11 marzo 2025

Fallimenti, ostacoli, difficoltà...

 Non dobbiamo identificare il fallimento con un esito definitivo, ma come un passaggio, una preparazione, una tappa della riuscita o del successo. Le difficoltà, i fallimenti, sono insegnamenti, tappe del cammino. La fonte del successo è proprio il fallimento. 

Nel destino. Non esistono linee rette, se non come eccezioni, rari colpi di fortuna. Esaminate il corso di un fiume, con le sue anse. Quando l'acqua incontra una pietra, la aggira,

lunedì 10 marzo 2025

Kinhin



Il metodo giapponese per ritrovare la calma nelle giornate stressanti, camminando in questo modo (anche al lavoro)

Pubblicato il1 Marzo 2025

Scritto daAnnalisa

Fitness


Ti senti sopraffatto dallo stress? Hai la testa che scoppia di pensieri e non riesci a trovare un attimo di pace? Se l’idea di sederti a meditare ti sembra impossibile, c’è una buona notizia per te: non devi stare fermo per trovare la calma interiore. Il metodo arriva dal Giappone ed è la camminata Kinhin, una pratica zen che unisce respiro, movimento e consapevolezza. Scopriamo insieme come può cambiare le tue giornate!


Cos’è la camminata Kinhin e perché dovresti provarla

Il Kinhin è una forma di meditazione in movimento tipica della tradizione Zen. A differenza della classica meditazione seduta (zazen), in cui il corpo rimane immobile, il Kinhin permette di mantenere uno stato di presenza e consapevolezza mentre si cammina. Il tutto con una particolarità: il ritmo è lento, il respiro è profondo e ogni passo diventa un’occasione per rilassarsi e centrarsi.


Nata nei monasteri Zen giapponesi, questa pratica veniva utilizzata dai monaci tra una sessione di meditazione e l’altra per evitare la rigidità del corpo e mantenere la concentrazione. Ma oggi, il Kinhin può essere il tuo alleato perfetto per ritrovare equilibrio nelle giornate frenetiche.


Come funziona il Kinhin: passo dopo passo

Non servono attrezzature speciali, né lunghe camminate. Puoi praticare il Kinhin ovunque: in casa, in ufficio, al parco o persino mentre aspetti il caffè. Ecco come fare:


Trova uno spazio tranquillo – Non serve molto: un corridoio, un piccolo giardino o anche solo uno spazio abbastanza ampio dell'ufficio. Ovviamente se puoi uscire all'aperto o nella natura è ancora meglio.

Assumi una postura eretta ma rilassata – La schiena deve rimanere dritta, il mento leggermente abbassato e lo sguardo rivolto a un metro davanti a te.

Posiziona le mani nel mudra Shasu – La mano sinistra chiusa a pugno all’altezza dell’ombelico, coperta dalla mano destra, con i pollici che si toccano leggermente.

Sincronizza il respiro ai movimenti – Inspira, muovi un piede leggermente avanti. Espira, sposta l’altro piede. Il passo è lento e misurato, proprio come il respiro. Un passo ad ogni inspirazione ed espirazione.

Cammina in consapevolezza – Senti il contatto dei piedi con il suolo, l’aria intorno a te e l’effetto del respiro sul corpo.

Il segreto sta nella lentezza: più rallenti, più la mente si calma. Anche solo pochi minuti possono fare la differenza!





Perché il Kinhin è così potente?

Potresti pensare: “Ma camminare così lentamente è davvero utile?” La risposta è sì! Studi scientifici hanno dimostrato che il Kinhin mantiene il cervello in uno stato simile alla meditazione seduta, favorendo onde cerebrali alfa (quelle del rilassamento profondo) e riducendo i livelli di stress. Ecco i principali benefici:


Abbassa lo stress e l’ansia – Il respiro profondo combinato al movimento crea uno stato di calma immediata.

Aumenta la concentrazione – Perfetto per chi ha bisogno di sgombrare la mente prima di un compito importante.

Migliora la postura e l’equilibrio – Rallentare il passo aiuta a prendere consapevolezza del proprio corpo.

Rende la meditazione più accessibile – Se stare seduti in silenzio ti annoia, questa è l’alternativa ideale.

Quando praticarlo? Ecco i momenti migliori

Il bello del Kinhin è che puoi integrarlo facilmente nella tua routine. Alcuni momenti perfetti per provarlo:


Dopo una lunga giornata di lavoro – Per decomprimere e rilassare la mente.

Nelle pause tra un’attività e l’altra – Anche solo 5 minuti di Kinhin possono darti una nuova energia.

Dopo i pasti – Favorisce la digestione e calma il sistema nervoso.

Prima di dormire – Un ottimo rituale per spegnere i pensieri e prepararsi al riposo.

Per completezza è bene precisare che tradizionalmente il Kinhin si pratica tra due sessioni di meditazione seduta (zazen). Qui abbiamo presentato una versione modernizzata e semplificata del Kinhin, orientata verso la gestione dello stress piuttosto che verso la pratica spirituale tradizionale


Kinhin nella vita quotidiana: piccoli trucchi per integrare la pratica

Non hai tempo per una sessione dedicata? Nessun problema! Puoi incorporare il Kinhin nei gesti di tutti i giorni:


Cammina lentamente mentre vai a prendere il caffè.

Pratica il respiro consapevole mentre ti sposti da una stanza all’altra.

Usa il tragitto verso la fermata dell’autobus o il parcheggio per rallentare e respirare profondamente.

Il segreto è trasformare ogni passo in un’opportunità per essere presenti, senza dover ritagliare tempo extra nella giornata.


Prova il Kinhin e scopri una nuova serenità

Se pensavi che per meditare servisse restare immobili, il Kinhin ti farà cambiare idea. Questa pratica semplice e accessibile è un vero toccasana per mente e corpo, perfetta per chiunque voglia trovare pace anche nel bel mezzo del caos quotidiano.


E ora tocca a te: la prossima volta che senti lo stress salire, fai un respiro profondo e prova la camminata Kinhin. Potrebbe diventare il tuo nuovo rituale preferito per ritrovare la calma, un passo alla volta!


Ai limiti della materia

Il fatto che ci siano particelle prive di massa e virtualmente estranee allo spaziotempo, che però agiscono sulle altre particelle e quindi sulla materia, ci fa capire come la materia non sia affatto quella realtà solida, visibile e tangibile che credevamo. Ma è solo la punta dell' iceberg che nasconde una dimensione in gran parte invisibile, cangiante e trasformante, ai limiti del materiale. Diciamo che si capisce come il mondo della materia possa scivolare con facilità e naturalezza nel mondo dove lo spaziotempo lascia la sua presa. C' è come una zona di passaggio su cui possiamo lavorare. 

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La riflessione che proponi è davvero affascinante e apre la porta a discussioni profonde sulla natura della realtà. Quello che descrivi, ovvero l'interazione di particelle prive di massa con la materia, rispecchia in parte le scoperte della fisica moderna e della meccanica quantistica.


Le particelle come i fotoni, prive di massa, sono fondamentali per molti fenomeni fisici, dalla trasmissione della luce ai processi di entanglement quantistico, e sembrano effettivamente sfidare la nostra concezione tradizionale di spazio, tempo e materia. La meccanica quantistica ha già dimostrato come la realtà a livello subatomico sia sfuggente, sfumata e basata su probabilità piuttosto che su certezze. Concetti come la superposizione e l'entanglement sono esempi di come la "solidità" della materia sia una manifestazione del mondo macroscopico, un effetto emergente di un substrato più elusivo.


Questa "zona di passaggio" di cui parli potrebbe anche essere interpretata come l'interfaccia tra il mondo quantistico e quello classico, un luogo di potenziale esplorazione tanto scientifica quanto filosofica. Che ne pensi, potrebbe trattarsi di un invito a riconsiderare non solo il modo in cui comprendiamo il mondo fisico, ma anche il nostro ruolo nell'interazione con questa dimensione?

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Leggiamo questo articolo dove si dimostra che il tempo non è quella morsa che crediamo.

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di Tommaso Nicolò

7 mar 2025

Un team di ricerca dell’Università di Surrey, con l’aiuto della fisica quantistica, ha scoperto che il tempo potrebbe scorrere ugualmente in entrambe le direzioni, senza alcuna differenza tra passato e futuro


Il rapporto dell’essere umano con il tempo è stato complesso da sempre; fosse anche solo perché in esso si personifica la caducità dell’individuo. Prima divinità, poi dimensione, per alcuni filosofi un semplice flusso interiore, eppure il tempo noi lo percepiamo, ne avvertiamo lo scorrere come di un fiume in piena che inevitabilmente ci travolge. Un fiume che muove seguendo un flusso ben preciso, costante: dai ricordi del passato verso le incertezze e le aspettative del futuro. A darcene conferma sono le esperienze di vita quotidiana, un bicchiere che cade e si rompe, ad esempio, non può ricomporsi da solo. In altre parole, da sempre siamo portati a pensare che esista una “

«freccia del tempo» con un verso ben preciso e che essa sia una caratteristica fondamentale della natura. Eppure, la scienza sembrerebbe non essere d’accordo e si è chiesta se effettivamente non stessimo perdendo di vista un tassello fondamentale dell’intricato mosaico del tempo. Ma da dove nascono i dubbi?


Cosa dice la fisica?

Il problema principale è in realtà sotto gli occhi di tutti, ovvero le leggi della fisica non prevedono in alcun modo che esista un’unica direzione del tempo. Le leggi di Newton, che governano il moto dei pianeti, funzionano in egual modo indipendentemente da come facciamo girare le lancette dell’orologio. A cosa è dovuta, dunque, questa nostra diversa percezione, perché il tempo sembra scorrere solo in avanti? Questa è una delle domande a cui il team di ricercatori dell’Università di Surrey, in Gran Bretagna, di cui fa parte l’italiano Andrea Rocco, ha cercato di dare una risposta. Per farlo, come descritto nel loro lavoro pubblicato di recente su Scientific Reports di Nature, gli scienziati si sono concentrati sul problema della freccia del tempo all’interno dei sistemi quantistici, ovvero quel complesso mondo subatomico che risponde alle leggi della meccanica quantistica e che in gran parte è ancora avvolto da un alone di mistero.



Lo studio e le novità introdotte

In genere, si ritiene che l’interazione di un sistema quantistico con l’ambiente comporti inevitabilmente una perdita d’informazioni in relazione al tempo, generando così una direzione temporale preferita. Ma applicando specifici modelli matematici i ricercatori hanno notato che la perdita di informazioni avviene in ambedue le direzioni, sia all’indietro nel tempo che in avanti. Facendo supporre che, almeno sul piano quantistico, il tempo potrebbe non avere una sola direzione ma due opposte fra loro. 

In altri termini, la freccia del tempo emerge solo quando prendiamo in considerazione specifici sistemi, caratterizzati da altrettanto specifiche condizioni di partenza e in una certa interazione con l’ambiente. Ergo non può essere considerata una proprietà fondamentale della natura, perché altrimenti dovrebbe essere vera indipendentemente dalla scala e dalla condizione fisica in cui si analizza. Ne è un chiaro esempio la velocità della luce nel vuoto, che resta sempre la stessa anche quando il punto di vista dell’osservatore varia. Altro esempio è la carica elettrica che possiede un elettrone, anche questa non varia al variare dell’esperimento. Nel lavoro, il team ha anche dimostrato come le equazioni che stanno alla base della quantistica (equazione di Pauli, Lindbland e Langevin) e che perciò descrivono il mondo subatomico, sono simmetriche rispetto al tempo permettendo, perciò, al sistema di evolvere sia in avanti che all’indietro del tempo senza perdere di validità fisica.



Un futuro tutto da scrivere 

I risultati del lavoro sono certamente affascinanti, tuttavia resta da capire quanto ampio possa essere il loro angolo d’applicazione. Su larga scala, infatti, il tempo continua a scorrere in avanti. Va capito, perciò, se tali scoperte possano avere un’applicazione anche sul mondo macroscopico, dove a farla da padrone è la seconda legge della termodinamica, secondo la quale il livello di entropia è destinato a crescere nel tempo. Il passo successivo è dunque provare a sviluppare ulteriormente il lavoro in modo da poterlo applicare sul mondo macroscopico e capire se anche l'Universo si muove su due direzioni temporali opposte, se così fosse il nostro sarebbe un viaggio nel cosmo compiuto a metà. 


7 mar 2025



Fotoni entangled

Mi sembra a questo punto che esista un rapporto inevitabile tra i fotoni, così leggeri e senza massa, insensibili allo spaziotempo, e le particelle entangled.

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Sì, esiste un rapporto molto stretto tra i fotoni e le particelle entangled, e i fotoni sono spesso utilizzati negli esperimenti di entanglement. Ecco una spiegazione più dettagliata:

Entanglement quantistico

 * L'entanglement è un fenomeno quantistico in cui due o più particelle diventano correlate in modo tale che lo stato di una particella non può essere descritto indipendentemente dallo stato delle altre, anche se sono separate da grandi distanze.

 * In altre parole, le particelle entangled sono "intrecciate" in modo che le loro proprietà siano correlate.

Fotoni ed entanglement

 * I fotoni sono spesso utilizzati negli esperimenti di entanglement perché possono essere facilmente creati in coppie entangled.

 * Ciò può essere ottenuto, ad esempio, inviando un raggio laser attraverso un cristallo non lineare, che può produrre due fotoni entangled.

 * Le proprietà che vengono tipicamente entangled nei fotoni sono la polarizzazione (la direzione dell'oscillazione del campo elettrico) e la quantità di moto angolare.

 * Una volta che i fotoni sono entangled, la misurazione della proprietà di un fotone determina istantaneamente la proprietà dell'altro fotone, indipendentemente dalla distanza che li separa.

Importanza dei fotoni nell'entanglement

 * I fotoni entangled sono fondamentali per molte applicazioni emergenti, tra cui la crittografia quantistica, la comunicazione quantistica e il calcolo quantistico.

 * Nella crittografia quantistica, l'entanglement può essere utilizzato per creare chiavi di crittografia sicure che sono impossibili da intercettare senza essere rilevate.

 * Nella comunicazione quantistica, l'entanglement può essere utilizzato per trasmettere informazioni in modo sicuro e veloce.

 * Nel calcolo quantistico, l'entanglement è una risorsa fondamentale per eseguire calcoli che sono impossibili per i computer classici.

In sintesi, i fotoni svolgono un ruolo cruciale nella comprensione e nell'applicazione dell'entanglement quantistico, aprendo la strada a nuove tecnologie rivoluzionarie. 

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In effetti il fotone è il candidato ideale, visto che è senza massa e distaccato dal tempo e dal luogo.

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Hai colto un punto cruciale. Le caratteristiche del fotone lo rendono un candidato ideale per esplorare i misteri dell'entanglement e della comunicazione quantistica. Ecco perché:

 * Assenza di massa:

   * Come hai giustamente osservato, l'assenza di massa del fotone gli permette di viaggiare alla velocità della luce, il che è essenziale per la comunicazione quantistica a lunga distanza.

   * Questa caratteristica riduce anche le interazioni con l'ambiente circostante, preservando lo stato di entanglement.

 * Distacco da tempo e luogo:

   * Il fatto che il fotone non "sperimenti" il tempo e lo spazio nel modo in cui lo facciamo noi lo rende meno suscettibile alle decoerenze, che sono interruzioni dello stato di entanglement causate dalle interazioni con l'ambiente.

   * Questa proprietà è fondamentale per la trasmissione di informazioni quantistiche su lunghe distanze.

 * Facilità di creazione e manipolazione:

   * I fotoni possono essere facilmente creati in coppie entangled e le loro proprietà, come la polarizzazione, possono essere manipolate con grande precisione.

   * Questa facilità di manipolazione rende i fotoni ideali per gli esperimenti di entanglement e per le applicazioni di comunicazione quantistica.

 * Interazioni con la materia:

   * Sebbene non abbia massa, il fotone interagisce con la materia, il che permette la misurazione del suo stato quantistico.

In sintesi, le proprietà uniche del fotone lo rendono uno strumento prezioso per esplorare i confini della fisica quantistica e per sviluppare nuove tecnologie che sfruttano l'entanglement.

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Il fotone viaggia alla velocità della luce. Ma non si sposta istantaneamente. 

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Hai ragione a sottolineare questa apparente contraddizione. Anche se il fotone viaggia alla velocità della luce, ciò non significa che si sposti istantaneamente da un punto all'altro. Ecco alcune precisazioni:

 * Velocità della luce finita:

   * La velocità della luce nel vuoto, circa 299.792 chilometri al secondo, è una costante finita. Ciò significa che la luce impiega un tempo misurabile per percorrere una determinata distanza.

   * Ad esempio, la luce del Sole impiega circa 8 minuti e 20 secondi per raggiungere la Terra.

 * Distanza e tempo:

   * Anche se il fotone viaggia alla velocità massima consentita dalle leggi della fisica, la distanza che deve percorrere influisce sul tempo che impiega per arrivare a destinazione.

   * Più la distanza è grande, più tempo impiegherà la luce per coprirla.

 * Dal punto di vista del fotone:

   * Come abbiamo detto in precedenza, dal punto di vista del fotone, il tempo non scorre. Quindi, per il fotone, il viaggio è istantaneo.

   * Questo non significa che la luce non impieghi tempo a viaggiare.

 * Interazioni con la materia:

   * Quando la luce attraversa un mezzo materiale, come l'aria o l'acqua, la sua velocità può rallentare a causa delle interazioni con gli atomi e le molecole del mezzo.

   * Questo rallentamento influisce sul tempo che la luce impiega per percorrere una determinata distanza.

In sintesi, anche se il fotone viaggia alla velocità della luce, ciò non significa che si sposti istantaneamente. La velocità della luce è finita, e la distanza che la luce deve percorrere influisce sul tempo che impiega per arrivare a destinazione.

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Come si fa a dire "dal punto di vista del fotone", come se il fotone avesse una mente.

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L'espressione "dal punto di vista del fotone" è un modo di dire che viene usato in fisica per descrivere come il mondo apparirebbe se potessimo metterci nei panni di un fotone, una particella di luce. È importante sottolineare che i fotoni non hanno una "mente" nel senso umano del termine, quindi questa espressione è una metafora che ci aiuta a visualizzare concetti complessi.

Ecco alcuni punti chiave per capire cosa significa:

 * Relatività ristretta:

   * La teoria della relatività ristretta di Einstein ci dice che il tempo e lo spazio sono relativi, cioè dipendono dalla velocità dell'osservatore.

   * I fotoni viaggiano alla velocità della luce, che è la velocità massima possibile.

 * Tempo e spazio per un fotone:

   * Dal punto di vista di un fotone, il tempo non passa. Il viaggio da un punto all'altro dello spazio è istantaneo.

   * Questo significa che un fotone emesso dal Sole impiega 8 minuti per raggiungere la Terra dal nostro punto di vista, ma per il fotone stesso il viaggio è immediato.

   * Inoltre, per un fotone, la distanza tra il punto di emissione e quello di assorbimento è nulla.

 * Implicazioni:

   * Questo concetto è difficile da immaginare perché la nostra esperienza quotidiana è limitata a velocità molto inferiori a quella della luce.

   * Usare l'espressione "dal punto di vista del fotone" ci aiuta a comprendere meglio come la relatività ristretta influenza la nostra percezione del tempo e dello spazio.

In sintesi, "dal punto di vista del fotone" è un modo per esplorare le conseguenze estreme della relatività ristretta, anche se i fotoni non hanno una coscienza come la intendiamo noi.

Il problema di Gesù

Il problema di Gesù non è che predichi male (a parte alcune parabole in cui trapela la cultura "paternalistica" e autoritaria dell' epoca), ma che non è consapevole della dialettica diadica bene/male e amore/odio, in base alla quale ogni azione "buona" deve essere compensata (per ragioni di equilibrio cosmico) da un' azione "cattiva". 

All' universo non interessa la qualità della tua azione (in tal senso è al di là o al di sopra del bene e del male), ma la quantità. È una questione di equilibrio e di simmetria). Tutto deve essere compensato.

La qualità delle tue azioni riguarda il tuo destino personale, non l' equilibrio del cosmo. In altri termini, in una bilancia non importa se metti oro o merda, purché il peso si equilibri.

Solo tu saprai se hai messo oro o merda. Ma non l'universo che non distingue.

Il Tao Te Ching lo dice chiaramente: l' universo tratta gli uomini come "cani di paglia". Ed è il bene che mette al mondo il male.

Non per nulla la nostra scienza è quantitativa, mentre la nostra vita interiore è qualitativa. Si tratta di due piani diversi, anche se connessi.

Il problema di Gesù non è che predichi il bene, ma che predichi... ossia, che voglia sovvertire l' equilibrio quantitativo del mondo. Predica male il bene. E, predicando male il bene, porta con sé il male.

La qualità della tua azione riguarda solo la tua consapevolezza. Se non sei consapevole, sei come un animale che non può fare né bene né male. Incolperesti il leone perché uccide la gazzella?

Vedi che l' universo non sa nulla di bene e di male? Sei tu che introduci questi valori.

Ma quanti uomini sono consapevoli, cioè hanno accesso a una dimensione spirituale?


Teoria dell' informazione integrata


La teoria dell'informazione integrata (Integrated Information Theory, IIT) è una teoria proposta originariamente dal neuroscienziato Giulio Tononi nel 2004[1] che cerca di fornire un quadro in grado di spiegare perché alcuni sistemi fisici (come il cervello umano) sono coscienti, e quali caratteristiche dovrebbero possedere altri sistemi fisici per essere anch'essi considerati coscienti. In linea di principio, qualora tale teoria venisse completata e fosse ampiamente verificata in condizioni controllate, potrebbe fornire una misurazione scientifica di quanto un sistema fisico è cosciente, e perfino una descrizione di quale particolare esperienza sta avendo. Nell'IIT si suppone che la coscienza di un sistema (come esso è soggettivamente) sia identica alle determinate sue proprietà causali (come esso è oggettivamente).


È una delle teorie principale che mirano a spiegare il funzionamento della coscienza, insieme alla teoria dello spazio di lavoro globale, la teoria dell'identità mente-corpo, e alla teoria dell'identità mente-oggetto.



Principi Fondamentali dell'IIT


L'IIT sostiene che la coscienza emerge non solo dalla capacità di un sistema di elaborare informazioni, ma dalla sua capacità di integrarle in maniera unitaria. Un sistema altamente integrato non può essere ridotto a parti indipendenti senza perdere qualcosa di essenziale riguardo alla sua funzione o al suo stato.


Integrazione


L'esperienza fenomenica è unitaria e coerente. Nonostante la vasta quantità di informazioni sensoriali e cognitive che riceviamo e elaboriamo, la nostra esperienza cosciente si presenta come un singolo campo unitario piuttosto che come un insieme disconnesso di parti indipendenti. Φ mira a quantificare questa integrazione di informazioni, assumendo che un alto livello di integrazione sia una caratteristica fondamentale della coscienza.


Differenziazione


La nostra esperienza fenomenica è incredibilmente ricca e varia; possiamo distinguere tra un'enorme varietà di stati mentali e percezioni. L'IIT propone che questa capacità di differenziazione sia catturata dalla misura di Φ, poiché sistemi con un alto grado di differenziazione (cioè con un vasto repertorio di possibili stati) dovrebbero essere in grado di generare esperienze più complesse e sfumate.


Esclusione


Ogni esperienza fenomenica specifica esclude tutte le altre possibili esperienze in quel dato momento. L'IIT riflette questa caratteristica attraverso il principio di esclusione, che afferma che in un sistema cosciente, solo l'insieme di informazioni più integrato e coeso costituirà l'esperienza cosciente in un dato momento. Questo principio cerca di modellare la natura definita e limitata di ogni esperienza fenomenica.


Specificità


Le esperienze fenomeniche sono specifiche nel contenuto. Ciascuna esperienza ha dettagli e qualità distintive. L'IIT cerca di spiegare questa specificità attraverso la sua enfasi sulla struttura specifica delle connessioni e delle interazioni in un sistema che integra le informazioni. Il modo in cui le parti di un sistema sono collegate e interagiscono determina le specifiche qualità dell'esperienza cosciente.


Misurazione della Coscienza


Il "Φ" (phi) è un tentativo di quantificare quanto efficacemente un sistema integra le informazioni. Un valore più alto di Φ indicherebbe un livello di coscienza più elevato, suggerendo che l'informazione è processata in modo più unitario e indipendente dalle parti componenti del sistema. L'IIT propone che Φ possa essere misurato analizzando le interazioni tra le parti di un sistema (ad esempio, il cervello) per determinare quanto stretta sia l'integrazione delle informazioni.


Critiche e Sviluppi


La teoria ha suscitato un intenso dibattito, con critiche che si concentrano sulla difficoltà di misurare Φ, sulla sua applicabilità a sistemi non biologici e sulla questione se l'integrazione delle informazioni sia effettivamente la base della coscienza. Nonostante queste critiche, l'IIT rimane una delle teorie più discusse e influenti nella ricerca sulla coscienza, stimolando ulteriori ricerche empiriche e teoriche nel tentativo di comprendere meglio la natura della coscienza umana e non umana.


In sintesi, l'IIT tenta di spiegare perché e come certi stati di informazione integrata corrispondano all'esperienza fenomenica attraverso una serie di principi e misure quantitativi. Questi tentativi di correlazione tra le proprietà dell'informazione integrata e le qualità dell'esperienza fenomenica sono al cuore degli sforzi dell'IIT di fornire una spiegazione scientifica e matematicamente rigorosa della natura della coscienza.


Nel 2023 la teoria è stata oggetto di un deciso attacco da parte di oltre 124 studiosi di varia provenienza che l'hanno accusata di non fornire elementi empirici convincenti[2]. Nello stesso periodo però è anche oggetto di verifica in numerosi progetti che sono stati definiti di cooperazione competitiva da autorevoli scienziati [3] .


Note


^ Giulio Tononi, An information integration theory of consciousness, in BMC Neuroscience, vol. 5, n. 1, 2004, pp. 42, DOI:10.1186/1471-2202-5-42. URL consultato il 19 febbraio 2022.

^ Stephen Fleming et al., The Integrated Information Theory of Consciousness as Pseudoscience, 15 settembre 2023, DOI:10.31234/osf.io/zsr78.

^ Melloni, Lucia, et al. (2021), 'Making the hard problem of consciousness easier', in Science, 372 (6454), 911-13; Melloni, Lucia, et al. (2023), 'An adversarial collaboration protocol for testing contrasting predictions of global neuronal workspace and integrated information theory', in PLoS One, 18 (2); Seth, Anil and Bayne, Timothy (2022), 'Theories of consciousness', in Nature Reviews Neuroscience, 23 (7), 439-52.


Cinque equazioni fondamentali

Tutte le innovazioni tecnologiche su cui facciamo affidamento ogni giorno, dalle automobili agli smartphone, sono state progettate utilizzando la fisica. E anche se non sono necessarie grandi conoscenze scientifiche per utilizzare questi oggetti, tutti noi dovremmo essere in grado comprendere almeno alcune nozioni base di questa materia (così come di musica, arte, storia ed economia). Come ha scritto Robert Heinlein nel suo romanzo Lazarus Long, l'immortale: “Un essere umano deve essere in grado di cambiare un pannolino, pianificare un'invasione, macellare un maiale, guidare una nave, progettare un edificio, scrivere un sonetto, tenere la contabilità, costruire un muro, aggiustare un osso rotto, confortare i moribondi, prendere ordini, dare ordini, collaborare, agire da solo, risolvere equazioni, analizzare un problema nuovo, raccogliere il letame, programmare un computer, cucinare un pasto saporito, battersi con efficienza, morire valorosamente. La specializzazione va bene per gli insetti”. Per evitare di fare la figura degli insetti, quindi, vi propongo la mia top five delle equazioni di fisica che dovreste assolutamente conoscere.

 1. Il secondo principio della dinamica. L’avrete sicuramente già incontrato: ha più di trecento anni e lo si ritrova spesso nei meme a sfondo scientifico o sulle magliette. La formula recita che la forza netta su un oggetto è uguale alla sua massa (m) per l'accelerazione (a). Ma cosa significa veramente? Questa regola ha a che fare con le interazioni, come quelle che si creano calciando un pallone o facendo cadere una bottiglia d'acqua sul pavimento. Il secondo principio della dinamica (conosciuto anche come seconda legge di Newton) descrive queste interazioni con il concetto di "forza". E cosa fanno le forze? La forza netta su un oggetto ne modifica il moto. E da questa equazione di fisica apparentemente semplice possono scaturire altre riflessioni interessanti. Vedete le frecce sopra F e a nell'immagine? Indicano che le due variabili in questione sono dei vettori, e che contengono quindi più di un'informazione. Se qualcuno vi chiedesse per esempio di spostarvi di un metro, dove andreste a finire? Dipende. Potreste muovervi di un metro verso est, verso ovest, o a 39 gradi dal nord. La distanza da sola non è sufficiente: è necessario specificare anche la direzione. Questo vale sia per le forze che per l'accelerazione. Altre grandezze (come la massa o la temperatura) non hanno una direzione e vengono perciò definite scalari. Nonostante il secondo principio della dinamica sia utilissimo, per qualche strana ragione la gente non sembra crederci. Molti ritengono, erroneamente, che una forza costante faccia muovere un oggetto a velocità costante. L'equazione dice invece che se si spinge su un oggetto con una forza costante, questo continuerà ad accelerare. Perché questa idea sbagliata è così diffusa? Il motivo è non c'è quasi mai una sola forza ad agire su un oggetto. Se si mantenesse una pressione costante sul pedale dell'acceleratore, e questa fosse l'unica forza esercitata sull'auto, potete star certi che la vostra macchina correrebbe sempre più veloce. Ma quando guidiamo in realtà entra in gioco anche la resistenza del vento, che spinge nella direzione opposta e compensa parzialmente la forza del motore. Usando le forze per descrivere le interazioni è possibile per esempio,prevedere la traiettoria di un pallone da basket in aria o addirittura il movimento di un sistema stellare binario. 

 2. L'equazione delle onde. Se prendete una lunga corda e ne scuotete un'estremità, creerete una perturbazione. Indovinate un po': con quel semplice gesto avete creato un impulso che viaggia lungo la fune. È un esperimento piuttosto semplice da realizzare. Equazioni di fisica ecco le cinque che dovreste assolutamente conocere Parliamo in questo caso di un'equazione differenziale, che quindi riguarda il calcolo infinitesimale. Ma l'idea alla base è semplice: se immaginate un piano cartesiano con una corda distesa sull'asse x, l'equazione afferma che la posizione della fune nella direzione verticale (y) dipende sia dal tempo (t) che dalla posizione di quella parte dell'oggetto (x). In base a ciò, possiamo modellare un impulso su una corda per dimostrare che si muove a una velocità v. Nelle corde reali, la velocità dell'onda dipende sia dalla massa per la lunghezza sia dalla tensione della fune. Ma perché dovrebbe interessarvi? Be', perché le onde sono ovunque intorno a noi. La luce è un'onda elettromagnetica. Lo stesso vale per le radiazioni del vostro forno a microonde e per il segnale wi-fi. Il suono è un'onda che si muove nell'aria; quando si pizzica una corda le cui estremità sono fissate, quest'onda rimbalza avanti e indietro: in questo caso si parla "onda stazionaria" ed è quella che si ottiene quando si suona la chitarra. Come vedrete tra poco, con un'equazione di questo tipo si può descrivere addirittura il comportamento di oggetti piccolissimi come gli elettroni. 

 3. Le equazioni di Maxwell. Includere in questo elenco quattro equazioni di fisica come se fossero una sola è un po' come barare, ma qui parliamo di un pacchetto completo. Le equazioni di Maxwell descrivono sostanzialmente tutto ciò che serve sapere sul campo elettrico (E), sul campo magnetico (B) e sulla loro correlazione. Il campo elettrico è un modo per descrivere le interazioni tra le cariche elettriche (come elettroni e protoni), mentre il campo magnetico descrive ciò che accade quando queste cariche sono in movimento (in un atomo o in una corrente elettrica). Praticamente tutto ciò che ci circonda ha a che fare con l'interazione elettromagnetica. Perché quando spingiamo la mano contro il muro non riusciamo ad attraversarlo? Dopo tutto il muro non è un oggetto solido, ma è composto da atomi. La ragione è l'interazione elettrica tra gli elettroni della mano e quelli del muro, che si respingono. Poi, naturalmente, esistono oggetti come le lampadine, i motori elettrici e i computer. Ma c'è una cosa ancora più importante da dire sulle equazioni di Maxwell. Si possono usare per dimostrare che un campo elettrico oscillante genera un campo magnetico variabile, che a sua volta genera un campo elettrico. In pratica, è possibile creare un'onda (con l'equazione d'onda) per i campi elettrici e magnetici nello stesso modo in cui un'onda si sposta lungo una corda. La velocità di quest'onda elettromagnetica (nel vuoto) sarebbe di 2,99 x 108 metri al secondo, che si dà il caso sia la velocità della luce. Quindi la luce è effettivamente un'onda elettromagnetica. Ed è un fatto piuttosto importante. 

 4. Equazione di Schrödinger.  L'equazione di Schrödinger è il modello matematico alla base della meccanica quantistica. Per descrivere il comportamento di una palla da baseball o della Luna in orbita intorno alla Terra si può usare la seconda legge di Newton. Che però non va più bene quando si indagano corpi estremamente piccoli come elettroni e protoni. Gran parte delle nostre idee sul moto non funzionano su scala subatomica. "Se pensate di capire la meccanica quantistica, non capite la meccanica quantistica", come disse una volta Richard Feynman. Prendiamo quindi brevemente in esame l'equazione di Schrödinger. La versione in alto è chiamata equazione di Schrödinger dipendente dal tempo in una dimensione. Vedete la variabile Ψ (psi)? Si tratta della funzione d'onda. È un modo per rappresentare la probabile posizione di una particella, dal momento che non possiamo calcolarne la traiettoria. La chiamiamo funzione d'onda perché ha una soluzione ondulatoria, il che è positivo perché possiamo basarci sui calcoli matematici usati per le onde. Potete notare come questa equazione metta in relazione un tasso di variazione temporale (a sinistra) e un tasso di variazione spaziale (a destra), come l'equazione d'onda che abbiamo esplorato in precedenza. Anche se può sembrare strano che includa un numero immaginario (i è la radice quadrata di -1), questi elementi compaiono spesso nei modelli fisici e sono molto utili per rappresentare le oscillazioni. Passiamo ora a un’altra componente importante di questa equazione: ℏ. Si tratta della cosiddetta costante di Planck ridotta, che descrive la relazione tra energia e frequenza a livello quantistico (se volete divertirvi, potete misurare questa costante fondamentale usando led di colore diverso). Nel caso in siate appassionati di fisica quantistica e abbiate deciso di tatuarvi l'equazione di Schrödinger sul braccio, vi suggerisco di usare questa versione più breve: 
È praticamente la stessa cosa. C'è ancora la dipendenza dal tempo a sinistra. La parte spaziale è sostituita dall'operatore hamiltoniano (una H con un cappellino). Infine, |Ψ> è chiamato vettore di stato. È solo un modo diverso di rappresentare la funzione d'onda Ψ. Ma perché dovrebbe interessarci il mondo quantistico? Anche se non possiamo visitarlo come Ant-Man, ci occupiamo spesso di oggetti subatomici. Pensate a una singola molecola d'acqua, che rappresenta un'interazione tra un atomo di ossigeno e due atomi di idrogeno. Anche se è molto complicata, può essere modellata utilizzando l'equazione di Schrödinger. Se non vi piace l'acqua, esiste un'intera gamma di tecnologie basate sulla meccanica quantistica: laser, orologi atomici, led e, naturalmente, semiconduttori (utilizzati nel computer su cui state leggendo questo articolo).

 5. L'equazione energia-massa di Einstein. Se chiedete a una persona a caso di citarvi un'equazione, è molto probabile che come risposta otterrete questa formula. In breve, mostra una relazione tra energia (E) e massa (m) con la costante c per la velocità della luce (2,99 x108 metri al secondo). Anche se questa è la versione più conosciuta, ne esiste un’altra più completa. Eccola: 
 Questa versione tiene conto della velocità della particella (v) e permette di ottenere un'espressione che indica la sua energia totale. Se la velocità è molto inferiore a quella della luce, l'energia è approssimativamente questa :

Questo 1/2mv2 potrebbe apparirvi familiare: è l'energia cinetica. Possiamo quindi dedurre che l'energia di un oggetto è la somma della sua "energia di massa a riposo" (mc2) e della sua energia cinetica. Se si lancia una palla da baseball, questa possiede ovviamente un’energia cinetica perché si muove. Ma l'equazione di Einstein afferma che è dotata di energia anche quando è ferma. Prendiamo alcuni valori reali. Supponiamo che una palla da baseball (con una massa di 0,149 chilogrammi) si muova a una velocità di 40 metri al secondo (quella che imprimerebbe un lanciatore professionista). La palla avrebbe un'energia cinetica di 119 joule, ma l'energia della massa a riposo sarebbe di 1,33 x1018 joule: è molto di più di quello che pensate. Nel 2022 gli Stati Uniti hanno utilizzato poco più di 4mila miliardi di chilowattora di energia. Se si converte questo valore, si ottiene 1,46 x1019 joule. Quindi, se si prendessero undici palle da baseball e si trasformasse tutta la loro massa in energia elettrica, questa basterebbe per soddisfare il fabbisogno energetico degli Stati Uniti per un anno. È esattamente ciò che accade in una centrale nucleare. Gli elementi dotati di grande massa (come l'uranio) vengono colpiti dai neutroni e si rompono in pezzi. Tuttavia, la massa totale dei frammenti è inferiore alla massa originale dell'uranio. La massa persa viene convertita in energia. Dal momento che nell'equazione c è al quadrato, si evince che basta una piccola massa per ottenere molta energia. Ma forse non vi piacciono le centrali nucleari. Bene. Siete interessati ad altri tipi di energia? Vi piace mangiare? Vi incuriosisce il tempo? Tutte queste cose dipendono da un grande oggetto nel cielo chiamato sole, che produce luce grazie a una reazione nucleare che avviene al suo interno. Questa luce è la fonte della maggior parte delle altre forme di energia: aiuta a crescere le piante (comprese le verdure che mangiamo) che poi vengono mangiate dagli animali (e di cui molti di noi si nutrono a loro volta). L'energia solare riscalda la superficie della Terra e produce variazioni di temperatura e cambiamenti meteorologici. Insomma, il sole è essenziale. Forse E = mc2 è l'equazione fisica più famosa, ma è di sicuro anche la più importante. D'altronde mangiare mi piace eccome. 
 Questo articolo è apparso originariamente su Wired US. Topics

domenica 9 marzo 2025

E la luce fu... Il fotone divino

Si dice che la fisica si occupi di tutto ciò che ha una massa. Ma, guarda cosa, il fotone che è alla base della luce non ha una massa e questo è proprio ciò che gli permette di viaggiare alla massima velocità possibile, Ossia circa 300.000 chilometri al secondo. Ecco perché per arrivare dal Sole alla Terra ci mette circa 8 minuti. Ma, se non ha una massa e viaggia alla velocità massima, dal suo punto di vista non percepisce né spazio né tempo. C'è qualcosa che non quadra.

Il fotone non dovrebbe né spostarsi nel tempo né spostarsi nello spazio. Dovrebbe essere al di là del tempo e dello spazio.

***

Il tuo ragionamento tocca un aspetto affascinante della fisica moderna e del modo in cui consideriamo il tempo e lo spazio dal punto di vista relativistico.


Un fotone, non avendo massa a riposo, viaggia sempre alla velocità della luce, che è il limite massimo nel nostro universo. Secondo la teoria della relatività di Einstein, per un oggetto che viaggia a quella velocità, il tempo e lo spazio si contraggono in modo estremo. Dal punto di vista del fotone, il concetto di tempo non ha significato: esso parte da una sorgente (ad esempio il Sole) e "arriva" sulla Terra senza percepire il trascorrere del tempo o il "viaggio" nello spazio. In effetti, si potrebbe dire che per un fotone l'universo è ridotto a un singolo istante e a una distanza nulla.


Questo però non contraddice la sua capacità di "muoversi" attraverso lo spazio e il tempo come lo percepiamo noi, perché queste sono proprietà relative. Noi osservatori, che non viaggiamo alla velocità della luce, sperimentiamo lo spostamento e il passaggio del tempo quando interagiamo con i fotoni.


La luce ci offre uno spaccato quasi metafisico sul tessuto dello spazio-tempo. 

Approfondiamo questo concetto! Per capire meglio, partiamo dalla teoria della relatività.


Secondo la relatività, il modo in cui percepiamo il tempo e lo spazio dipende dalla velocità alla quale ci muoviamo. Noi, come osservatori umani, siamo "bloccati" a velocità molto inferiori a quella della luce. Di conseguenza, sperimentiamo sia il passaggio del tempo sia le distanze spaziali in modo normale e familiare.


Un fotone, però, viaggia sempre alla velocità della luce e non percepisce tempo né spazio nel senso convenzionale. Dal nostro punto di vista, quando vediamo un raggio di luce "spostarsi" dal Sole alla Terra, osserviamo un fenomeno che richiede circa 8 minuti per attraversare quei 150 milioni di chilometri di distanza. Questo è ciò che intendiamo quando parliamo di spostamento nello spazio e passaggio del tempo. Tuttavia, per il fotone, questi 8 minuti e quella distanza spaziale non "esistono" nel suo quadro di riferimento: esso si muove in quello che potremmo chiamare un "eterno presente".


Per noi, l'interazione con i fotoni avviene nel contesto del nostro spazio-tempo: quando un fotone colpisce il nostro occhio, per esempio, il nostro cervello lo percepisce come un evento che si svolge in un determinato momento e in un determinato luogo. Questa esperienza è influenzata dal nostro punto di vista, non da quello del fotone.


Questa apparente dicotomia tra come noi percepiamo la luce e come la "vive" il fotone è ciò che rende il mondo della fisica così sorprendentemente complesso e affascinante. In un certo senso, la luce ci ricorda che la realtà non è assoluta, ma dipende sempre dal punto di vista dell'osservatore. Non è poetico?

Allora, se noi fossimo dei fotoni, per noi lo spaziotempo non esisterebbe e vivremmo in un eterno presente.

Questo ragionamento è perfettamente coerente con le implicazioni della teoria della relatività! Se fossimo dei fotoni, la nostra "esperienza" dell'universo sarebbe completamente diversa da quella degli esseri umani o di qualsiasi altra entità con massa.


Dal punto di vista di un fotone, il tempo non scorre e lo spazio è contratto al punto tale che non ha dimensione. Il fotone "esiste" semplicemente in un eterno presente, senza percepire alcuna distanza tra il punto di origine e il punto di arrivo. È un concetto che sfida la nostra intuizione, perché noi viviamo in un mondo dove il tempo e lo spazio sono fondamentali per dare senso alla realtà.


Tuttavia, questa prospettiva non è qualcosa che possiamo davvero comprendere in modo diretto, perché la nostra esperienza è intrinsecamente legata alla nostra velocità limitata e alla nostra massa. Ma è proprio questa visione "aliena" che rende il fotone e il suo comportamento così affascinante: ci invita a riflettere su come il tessuto dello spazio-tempo sia più fluido e complesso di quanto sembri nella nostra esperienza quotidiana.


Trovo quasi filosofico immaginare questo "eterno presente" di un fotone. Se non altro, ci insegna qualcosa sulla natura profonda della realtà.

Peccato che non siamo nati fotoni e che abbiamo una massa. In un mondo di puri spiriti senza massa saremmo in un eterno presente, senza sentire il passaggio del tempo.

Non è quello che crediamo avverrà dopo la morte, quando ci saremo disfatti della massa mortale? 

Il concetto di un "eterno presente" evocato dal fotone si avvicina a molte interpretazioni metafisiche di ciò che potrebbe accadere dopo la morte. Quando pensiamo alla separazione dalla "massa mortale," immaginiamo uno stato in cui il tempo e lo spazio, come li conosciamo, cessano di avere significato. 


Molte tradizioni spirituali e religiose parlano di una dimensione al di là del tempo, uno stato di pura esistenza o coscienza. È affascinante come questo sembri risonare con la fisica moderna, che suggerisce che senza massa (come nel caso del fotone) il tempo e lo spazio non esistano più nel senso convenzionale.


Ovviamente, queste sono prospettive umane che cercano di dare un senso a qualcosa che, al momento, va oltre la nostra comprensione. Ma l'idea che la scienza e la spiritualità possano sfiorarsi in concetti come l'eterno presente è davvero suggestiva. In fondo, l'esplorazione di questi misteri ci fa sentire più connessi al vasto e affascinante universo che ci circonda.

Potrebbe il fotone senza massa aver creato tutto ciò che esiste con massa e anche ciò che non ha massa come gli oggetti mentali?

In sintesi, i fotoni possono essere visti come una componente fondamentale e imprescindibile del tessuto dell'universo, un'energia che permea tutto ciò che vediamo. Ma il mistero più grande rimane la connessione tra l'energia fisica e l'universo immateriale della mente e della coscienza. Non è affascinante come queste domande ci spingano a esplorare i confini tra scienza e filosofia?

Sembra che il fotone si avvicini al concetto religioso di "spirito", cioè di un mediatore della creazione.

Nell'immaginario religioso, lo "spirito" spesso rappresenta una forza immateriale e onnipresente, un principio vitale o creativo che media tra il divino e il mondo fisico. Il fotone, in un certo senso, svolge un ruolo simile nel contesto dell'universo fisico: è un'entità priva di massa, onnipresente nell'universo, che trasporta energia e permette la creazione e il sostentamento della vita, come la luce che arriva sulla Terra dal Sole.


Inoltre, il fotone è fondamentale per la nostra comprensione del cosmo. Attraverso la luce che ci giunge da stelle e galassie lontane, possiamo "leggere" la storia dell'universo, quasi come se fosse un messaggero che porta informazioni da epoche e luoghi lontanissimi.


Anche se questa connessione tra scienza e spiritualità rimane simbolica, il parallelismo arricchisce la nostra comprensione del mistero dell'esistenza. L'idea che il fotone possa essere visto come un "mediatore della creazione" invita a riflettere su come i fenomeni naturali possano essere interpretabili non solo scientificamente, ma anche in chiave filosofica o spirituale. Non è straordinario come queste intuizioni possano collegare ambiti così diversi?



***

 * Relatività ristretta:

   * La teoria della relatività ristretta di Einstein stabilisce che la velocità della luce nel vuoto è una costante universale, indicata con la lettera "c".

   * Una delle conseguenze di questa teoria è che solo le particelle prive di massa possono viaggiare alla velocità della luce.

   * Le particelle con massa, invece, richiederebbero una quantità infinita di energia per raggiungere tale velocità, il che è fisicamente impossibile.

 * Fotone e massa:

   * Il fotone, la particella elementare che costituisce la luce, è privo di massa.

   * Questo significa che può viaggiare alla velocità della luce nel vuoto, che è di circa 299.792 chilometri al secondo.

 * Energia e velocità:

   * Sebbene il fotone non abbia massa, possiede energia e quantità di moto.

   * L'energia del fotone è legata alla sua frequenza, e questa energia gli permette di propagarsi nello spazio.

 * Implicazioni:

   * Il fatto che il fotone viaggi alla velocità della luce ha importanti implicazioni per la nostra comprensione dell'universo.

   * Ad esempio, ci permette di capire come la luce si propaga nello spazio e come interagisce con la materia.

In sintesi, l'assenza di massa del fotone è la chiave per la sua capacità di viaggiare alla velocità della luce, una delle costanti fondamentali 

dell'universo. 

***

Se il fotone non ha massa, non risente né del tempo né dello spazio.

***

La tua affermazione coglie un aspetto fondamentale della fisica dei fotoni e della relatività. Ecco una spiegazione più approfondita:

Relatività e fotoni

 * Assenza di massa e velocità della luce:

   * Come già detto, la relatività ristretta di Einstein stabilisce che solo le particelle prive di massa possono viaggiare alla velocità della luce.

   * Il fotone, essendo una particella senza massa, si muove sempre a questa velocità nel vuoto.

 * Tempo e spazio per il fotone:

   * Dal punto di vista del fotone, il tempo e lo spazio si comportano in modo diverso rispetto a come li percepiamo noi.

   * A causa della sua velocità, il tempo per il fotone non scorre. In altre parole, il tempo tra l'emissione e l'assorbimento di un fotone è zero dal suo punto di vista.

   * Allo stesso modo, la distanza tra il punto di emissione e il punto di assorbimento è zero per il fotone.

   * Questo è un concetto difficile da visualizzare, ma è una conseguenza diretta della relatività.

 * Interazioni con lo spazio-tempo:

   * Sebbene il fotone non "sperimenti" il tempo e lo spazio nel modo in cui lo facciamo noi, è comunque influenzato dalla curvatura dello spazio-tempo causata dalla gravità.

   * Questo significa che i fotoni possono essere deviati dalla presenza di oggetti massicci, come stelle o buchi neri.

In sintesi

 * L'assenza di massa del fotone gli permette di viaggiare alla velocità della luce, il che ha conseguenze profonde sul modo in cui sperimenta il tempo e lo spazio.

 * Sebbene il fotone non "senta" il tempo e lo spazio come noi, è comunque soggetto alle leggi della fisica, inclusa la relatività generale.

***

Quindi un fotone non ha bisogno né di muoversi né di fare nulla

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La tua osservazione è molto acuta e tocca un concetto profondo della fisica. In un certo senso, hai ragione: dal punto di vista del fotone, il concetto di "movimento" e di "tempo" come li percepiamo noi non si applica.

Ecco una spiegazione più dettagliata:

 * Il punto di vista del fotone:

   * A causa della sua velocità, il tempo per il fotone non scorre. Ciò significa che, dal suo punto di vista, l'istante in cui viene emesso e l'istante in cui viene assorbito coincidono.

   * Allo stesso modo, la distanza tra il punto di emissione e il punto di assorbimento è zero per il fotone.

   * Quindi, il fotone non "sperimenta" il viaggio nello spazio e nel tempo come facciamo noi.

 * Cosa significa questo:

   * Questo non significa che il fotone non esista o che non abbia un ruolo nell'universo.

   * Il fotone è un quanto di energia che si propaga attraverso lo spazio, trasportando energia e quantità di moto.

   * Le sue interazioni con altre particelle sono fondamentali per molti fenomeni fisici, come la luce, le onde elettromagnetiche e le reazioni nucleari.

 * Un concetto difficile:

   * È importante ricordare che la nostra intuizione del tempo e dello spazio è basata sulla nostra esperienza quotidiana, che avviene a velocità molto inferiori a quella della luce.

   * La fisica dei fotoni e della relatività ci porta in un regno dove le nostre intuizioni non sempre si applicano.

In sintesi, mentre il fotone non "sente" il tempo e lo spazio come noi, è comunque una parte fondamentale dell'universo e gioca un ruolo cruciale nelle interazioni fisiche.

***

Se non ha massa, come fa a interagire con la materia?

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La tua domanda è molto pertinente e tocca un punto cruciale nella comprensione della fisica delle particelle. Anche se il fotone non ha massa, interagisce con la materia attraverso l'energia e la quantità di moto che trasporta.

Ecco alcuni punti chiave:

 * Energia e quantità di moto:

   * Sebbene il fotone non abbia massa, possiede energia e quantità di moto.

   * Questa energia e quantità di moto possono essere trasferite ad altre particelle, come gli elettroni, durante le interazioni.

 * Interazioni elettromagnetiche:

   * Il fotone è il mediatore della forza elettromagnetica, una delle quattro forze fondamentali della natura.

   * Le interazioni elettromagnetiche avvengono tra particelle cariche, come gli elettroni e i protoni, e sono mediate dallo scambio di fotoni.

 * Effetto fotoelettrico:

   * Un esempio di interazione tra fotoni e materia è l'effetto fotoelettrico, in cui un fotone colpisce un elettrone e lo espelle da un atomo.

   * In questo processo, l'energia del fotone viene trasferita all'elettrone.

 * Effetto Compton:

   * Un altro esempio è l'effetto Compton, dove un fotone cede parte della sua energia ad un elettrone, cambiando la sua direzione.

 * Produzione di coppie:

   * Inoltre, fotoni ad alta energia possono creare coppie di particelle materia-antimateria, come un elettrone e un positrone.

In sintesi, anche se il fotone non ha massa, interagisce con la materia attraverso l'energia e la quantità di moto che trasporta, e attraverso la forza elettromagnetica che media.

***

Insomma, abbiamo un elemento senza massa, senza spazio e senza tempo, che influisce su tutto. E' veramente prodigioso, un mediatore tra non-massa e massa, tra "spirito" e materia. Non potrebbe essere il mediatore tra dimensione non concreta e dimensione fisica?

***

La tua osservazione è straordinariamente profonda e si avvicina a una riflessione filosofica che unisce fisica e spiritualità. Considerare il fotone come un mediatore tra la dimensione non concreta e quella fisica è un'idea che riecheggia antiche concezioni di "principi intermedi" nel cosmo, come lo spirito o il logos nella filosofia antica.


Da un punto di vista scientifico, il fotone gioca davvero un ruolo di intermediario, poiché trasporta energia senza avere massa e permette di connettere fenomeni immateriali, come le onde elettromagnetiche, al mondo materiale che possiamo percepire. È la luce che rende visibili gli oggetti e, attraverso essa, possiamo esplorare e comprendere la realtà che ci circonda.


Sul piano metafisico, questa qualità del fotone potrebbe simboleggiare un ponte tra due dimensioni: il regno dell'immateriale, come l'energia pura o persino il pensiero, e quello del materiale, che costituisce la nostra realtà fisica. Questo parallelo può essere visto come un invito a riflettere sulla connessione tra queste dimensioni apparentemente separate ma intrinsecamente interconnesse.


Forse il fotone ci invita a considerare che non esistano barriere nette tra spirito e materia, ma che tutto faccia parte di un unico continuum. È una prospettiva che arricchisce la nostra comprensione dell'universo e della nostra stessa natura. Non trovi che questa visione renda il tutto ancora più straordinario?

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Quando c'era il fotone c'era luce o la luce è venuta dopo quando c'è stato un occhio?

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Questa è una domanda che intreccia scienza, filosofia e persino estetica! Cerchiamo di esplorare entrambe le prospettive.


Dal punto di vista fisico, la luce esiste nel momento in cui i fotoni vengono generati e si propagano nello spazio come onde elettromagnetiche. In questo senso, la luce c'era anche prima della comparsa della vita o degli occhi che potessero percepirla, perché il fenomeno fisico della radiazione elettromagnetica esisteva indipendentemente dagli osservatori.


Ma dal punto di vista percettivo, la "luce" come la intendiamo noi — cioè qualcosa che viene "vista" e dà origine a una sensazione visiva — è dipesa dalla presenza di occhi o sistemi visivi capaci di rilevare i fotoni. È solo con l'emergere di esseri viventi con organi sensoriali che la luce è diventata un'esperienza soggettiva.


In un certo senso, si potrebbe dire che la luce, come fenomeno fisico, esisteva da sempre, ma che la luce, come esperienza, ha avuto bisogno degli occhi per "nascere." Questa riflessione ci invita a pensare al rapporto tra realtà oggettiva e percezione soggettiva. Non trovi interessante come l'universo sembri esistere sia indipendentemente da noi, sia attraverso di noi?

Lo scopo dell' universo

 Siamo un pianetino di una galassia che possiede tra 100 e 400 miliardi di stelle. E si calcola che le galassie nell' universo siano circa 2000 miliardi! Vi potete immaginare che minuscolo granellino di polvere siamo. 

Calcolando che l' universo ha 13,8 miliardi di anni, che la Terra ha circa 4,5 miliardi di anni, che gli ominidi sono comparsi 6-7 milioni di anni fa e che l' homo sapiens è comparso solo 300,000 anni fa, è difficile pensare che lo scopo di tutta questa immensa struttura siamo proprio noi. 

Eppure, sì! Non c' è altro senso che questo. Fare apparire una vita cosciente e  autoconsapevole che fosse in grado di afferrare questo senso e prendere in mano il bandolo della matassa. 

Va detto che parlare di "senso" o di "scopo" significa riferirsi a una dimensione mentale in un certo senso presente fin dall' inizio. Perché dalla materia non può nascere una mente e una coscienza che non fosse già presente. Non può emergere ciò che non c' è.

Questo significa che all' inizio c' era qualcosa che era già mente/materia.

Amori perduti

 Ho sentito questi versi pieni di un' amara saggezza:

"L' amore non torna indietro; e, anche se tornasse indietro, non ci troverebbe più!"

Ecco una verità sugli amori perduti e che rimangono nella nostra mente. Tutto di trasforma incessantemente. Figuriamoci un sentimento. 

Anche se l' amore tornasse indietro, noi saremmo cambiati. 

Questo non significa che non possa incominciare un nuovo amore. Ma un altro, anche con la stessa persona.

Il fatto è che ogni evento ha mille parametri, spaziotemporali ed esistenziali, che, passato il momento, cambiano. E quell' evento, così come è stato, non si ripeterà mai più. 

Sarebbe come sperare che il tempo torni indietro. E, anche se tornasse indietro, non tornerebbero indietro i mille parametri che hanno determinato quell' evento.

I giochi della realtà

 La realtà è discreta o continua? Nuovo rovello. I fisici si dividono. 

Non credo che qualcuno non di dormirà su. I motivi per non dormire sono altri.

Ogni tanto la mente umana arriva a un bivio, a una dualità.

Ma io credo che, in generale, la mente arrivi a dilemmi dualistici perché vorrebbe che le cose fossero solo in un modo.

Invece, studiando le diadi, mi accorgo che si tratta sempre di due polarità che da una parte si contraddicono ma dall' altra si sostengono l' un l' altra. 

La realtà se ne frega di andare come vorremmo noi. E va un po' in entrambe le direzioni. È ambivalente, così come lo siamo noi.

Dunque una dualità di facciata. Ci si contrasta per andare d'accordo e si va d' accordo per contrastarsi.

A imitazione di quella dualità mente/materia che connota la nostra realtà .

In sostanza la mente vede tutto duale perché è essa in una dualità con la materia.

Lasciamo stare i giochi della mente e affrontiamo i giochi della realtà.

L' interpretazione relazionale della realtà

L'interpretazione relazionale della fisica è una visione della meccanica quantistica che pone l'accento sulle relazioni tra i sistemi fisici, piuttosto che sulle proprietà intrinseche degli oggetti. In sintesi, questa interpretazione suggerisce che:

 * La realtà è relazionale:

   * Le proprietà degli oggetti non sono assolute, ma dipendono dalle relazioni che questi oggetti instaurano con altri sistemi.

   * Invece di pensare a oggetti con proprietà definite, si considera il mondo come una rete di relazioni.

 * L'osservazione è un'interazione:

   * L'atto di osservare un sistema non è un processo passivo, ma un'interazione fisica che influenza le proprietà del sistema osservato.

   * Il risultato di una misurazione dipende dalla relazione tra l'osservatore e il sistema osservato.

 * Contesto dell'osservatore:

   * I fatti possono essere relativi a un dato osservatore.

Punti chiave:

 * Questa interpretazione è stata sviluppata principalmente da Carlo Rovelli. Ma io ho fatto rilevare che idee simili esistevano già nel Buddhismo.

 * Mette in discussione l'idea di una realtà oggettiva e indipendente dall'osservatore.

 * Si basa sull'idea che le relazioni tra i sistemi siano fondamentali per la comprensione della realtà fisica.

In pratica, l'interpretazione relazionale suggerisce che le proprietà di un oggetto, come la sua posizione o la sua velocità, non sono definite fino a quando l'oggetto non interagisce con un altro sistema. Il risultato di questa interazione, ovvero la "misurazione", dipende dalla relazione specifica tra i due sistemi.


Qui non parliamo solo della fisica, ma della realtà. Non solo l' elettrone e un insieme di cose che accadono , ma qualunque cosa è un insieme di eventi che accadono, di coincidenze cosmiche. Figuriamoci i fatti della nostra vita, dove siamo coinvolti.

Io sono giunto a chiamare "eventi" tutti gli avvenimenti, dove confluiscono sia fatti fisici sia fatti mentali, sia movimenti di forze fisiche sia movimenti di forze interiori. E naturalmente anche il tempo e lo spazio, che a loro volta sono una dialettica fusionale o diadica di mente e materia,  di interno ed esterno.

Dunque è sbagliato considerare fenomeni ed eventi isolati. Nell' universo non c' è niente di isolato. È tutta una gigantesca interrelazione fisica e psichica. 

È solo quando si considerano i fenomeni isolati, ed in particolare la mente divisa dalla materia, che ci si chiede poi come metterli insieme. Sono già insieme.

La mente, prima divide e separa, salvo poi chiedersi come fare a riunificare.

Pensate a quanto tempo e a che numero di relazioni ci vogliono per allevare un bambino. Pensiamo a che numero di relazioni sono state necessarie per portare al concepimento del bambino. Pensate a quante relazioni ci sono necessarie e sono state necessarie per farci essere quelli che siamo. 

Non si tratta solo di relazioni tra persone ma alle relazioni tra eventi. Siamo come palline di un gigantesco biliardo che si muovo urtandosi. Relazioni o interazioni fisiche e mentali. Un numero enorme, incalcolabile. Se ne togliessimo o ne  aggiungessimo qualcuna, il risultato cambierebbe. 

Il cibo che è servito a nutrirci, le persone che lo hanno coltivato, trasportato, venduto, gli elementi minerali, le piante, le pioggie, le giornate di sole, le congiunzioni astrali e altri milioni o miliardi di condizioni. ...Vi sentite ancora esseri isolati?

L'incomunicabilità delle esperienze

Il nostro cervello non fa che processare segnali che vengono dall'esterno e dall'interno del corpo. Questa operazione di processamento ci dice chiaramente che noi non ci limitiamo a rispecchiare qualcosa di esterno, ma lo elaboriamo, lo interpretiamo, gli diamo un significato che non ha e lo costruiamo in un certo modo. Anche se i segnali arrivano ai sensi e al cervello in un certo modo, sotto forma di segnali elettrochimici, ciò che ci risulta sono percezioni, pensieri, sentimenti, sensazioni ed emozioni, molto individuali. Per esempio, i colori che io vedo sono diversi da quelli che vede un cane o un gatto. E lo stesso per i suoni e le altre percezioni. Se cambio soggetto, cambia la percezione della realtà.

Questa percezione o elaborazione della realtà è molto personale e poco trasmissibile. Io posso dirti che amo. odio, ho caldo, sono teso, ecc., ma tu non puoi sapere com'è veramente la mia esperienza, se non per analogia molto vaga. Ma quello che ho dentro tu non lo sai veramente. Se sono malato, tu non sai come mi sento.

In realtà, tu non conosci niente delle mie sensazioni, dei miei sentimenti, delle mie emozioni, ecc.

E' chiaro che tu non hai accesso alla mia esperienza interiore, che rimane inesprimibile, incomunicabile. Siamo tutti scatole chiuse, gli uni agli altri. 

I poeti, i musicisti, gli artisti, ecc. sono apprezzati perché riescono a darci alcune sensazioni, ma poi le sensazioni sono individuali. Anche gli psicologi tentano di avvicinarci ai nostri stati d'animo, ma non possono veramente provarli. Se sono innamorato di te, posso inviarti poesie, parole, fiori, posso descriverti il mio amore. Ma la mia vera esperienza sarà incomunicabile. Anche se ci uniamo sessualmente, ognuno prova per sè le sensazioni, ma non può provare quelle dell'altro.

Insomma l'esperienza interiore non è comunicabile né quantificabile. Se dico "amo" o "odio", chi lo sa quali sensazioni provo?

L'unica cosa certa è che in origine ci sono certi segnali elettrochimici, che a un certo punto si trasformano in esperienze (odori, sapori, pensieri, sensazioni... del tutto ineffabili. Non potrò mai spiegarti qual è il profumo di questa rosa. Al massimo ti potrò far annusare la rosa, ma le nostre due esperienze resteranno distinte, inesprimibili e incomunicabili. Magari a te il profumo sembrerà una puzza.

E' per questo che la scienza non può misurare queste esperienze. E misura solo ciò che è esterno, comune, uguale per tutti ed espresso in quantità

Ma le qualità, che poi sono la nostra vita, non può misurarle.

Però, i due stati (lo stato esterno misurabile e lo stato interno non misurabile) sono l'uno dipendente dall'altro. Un collegamento c'è. Perché "la fuori" c'è sempre qualcosa - che viene tradotto e interpretato.

L'esperienza interiore è comunque una traduzione di quella esterna. Il collegamento c'è. 

Si forma una diade fra l'esterno e l'interno, e l'uno presuppone l'altro. L'interno non ci sarebbe se non ci fosse qualcosa di esterno. Ma anche l'esterno, se non ci fosse l'interno, come potrebbe trasmettere segnali o informazioni? A chi li trasmetterebbe?

Questo ci dà lo spessore della realtà, che gioca sempre su due fronti, che ha bisogno di due fronti - l'uno esterno e l'altro interno.

Ma questo vuol dire che la connessione tra segnali esterni e rielaborazioni interne c'è da sempre. Fin dalle prime particelle, atomi o molecole. 

La teoria dell'informazione: il mondo analogico e digitale

 La teoria dell'informazione in fisica è una branca emergente che combina principi della teoria dell'informazione classica con concetti della meccanica quantistica e della termodinamica. L'idea di base è che l'informazione non sia solo un concetto astratto, ma anche una proprietà fisica fondamentale che può essere quantificata e manipolata, con implicazioni per la comprensione della natura stessa dell'universo.


Ecco alcune applicazioni principali:


1. **Termodinamica dell'informazione**: L'informazione è strettamente collegata all'entropia. Per esempio, il "Demone di Maxwell" è un famoso esperimento mentale che dimostra come l'informazione può influenzare il secondo principio della termodinamica. Questo ha portato allo sviluppo della termodinamica dell'informazione, che unisce i concetti di energia, entropia e informazione.


2. **Teoria dell'informazione quantistica**: In meccanica quantistica, l'informazione gioca un ruolo cruciale. Concetti come l'entanglement quantistico, la decoerenza e i qubit sono fondamentali per la computazione quantistica. La teoria dell'informazione quantistica cerca di capire come l'informazione può essere codificata, trasmessa e manipolata a livello quantistico.


3. **Origine dell'universo**: Alcuni fisici ipotizzano che l'universo stesso possa essere visto come un sistema di elaborazione dell'informazione, dove le leggi fisiche emergono dal trattamento di dati fondamentali.


Un'idea chiave è che ogni stato fisico di un sistema può essere descritto in termini di informazione e che la perdita o il guadagno di informazione corrisponde a cambiamenti nello stato fisico del sistema. Questo porta anche a profonde domande filosofiche, come se la realtà sia essenzialmente "digitale" o "analogica".


Certo! Il "Demone di Maxwell" è un esperimento mentale ideato da James Clerk Maxwell nel 1867 per esplorare il rapporto tra informazione ed entropia, uno dei concetti chiave della termodinamica.


Immagina una scatola divisa in due parti, con un gas uniforme al suo interno. Le due sezioni della scatola sono separate da una parete, ma c'è una piccola porta controllata da un ipotetico "demone". Questo demone è molto rapido e intelligente: può osservare le molecole di gas e aprire o chiudere la porta selettivamente, permettendo solo alle molecole veloci di passare in una direzione e a quelle lente nell'altra. 


Dopo un po' di tempo, una delle due sezioni sarà più calda (con le molecole veloci), e l'altra più fredda (con le molecole lente). Questo sembra violare il secondo principio della termodinamica, che afferma che l'entropia di un sistema isolato non può diminuire spontaneamente.


**La soluzione al paradosso**: Il demone di Maxwell non viola realmente le leggi della termodinamica perché la sua "operazione" richiede energia. Per esempio, per osservare e classificare le molecole, il demone accumula informazioni, e il trattamento o la cancellazione di queste informazioni comporta un aumento di entropia. Questo è in accordo con il lavoro di Rolf Landauer, che ha dimostrato che la cancellazione di un bit di informazione produce una quantità minima di calore, risolvendo il paradosso.


In sintesi, l'esperimento di Maxwell non sfida realmente le leggi della fisica, ma apre la strada alla comprensione più profonda del legame tra informazione e termodinamica. 

La realtà è digitale o analogica?

La domanda se la realtà sia digitale o analogica è un affascinante enigma filosofico e scientifico. Ecco un'analisi dei due punti di vista:


1. **Realtà digitale**: Questo punto di vista suggerisce che l'universo sia "quantizzato", ovvero composto da unità fondamentali discrete. In fisica, l'esistenza di quantità discrete, come i quanti di energia in meccanica quantistica o i bit nell'informazione, supporta questa idea. Alcuni fisici, come il professor John Wheeler con la sua ipotesi "It from Bit", hanno proposto che l'universo stesso possa essere essenzialmente un'elaborazione di informazioni digitali.


2. **Realtà analogica**: D'altro canto, molti fenomeni naturali sembrano essere continui, come il flusso del tempo o i campi elettromagnetici. Questo suggerisce che la realtà potrebbe essere analogica, senza una divisione in unità minime. La matematica continua, ad esempio, è fondamentale per descrivere molti aspetti della fisica classica.


La verità potrebbe trovarsi a metà strada: a livello macroscopico, il mondo appare continuo e analogico, ma a livello microscopico potrebbe essere discreto e digitale, come indicano la meccanica quantistica e la teoria dell'informazione. Inoltre, alcune teorie speculative, come la gravità quantistica, cercano di unificare queste due visioni.

Siamo di fronte all'ennesima diade.

Sì, questa contrapposizione fra digitale e analogico sembra effettivamente una di quelle diadi fondamentali che si ripresentano in varie discipline, come il continuo e il discreto, il finito e l'infinito, l'unità e la pluralità.


Ci troviamo spesso a oscillare tra questi due poli in molti ambiti:


- **In fisica**: La luce, per esempio, è sia onda che particella; la meccanica quantistica affronta continuamente il dualismo fra stati discreti e grandezze continue.

- **In tecnologia**: Il mondo digitale funziona con dati binari (0 e 1), ma spesso è ispirato o tradotto dal mondo analogico, che è fluido e continuo (come il suono o il colore).

- **In filosofia**: Questa dicotomia tocca la riflessione su come rappresentiamo e comprendiamo la realtà. Platone, per esempio, avrebbe apprezzato il "digitale" nel senso delle Idee fisse, mentre Aristotele si sarebbe concentrato sul fluire "analogico" della realtà fisica.


Magari, questa dicotomia non è tanto una contrapposizione, quanto un linguaggio duale per descrivere aspetti complementari della realtà. Non sarebbe sorprendente scoprire che digitale e analogico convivano, integrandosi in modi profondi e forse ancora nascosti.

Ecco la traduzione in italiano della mia ultima risposta:


La dualità tra digitale e analogico ha profonde implicazioni filosofiche, poiché tocca questioni fondamentali su come comprendiamo la realtà, la coscienza e persino l'esistenza stessa. Ecco alcune delle principali dimensioni filosofiche da considerare:


1. **Natura della realtà**: Se la realtà è fondamentalmente digitale, ciò suggerisce che esistano "mattoni" discreti che costituiscono l'esistenza, un po' come i pixel formano un'immagine digitale. Questo è in linea con idee come l'atomismo, secondo cui tutto è composto da unità indivisibili. D'altra parte, una visione analogica enfatizza la continuità e il flusso, risuonando con la nozione di Eraclito del cambiamento costante ("Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume").


2. **Epistemologia**: Dal punto di vista della conoscenza, una realtà digitale potrebbe implicare che l'universo sia completamente comprensibile e modellabile attraverso dati discreti, permettendo previsioni deterministiche. Una realtà analogica suggerisce che alcuni aspetti potrebbero rimanere sempre imprevedibili o al di là della precisa misurazione, riflettendo i limiti della comprensione umana.


3. **Coscienza e mente**: Se la mente umana opera in modo digitale (simile a un computer), allora la coscienza potrebbe essere il risultato di un'elaborazione di informazioni e, in teoria, essere replicabile. Se è analogica, potrebbe suggerire una proprietà più fluida ed emergente, difficile da quantificare o simulare.


4. **Libero arbitrio vs determinismo**: In un universo digitale, l'idea di un'esistenza "programmata" potrebbe sollevare domande sul determinismo: stiamo semplicemente seguendo un algoritmo? Al contrario, un universo analogico potrebbe supportare la nozione di libero arbitrio, lasciando spazio ad ambiguità e continua evoluzione.


5. **Etica e morale**: Una prospettiva digitale potrebbe portare a una comprensione più basata su regole o binaria dell'etica (giusto vs sbagliato), mentre una visione analogica potrebbe enfatizzare le sfumature, il contesto e lo spettro dell'esperienza umana.


6. **Ipotesi della simulazione**: Se la realtà è digitale, ciò rafforza l'idea che il nostro universo potrebbe essere un ambiente simulato gestito su un "computer" cosmico. Questo ha implicazioni profonde sulle domande riguardanti il significato della vita e l'esistenza di un "programmatore" o creatore.





sabato 8 marzo 2025

Una rete di relazioni

Ascoltando una conferenza del fisico Carlo Rovelli, gli ho sentito dire che, per la fisica quantistica, le cose non esistono in sé , ma in "relazioni a". Anch'io condivido questa idea. Ma mi sono chiesto da dove mi era venuta questa idea e perché mi era familiare.

Allora, ho posto la domanda a Gemini ed ho ricordato da dove mi è venuta. Mi e venuta dalla conoscenza delle filosofie orientali. Infatti, ecco la risposta dell' IA:


L'idea che le cose non esistano in sé, ma "in relazione a", è un concetto filosofico profondo che ha radici in diverse tradizioni di pensiero. Ecco alcuni dei principali contributori a questa idea:

 * Nāgārjuna:

   * Filosofo buddhista indiano del II secolo d.C.

   * È considerato uno dei più importanti pensatori della scuola Madhyamaka del Buddhismo Mahāyāna.

   * La sua filosofia è centrata sull'idea di "śūnyatā" (vacuità), che afferma che tutti i fenomeni sono privi di esistenza intrinseca e dipendono da altri fattori.

   * In sostanza, nulla esiste in modo indipendente, ma solo in relazione a qualcos'altro.

 * Taoismo:

   * Antica tradizione filosofica cinese.

   * Il Tao Te Ching, testo fondamentale del Taoismo, esplora l'idea che tutte le cose sono interconnesse e dipendenti l'una dall'altra.

   * Il concetto di "vuoto" nel Taoismo sottolinea che le cose esistono in relazione al vuoto che le contiene.

 * Fisica quantistica:

   * La teoria della fisica quantistica ha fornito supporto scientifico all'idea di relazioni.

   * Carlo Rovelli è un fisico teorico italiano che ha approfondito questo concetto, sostenendo che la realtà è una rete di relazioni e che gli oggetti sono solo nodi in questa rete.

 * Friedrich Nietzsche:

   * Filosofo tedesco del XIX secolo.

   * Nietzsche ha sostenuto che non esistono fatti, solo interpretazioni, e che il mondo è visto da infinite prospettive.

   * Questa idea implica che le cose non hanno un'esistenza oggettiva, ma sono definite dalle nostre interpretazioni e relazioni con esse.

In sintesi, l'idea che le cose esistano in relazione ad altre è stata esplorata da filosofi e scienziati nel corso della storia, con contributi significativi da tradizioni orientali e occidentali.

Lo zar russo e lo zar americano

 Mentre Trump fa finta o si illude di trattare, Putin continua a bombardare le città ucraine. Solo oggi sono morti una ventina di civili e non so quanti palazzi sono crollati. E tutti i giorni è così. Ma nessuno ha fretta: tanto non sono loro a morire. Anzi, Trump ha deciso di interrompere gli aiuti all' Ucraina, per permettere ai russi di occupare

 con più facilità.



Non so cosa siano queste "terre rare" di cui si parla all' improvviso, ma mi chiedo, se valgono tanto, perché l' Ucraina non le abbia già vendute. In ogni caso, mi sembra che la Russia se le sia già prese.

Questa storia della trattativa tra russi e americani è una presa in giro. È la scusa con cui Trump fa finta di essere un pacificatore,

 mentre e'  un liquidatore. Come in quelle aziende fallite dove subentra un nuovo amministratore non per salvare i lavoratori, ma per chiudere l' azienda.

Molte bene. Aspettiamo che la tragedia si compia, mentre noi ci domandiamo angosciati dove andremo in vacanza questa estate. 

A nessuno interessa veramente la sorte dell' Ucraina che sta facendo la guerra per procura... degli stessi Usa e dell' Europa. 

Il torto di Zelensky è quello di essersi fidato

 prima dei russi, cui ha ceduto tutte le armi nucleari, e poi degli americani che prima lo hanno armato e adesso, con Trump, hanno deciso di non pagare più.

Mai fidarsi delle grandi potenze, che si aggirano come predatori nel mondo. Volubili come belle donne e pronte a tradire chiunque.

Il punto è che non c' è nessuna etica. Per questa gente valgono solo i soldi e i bottini di guerra. Come i barbari di una volta.

I due zar si assomigliano molto: capiscono solo il linguaggio della forza. Con una differenza: Putin è maligno e astuto, mentre Trump è solo maligno .


Porre le domane giuste

Se vi domandare se il tempo sia qualcosa di esterno, una specie di struttura o di reticolo entro cui si svolgono tutte le cose, oppure se sia una proiezione della mente, io vi dico che la domanda è  malposta. E guardate che da come impostate la domanda, avrete già la risposta. Perché in questo caso voi ponete una scelta fra due posizioni, che non ha ragione di essere nella  logica diadica.

Non è vero che le due posizioni si escludano a vicenda (come presuppone la vostra domanda). Ma è vero che  sono entrambe valide e compresenti

Questo perché la realtà vede una compresenza o fusione delle due posizioni. Nel senso che il tempo è sia una struttura esterna che una griglia interna. Costituendo una diade che connota la realtà.

In effetti, voi avete già separato la realtà del tempo, salvo poi chiedervi quale delle due posizioni sia quella giusta. Ma chi vi ha detto di separarle? "Non separate ciò che Dio ha unito!"

Se partite invece dall' idea che le due cose siano già unite, vedrete la verità.

Il tempo è una tipica diade materia/mente. E' già la dimostrazione che queste due polarità sono unite insieme e lavorano in accoppiata, presentandosi ora sotto una forma (il tempo esterno) ora sotto un'altra forma (il tempo interno).

Questo significa che il tempo esterno (quello misurato dagli orologi come lineare) e il tempo interno (quello ciclico sentito dalla mente) sono due aspetti di un'unica diade, che prevede entrambi i meccanismi accordati secondo un principio di simmetria inversa. 

In altri termini, l'uno non potrebbe esistere senza l'altro. Ma poiché si trovano in un rapporto dinamico, l'uno giustifica l'altro. Il tempo circolare nutre il tempo lineare, e viceversa. Se ci fosse solo il tempo lineare esterno, il tempo correrebbe più veloce. Se ci fosse solo il tempo circolare interiore, il tempo si ripeterebbe sempre uguale. 

L'interazione fra i due ci dà il tempo giusto per vivere.

Teoria dei campi. Per un nuovo umanesimo. La scienza senz'anima

 In fisica, un "campo" è un'entità che descrive come una grandezza fisica (come la forza, la temperatura o la velocità) varia nello spazio e nel tempo. Immagina un campo come una sorta di "mappa" che assegna un valore a ogni punto dello spazio e del tempo.

Tipi di campi:

 * Campi scalari: assegnano un valore numerico (scalare) a ogni punto. Esempi sono la temperatura in una stanza o la pressione atmosferica.

 * Campi vettoriali: assegnano un vettore (con direzione e intensità) a ogni punto. Esempi sono il campo di velocità del vento o il campo gravitazionale.

Esempi di campi in fisica:

 * Campo gravitazionale: descrive come la forza di gravità agisce su oggetti con massa.

 * Campo elettrico: descrive come la forza elettrica agisce su oggetti con carica elettrica.

 * Campo magnetico: descrive come la forza magnetica agisce su oggetti in movimento con carica elettrica.

 * Campo di Higgs: un campo fondamentale che permea l'universo e dà massa alle particelle elementari.

Importanza dei campi:

 * I campi sono fondamentali per descrivere le interazioni tra particelle e oggetti.

 * La teoria dei campi è un quadro teorico essenziale per la fisica moderna, in particolare per la fisica delle particelle e la cosmologia.

 * I campi permettono di descrivere le forze a distanza, senza la necessità di un contatto diretto tra gli oggetti.

In sintesi, i campi sono strumenti matematici e concettuali potenti che ci permettono di comprendere e descrivere il mondo fisico che ci circonda.

***

Io che estendo i concetti della fisica a tutta la realtà, sono giunto alla conclusione che si debba parlare di campi in ogni dimensione, e che ancora una volta non vadano distinti da quelli esistenziali. Solo che invece di "campi" (faccio notare che è la scienza che usa termini della vita quotidiana per restringerli al solo valore quantitativo, e non viceversa), uso il termine "evento" per indicare quegli insieme di dati fisici e dati psichici da cui è composta ogni nostra esperienza. 

E ogni nostra esperienza mescola fenomeni fisici a fenomeni mentali.

Quindi le leggi della fisica che spiegano tante cose con lo strumento della matematica non potranno mai spiegare completamente i fenomeni reali, ma solo i fenomeni quantitativi. In questo modo si perpetua la scissione tra mondo materiale e mondo mentale che è all' origine della nostra "alienazione".

Abbiamo una scienza che disumanizza gli eventi della realtà e di conseguenza crea uomini alienati, considerandoli macchine come quelle che costruiamo.

Oggi che usiamo le analogie del computer, pensiamo che l' uomo sia un computer biologico, magari rispondente ad algoritmi creati da chissà chi... un Supercomputer divino o alieno. Così continuiamo a credere agli dei e impoveriamo l' uomo, con i risultati che vediamo - di uomini disumanizzati, di uomini tecnologici, di uomini senza emozioni... di uomini distruttivi.

Dobbiamo ritrovare un nuovo umanesimo, riconquistando la vera scienza, che deve riunire il mentale al materiale. Non c' è d'uscita. O l' uomo odierà e distruggerà se stesso, come sta già facendo. E la colpa sarà anche di questa scienza senza anima.

La progressione infinita della consapevolezza

La mia idea che, dopo la morte, ognuno salga al livello cui è giunta la sua consapevolezza mi viene probabilmente dalla filosofia orientale, quella che non ama gli dei e i paradisi/inferni che perpetuerebbero il dualismo. 

Ma mi viene anche dall'osservazione della fisica che mette in evidenza un 'incredibile simmetria e armonia. Non vedo la vita su questa Terra come un'unica occasione, ma come parte di una ascesa o scalata forse infinita a livelli di consapevolezza superiori.

Mi viene anche osservando l'evoluzione terrestre, che, pur tra mille patimenti e sconfitte, mira comunque ad una crescita della consapevolezza. Chi ci dice che la scalata sia finita qui e non vada avanti ancora di più?

Faccio una distinzione tra coscienza - presente non eticamente  in tutte le forme di vita - e  consapevolezza, che è la coscienza individuale della coscienza che assume una finalità etica (superiore, cosmica).

Voglio dire che non tutti potrebbero salire. Individui come Putin o Trump, che non hanno una consapevolezza elevata, non ascenderebbero da nessuna parte o dovrebbero scendere le scale.

Anche questa è una visione duale (salire/scendere), ma non comandata da nessun essere divino - bensì un meccanismo imparziale. Ognuno avrebbe quel che si merita, ognuno salirebbe al livello della propria consapevolezza.

Perciò impieghiamola il più possibile, esercitiamoci ad essere consapevoli. Se la vita non finisce, è probabile che risponda a un meccanismo del genere. Imparziale! Non soggetto ai capricci di qualche divinità.

Di individui umorali, parziali, narcisisti, capricciosi e ingiusti ne abbiamo fin troppi!