sabato 13 gennaio 2024

La complementarità dei poli contrapposti

 

Abbiamo detto che i poli contrapposti formano un unico processo, in cui le due forze coinvolte sono l’una il contrario complementare dell’altra. Quindi, il bene presuppone il male, l’amore l’odio, e così via. È una logica inversa.
Si può anche dire che una forza da sola non può esistere: per esempio, il bene senza il male e l’amore senza l’odio. In parte si tratta del fatto che noi non possiamo pensare e sentire se non mettendo in relazione i poli opposti. Ma in parte si tratta del fatto che gli avvenimenti reali seguono questa logica. Per esempio, non può esserci la luce senza il buio, il caldo senza il freddo, il successo senza l’insuccesso o la vittoria senza la perdita.
Questo è evidente nella realtà materiale e nelle  relazioni sociali. Se gioco una partita a carte e vinco, un altro dovrà perdere. Se c’è un pareggio, vuol dire che nessuno ha vinto e nessuno ha perso – ma prima o poi (trovandoci sul piano inclinato del divenire) succederà che qualcuno vinca e qualcuno perda, perché la situazione di immobilità o di equilibrio perfetto non può resistere a lungo. Il tempo è a sua volta un processo di poli contrapposti (passato e futuro) e l’equilibrio – il presente – dura un attimo. Man mano che aumenta il passato, nelle nostre vite diminuisce il futuro. Finché alla fine si esaurirà ogni possibilità di futuro e stavolta il ciclo finirà.
Meno evidente è il processo all’interno del singolo individuo. Ma, in realtà, se vinco, perdo la perdita; o viceversa, se perdo, perdo la vittoria.
Il presente, l’immobilità, il pareggio perfetto… non possono esistere se non per brevi istanti, perché comunque siamo immersi nel tempo. Dopo un attimo di immobilità, il pendolo oscilla dalla parte opposta. Se l’equilibrio durasse più di un istante, vorrebbe dire che il pendolo è fermo e il ciclo è finito!
La legge del karma è dunque interpretata tradizionalmente in modo sbagliato: il bene non aumenta il bene, è il bene che mette al mondo il male. Molti usano il bene o la beneficenza per accumulare “meriti”. Quasi si trattasse di un conto in banca. Ma le cose non vanno così. Se la logica del bene fosse così lineare, tutti staremmo bene. Ma non è così. Proprio chi fa il bene secondo questa intenzione sperimenta o produce il male. Il male per così dire rimbalza.
Il caso di Gesù è esemplare. Chi vuole aumentare l’amore, per un po' ci riesce, ma poi inevitabilmente attira l’odio. Non so se Gesù ne fosse consapevole. Forse sì, perché sapeva che doveva sacrificarsi. Questa è la legge del mondo.
La logica dei poli opposti ma complementari è quella inversa. È il bene che mette al mondo il male, sia quello personale sia quello collettivo. E viceversa.
Questa logica inversa vale per tutte le antinomie. Tenete presente la legge dell’oscillazione. I poli contrapposti devono essere complementari, in modo che la reazione sia uguale per intensità, ma contraria per senso. In parole povere, se io aumento il bene, diminuisco sì il polo opposto, ma solo temporaneamente. Subito dopo, le cose devono tornare in equilibrio o in un certo squilibrio. Altrimenti le due forze, se una prevalesse o se fossero esattamente uguali, si annichilerebbero e il ciclo finirebbe.
Benché le due forze contrapposte possano temporaneamente variare la loro proporzione, la loro complementarità complessiva a lungo andare deve essere conservata, riequilibrata.
La logica del successo/perdita delineata prima vale anche per il bene/male. Se io aumento il bene, le cose in un primo momento andranno bene, ma poi, col tempo, io o qualcun altro avranno un aumento di male. Per esempio, se per far diminuire i delinquenti, aumento le guardie, questo in un primo momento farà diminuire i delinquenti, ma col tempo aumenteranno di nuovo i delinquenti, magari tra i poliziotti stessi.
Questo vale anche per il ciclo attrazione/repulsione, cioè per il desiderio. Il desiderio di una cosa attrae la cosa in un primo momento, ma, poi, la allontana. Altrimenti, tutti i nostri desideri si avvererebbero e noi saremmo sempre soddisfatti. A causa di questa logica “perversa” o inversa, raramente otteniamo ciò che desideriamo, e non sempre per merito nostro. Se si vuole qualcosa, bisogna saper desiderare-senza-desiderare. Non sforzarsi di attrarre, come si dice. Ma usare la non-attrazione, il non-sforzo.
Che cos’è la non-attrazione, il non-sforzo o il non-desiderio? È un’arte difficile.
Sii consapevole dei tuoi desideri e delle emozioni che coinvolgono, ma cerca di non aggrapparti ad essi. Osserva semplicemente i tuoi desideri senza giudicarli o cercare di soddisfarli. Distaccati dai desideri, come se appartenessero a qualcun altro, a cui andrà l’insoddisfazione o la delusione.
Se il tuo desiderio è legittimo, in armonia col tutto, necessariamente si avvererà.



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