martedì 31 ottobre 2023

Il pendolo cosmico

 

Come diceva Epicuro, “quando ci sono io non c’è la morte, quando c’è la morte non ci sono io”! Il che significa che la morte consiste proprio nell’annullamento dell’io. La morte e l’io si escludono a vicenda.

Ma a noi l’idea non piace. Noi vorremmo che ci fosse un'altra vita, un altro io, magari di tipo energetico o spirituale, un’anima che conservi, non si sa come, la nostra identità terrena.

Quello di Epicuro sembra però un ragionamento ineccepibile: la morte e la vita egoica non possono convivere; sono due opposti.

Ma noi abbiamo scoperto che gli opposti non si escludono affatto a vicenda. Prendiamo l’esempio più chiaro: l’inspirazione e l’espirazione. Possiamo sì dire che l’uno esclude l’altro, in quanto se c’è l’inspirazione non c’è l’espirazione e viceversa. Ma non possiamo negare che l’uno dipende dall’altro, che in realtà sono due movimenti di un unico processo: la respirazione. Quindi, se è vero che l’uno esclude l’altro, è altrettanto vero che l’uno dipende dall’altro.

Siamo in una perfetta contraddizione.

Ma questa perfetta contraddizione si estende a ogni aspetto del reale: il bene e il male, l’alto e il basso, il buono e il cattivo, l’essere e il non essere, il tutto e il nulla, il relativo e l’assoluto, il caso e la necessità, il soggettivo e l’oggettivo. E non è solo una questione concettuale: è anche una questione materiale – la luce e il buio, l’inspirazione e l’espirazione, il caldo e il freddo, l’amore e l’odio, il vuoto e il pieno, l’attrazione e la repulsione, il dolore e il piacere, la salute e la malattia… sono proprio le nostre sensazioni, oltre ai nostri pensieri.

Potremmo domandarci: ma si tratta di un fatto soggettivo o di un fatto oggettivo? … E così ritorneremmo all’aporia, alla perfetta contraddizione – che abbiamo visto non essere tale, ma essere una perfetta coincidenza. È come l’oscillazione del pendolo, che va avanti e indietro, ma che rimane pur sempre lo stesso processo, due movimenti dello stesso processo unitario.

Nel caso dell’inspirazione/espirazione, abbiamo una parola per descrivere l’intero processo: la respirazione. Ma negli altri casi non abbiamo una tale parola. Per esempio, per descrivere il processo unitario dell’amore/odio o del bene/male, non abbiamo termini adatti. Ma non per questo non sono processi unitari: lo sono, eccome. Solo che, mancando la parola che li definisca unitariamente, ci sembra che siano assolutamente contrapposti e che si escludano a vicenda.

Di fatto, non possiamo pensare ciò di cui non abbiamo un concetto.

Però io vi ho dimostrato che i due poli contrapposti, dipendono l’uno dall’altro e convivono insieme fregandosi allegramente della logica più banale, la razionalità escludente. Più che un “o…o” dovremmo adottare un “e…e”. Come nel caso precedente, potrebbe esistere un’ispirazione senza un’espirazione e viceversa?

Evidentemente no.

Ritornando al problema della vita/morte di Epicuro, dobbiamo allargare il nostro pensiero abituale fino a capire (pur senza parole) che non si escludono affatto a vicenda, ma che l’uno ha bisogno dell’altro, l’uno implica l’altro.

Gente, dobbiamo inventare parole nuove, che cambieranno il nostro modo di pensare.

 

lunedì 30 ottobre 2023

Matrix

 

È venuto di moda domandarsi, a seguito del film Matrix, se il nostro sia un Universo simulato o un mondo oggettivo che esiste in sé e per sé, indipendentemente dall’osservatore.

Ma non c’era bisogno di un film per sapere che il nostro universo ha la stessa consistenza dei sogni, delle fantasie e delle illusioni. Le religioni orientali lo dicono da millenni. Tuttavia l’idea che tutto questo sia il prodotto di Qualcuno, magari di un Dio o di uno scienziato pazzo, è altrettanto illusoria.

Non c’è nessuno che crei deliberatamente la Totalità, perché la Totalità, pur subendo trasformazioni al suo interno, è eterna - cioè non nata, non creata. Quindi è spontanea. È l’eterno che dispiega se stesso.

L’unico osservatore è la nostra mente, che però non ha una realtà oggettiva. È quanto di più soggettivo ci sia: è la soggettività per cui parliamo di oggettività. Ma la realtà non è né soggettiva né oggettiva. Perché non può essere un concetto della nostra mente limitata e condizionata.

Il nostro senso di essere non è nient’altro che una sensazione, che hanno tutti gli esseri viventi, comprese le piante. Ma non è eterno: è qualcosa che appare e poi scompare con la morte del corpo. Infatti, se non nutrite più il corpo, anche la coscienza scompare.

Cha cosa rimane allora dopo la morte? Rimane ciò che non era nemmeno nato. E che non può sparire perché è la totalità.

Ma a noi interessa sapere se rimane qualche traccia di individualità. Speriamo di no, altrimenti dovrebbe rinascere e vivere ancora…e morire ancora.

Qui sta tutta la differenza tra Occidente e Oriente. L’Occidente vorrebbe continuare a vivere anche dopo la morte. L’Oriente ritiene che la realizzazione finale sia liberarsi di tutti i condizionamenti, compresa la vita in una determinata forma.

domenica 29 ottobre 2023

Guerra e pace

 Mi dimenticavo la contrapposizione guerra/pace – visti i tempi in cui viviamo. Anche qui l’una non può esistere senza l’altra. La pace deve alternarsi alla guerra, e viceversa.

Ed ecco perché non avremo mai una pace durevole sulla Terra. Ed ecco perché avremo sempre una guerra.

Chi ha voluto l’alternarsi di tutti i processi… per dar vita alla vita? Se saprete rispondere a questa domanda, avrete qualcuno o qualcosa con cui prendervela.

Sarà sempre così: “Lasciate ogni speranza, o voi che entrate”… sulla Terra!

Mi dimenticavo la contrapposizione guerra/pace – visti i tempi in cui viviamo. Anche qui l’una non può esistere senza l’altra. La pace deve alternarsi alla guerra, e viceversa.

Ed ecco perché non avremo mai una pace durevole sulla Terra. Ed ecco perché avremo sempre una guerra.

Chi ha voluto l’alternarsi di tutti i processi… per dar vita alla vita? Se saprete rispondere a questa domanda, avrete qualcuno o qualcosa con cui prendervela.

Sarà sempre così: “Lasciate ogni speranza, o voi che entrate”… sulla Terra!

Gesù, l'illuso

 Povero Gesù, povero illuso! Lui voleva che gli uomini si amassero l’un l’altro, lui pensava così di risolvere ogni problema. E sarebbe vero… se si amassero. Ma perché non si amano, perché amano magari qualcuno ma odiano gli altri, perché sono sempre in guerra, perché Gesù non ci ha spiegato come si fa ad amare tutti? Ama anche i tuoi nemici. Un bel programma, non c’è che dire. Ma impossibile.

Lui credeva che questo fosse il comandamento fondamentale del Padreterno. Però, il Padreterno (o chi per lui) ha fatto in modo che l’amore fosse possibile insieme all’odio. Ecco perché si può amare e odiare nello stesso tempo o amare qualcuno (tutti amano qualcuno, anche i criminali e gli assassini), ma odiano altri. I due impulsi contrapposti convivono. Non è vero che si escludano a vicenda. Anzi, l’uno non può esistere senza l’altro.

Il pendolo deve oscillare, o starebbe fermo, immobile, morto, non funzionale. Per produrre energia, cioè vita, cioè il divenire, ci vuole questo moto oscillatorio. Ogni cosa deve trasformarsi, ogni cosa deve cambiare, ogni cosa deve passare da un opposto all’altro.

Perciò dovremmo parlare di vita/morte, di amore/odio, di attrazione/repulsione, di bene/male, di essere/nulla, ecc., non di uno solo di due. Il mondo è duale: potrebbe esistere un’inspirazione senza l’espirazione? No, evidentemente. E questo vale per tutto ciò che si muove, fisicamente e mentalmente.

Questa è la legge di Dio, se si crede a Dio; non una cosa a metà.

Gli opposti fanno finta di contrapporsi, ma in realtà si sostengono a vicenda.

Perciò non ha senso predicare solo l’amore, una metà. Chi ha messo al mondo l’amore, ha messo al mondo l’odio; chi ha messo al mondo la vita, ha messo al mondo la morte; chi ha messo al mondo il bene, ha messo al mondo il male.

Mi dispiace, ma l’amore di Gesù non è risolutivo. Gesù credeva di risolvere il problema dell’aggressività umana, ma, come ben vediamo, non ci è riuscito.

Bisogna trascendere gli opposti, e questo è molto difficile per gli uomini senza consapevolezza del problema e senza senso auto-critico.

Io mi accontenterei di raccomandare: “Siate almeno gentili!” Non pretenderei l’amore.

 

Povero Gesù, povero illuso! Lui voleva che gli uomini si amassero l’un l’altro, lui pensava così di risolvere ogni problema. E sarebbe vero… se si amassero. Ma perché non si amano, perché amano magari qualcuno ma odiano gli altri, perché sono sempre in guerra, perché Gesù non ci ha spiegato come si fa ad amare tutti? Ama anche i tuoi nemici. Un bel programma, non c’è che dire. Ma impossibile.

Lui credeva che questo fosse il comandamento fondamentale del Padreterno. Però, il Padreterno (o chi per lui) ha fatto in modo che l’amore fosse possibile insieme all’odio. Ecco perché si può amare e odiare nello stesso tempo o amare qualcuno (tutti amano qualcuno, anche i criminali e gli assassini), ma odiano altri. I due impulsi contrapposti convivono. Non è vero che si escludano a vicenda. Anzi, l’uno non può esistere senza l’altro.

Il pendolo deve oscillare, o starebbe fermo, immobile, morto, non funzionale. Per produrre energia, cioè vita, cioè il divenire, ci vuole questo moto oscillatorio. Ogni cosa deve trasformarsi, ogni cosa deve cambiare, ogni cosa deve passare da un opposto all’altro.

Perciò dovremmo parlare di vita/morte, di amore/odio, di attrazione/repulsione, di bene/male, di essere/nulla, ecc., non di uno solo di due. Il mondo è duale: potrebbe esistere un’inspirazione senza l’espirazione? No, evidentemente. E questo vale per tutto ciò che si muove, fisicamente e mentalmente.

Questa è la legge di Dio, se si crede a Dio; non una cosa a metà.

Gli opposti fanno finta di contrapporsi, ma in realtà si sostengono a vicenda.

Perciò non ha senso predicare solo l’amore, una metà. Chi ha messo al mondo l’amore, ha messo al mondo l’odio; chi ha messo al mondo la vita, ha messo al mondo la morte; chi ha messo al mondo il bene, ha messo al mondo il male.

Mi dispiace, ma l’amore di Gesù non è risolutivo. Gesù credeva di risolvere il problema dell’aggressività umana, ma, come ben vediamo, non ci è riuscito.

Bisogna trascendere gli opposti, e questo è molto difficile per gli uomini senza consapevolezza del problema e senza senso auto-critico.

Io mi accontenterei di raccomandare: “Siate almeno gentili!” Non pretenderei l’amore.

 

sabato 28 ottobre 2023

Povere donne

 

In Iran è morta la sedicenne Armita Garawand, picchiata un mese fa dalla “polizia morale” perché non portava il velo sulla metropolitana.

Se pensiamo che tutto ciò avviene per opera di religiosi che credono di essere morali e di agire in nome di Dio, ci rendiamo conto che Dio non esiste, perché, se esistesse, non tollererebbe un’infamia del genere.

È una vera e propria guerra degli uomini contro le donne, che anche in altri paesi sfocia in femminicidi.

Rendiamo onore a queste povere vittime della violenza omicida che si nasconde dietro ogni religione,

Quando finisce un amore

 

Quando finisce un amore o comunque una relazione (per distacco o per morte), ci accorgiamo che non siamo più in due, che dobbiamo perdere con sofferenza una parte di noi stessi: la nostra “metà”. Quindi deve cambiare la nostra identità, non possiamo più fare affidamento sull’altro, non abbiamo più filtri, schermi o difese. Siamo soli.

Ma questo triste evento ha un lato positivo: dobbiamo fare i conti con noi stessi. Non possiamo più evitare questo confronto o incontro con il nostro essere più profondo che abbiamo sempre rimandato, perché c’era l’altro.

Ci sentiamo disperati, abbandonati, derelitti, e subito cerchiamo un altro compagno, come dire uno stato di dipendenza che ci renda più sopportabile la vita. Ma è un altro tentativo di fuga da noi stessi, dal Sé. Alla fine, con la morte, dovremo comunque essere soli.

Quando si dice che l’uomo è un animale sociale, in realtà diciamo che l’uomo cerca il più possibile di non stare solo. Ma perché? Perché il Sé brucia come il fuoco.

Non è facile sopportare l’essere. Ma, prima o poi, dobbiamo farlo.

L'energia universale

 

Se c’è una cosa che muove il sole, le stelle e tutti gli esseri viventi è certamente l’energia. Anche noi abbiamo bisogno di carburante che prendiamo dal cibo e che fa muovere il nostro corpo e il nostro cervello. Senza energia, moriremmo in pochi giorni.

Ma il nostro cibo è costituito da altri esseri viventi, animali e piante, che a loro volta lo hanno ottenuto da altri animali, piante e minerali presi dal mondo e dalla terra.

Tutto quindi è energia, un’unica energia, che alimenta tutti e dà loro una forma. Gli enti sono come le onde del mare che prendono temporaneamente una forma, si ergono orgogliosamente e poi declinano, ritornando di nuovo ad essere una stessa acqua. Oppure sono come i monili d’oro, che assumono varie forme, ma sono pur sempre costituiti da un’unica sostanza.

Ma che c’è questa energia?

Diciamo pure che non lo sappiamo. I fisici parlano di forza, lavoro, massa, moto, temperatura, ma in sostanza passano da una definizione all’altra senza sapere che cosa sia l’energia. È qualcosa che desumiamo dai movimenti e dalle trasformazioni che osserviamo. Però il principio di conservazione ci dice che l’energia, in un sistema chiuso, non si crea e non si distrugge, ma può solo trasformarsi.

Dunque l’energia è definita solo indirettamente dal lavoro che fa. Ma che cosa sia in sé non lo sappiamo.

Le cose in sé (i noumeni di Kant) ci sfuggono sempre. Quelli che noi vediamo sono solo i fenomeni, le apparenze, cose che scompariranno.

La Realtà ci è ignota. Anche la realtà di noi stessi, anche la nostra vera natura.

Ed è incredibile: tutto ciò che conosciamo è apparenza. Siamo fatti di qualcosa che non sappiamo cos’è.

venerdì 27 ottobre 2023

L'eterna energia

 

Una nuova teoria della fisica ci dice che il Big Bang non sarebbe più l’inizio dell’universo, perché l’universo non avrebbe avuto alcun inizio, ma sarebbe sempre esistito.

In pratica sarebbe eterno e il Big Bang sarebbe solo l’inizio di un ciclo.

Ma se l’universo fosse eterno, sarebbe il candidato ad essere lui Dio – il Dio che si è auto-creato. Quindi Dio non sarebbe un Essere esterno, ma la Totalità stessa, di cui noi siamo parte.

In sostanza, noi stessi saremmo Dio. Quello che dicono le filosofie orientali.

Siamo noi che ci saremmo inventati un idoletto da mettere sugli altari, con padre, madre e figlio. Una carnevalata, a misura d’uomo limitato.

Dunque, Dio non va pregato, ma attivato in noi. Almeno parte della sua energia.

Meditate su voi stessi e in voi stessi, non pregate. O pregate voi stessi. Immedesimatevi.

Certo, il Dio che siamo è quello che si è dovuto limitare in un corpo e in una mente. Ma quando il corpo e la mente finiranno…

giovedì 26 ottobre 2023

Lsciar perdere: la vecchiaia

 

Quando si diventa vecchi e la libido diminuisce o sparisce, si sente come prima cosa una mancanza. Qualcosa che ci ha accompagnato tutta la vita e che ci ha fatto fare cose incredibili, all’improvviso sparisce.

Allora capiamo che il vecchio buon Dio (o chi per lui) conosce il suo mestiere e sa come accalappiarci e farci fare quel vuole lui. E' un vecchio sporcaccione.


Com’è facile e semplice ammaestrare gli esseri umani. Lo facciamo anche noi con gli animali. Quando fanno quel che vogliamo, diamo loro uno zuccherino e loro, poveretti, ci stanno. Pur di avere quello zuccherino, pur di compiacere il padrone, sono disponibili a fare tutto.

Lo zuccherino nella nostra vita è il sesso. Pur di avere il sesso, noi facciamo di tutto.

La cultura corrente e la pubblicità ci vogliono vendere medicine e cure miracolose per prolungare la nostra vigoria.

Lasciate perdere. La vecchiaia non risparmia nessuno e nessuna funzione, e preannuncia la fine della nostra energia.

Questo è terribile perché ci rendiamo conto che sarà l’ultima stagione della nostra vita, in cui dovremo lasciar andare tutto.

Ma c’è anche un lato positivo. Finalmente usciamo dalla costrizione, dalla coazione a ripetere, e comprendiamo i meccanismi della natura. Ora tutto ci è chiaro.

E, come la perdita della libido porta a una liberazione dalla schiavitù sessuale, così la morte porta alla liberazione dai condizionamenti della vita.

mercoledì 25 ottobre 2023

Il senso di insoddisfazione

 

Nessuno conosce fino in fondo se stesso . Quello che noi siamo veramente è ciò per cui sappiamo che siamo, e questo ci sfugge sempre, perché trascende i limiti della nostra conoscenza. Dobbiamo rassegnarci ad essere senza sapere chi siamo. Ma c’è qualcosa a priori per cui siamo, altrimenti non avremmo coscienza di essere. Ciò per cui sappiamo di essere è una X (incognita) che chiamiamo convenzionalmente il Sé o Anima.

Attualmente noi conosciamo solo ciò che conosce la mente. Ma se la mente si mette a tacere, manca, sviene, dorme o pensa ad altro, noi chi siamo veramente?

Non possiamo rispondere a questa domanda. Tuttavia continuiamo ad essere e ad agire, anche senza pensarci o esserne consapevoli, o anche perdendo la memoria e l’individualità, perché non siamo noi a portare avanti la vita.

Un po’ è il corpo stesso, ma un po’ è il Sé superiore. La vita basta a se stessa, così come dimostrano le altre forme di vita che non hanno una mente (per esempio le piante o i microrganismi). Anzi, all’inizio dei tempi, gli esseri primitivi non avevano una chiara coscienza di sé.

Da dove è venuta allora la coscienza?

Noi non coincidiamo con noi stessi. Siamo due, siamo divisi interiormente ed esternamente.

La coscienza non è solo un punto di approdo, è anche una ferita.

Come avviene il concepimento di una nuova vita? Con due patrimoni genetici che si fondono per fare un figlio, in un momento di beatitudine (si spera). Due che si uniscono per fare un terzo.

Però questo ci indica già un’origine duale, che può essere più o meno riuscita, ma che mantiene traccia indelebile di una differenziazione. Tutti noi sentiamo quando qualche stato d’animo, qualche pensiero, qualche virtù, qualche vizio o qualche atteggiamento ci viene dal padre o dalla madre. La fusione non è mai perfetta.

Nasce così un senso dell’essere già lacerato, un io già diviso, una coscienza già insoddisfatta.

Questa frattura ce la portiamo dentro sempre. Per quanto la fusione sia stata buona, la divisione continua a farsi sentire in una certa mancanza, in certo desiderio che non si placa mai.

Quando troviamo un amore, per un po’ ci sembra che la mancanza sia colmata. E il ciclo continua: fusione di due patrimoni genetici (e di due anime) e poi di nuovo il senso di divisione, l’impossibilità di essere uno.

Per essere uno, bisogna che il dualismo del corpo-mente finisca. E questo può avvenire solo con la morte.

Solo allora sapremo e ci uniremo con ciò per cui sappiamo che siamo.

Per ora dobbiamo accontentarci di brevi orgasmi, dove non per niente ci dimentichiamo di tutto.

 

martedì 24 ottobre 2023

Il seme della violenza

 

Il Presidente Mattarella ha dichiarato, in un incontro col Presidente finlandese, che a causa di un’ “umanità irresponsabile, il mondo è peggiorato” e ha aggiunto che assistiamo a una “spirale di violenze di cui non si riescono a capire i confini e le conseguenze”.

Allora, sono io il pessimista o l’umanità sta rivelando una grave malattia mentale che la porta ad aggredire e a uccidere con efferatezza? Non solo con le continue guerre che distruggono uomini, paesi e risorse preziose, ma anche con la concorrenza commerciale, con il surriscaldamento del clima e con l’inquinamento dovuti a una sconsiderata sovrappopolazione.

Ci vorrebbe poco per vivere tutti in pace, ma gli uomini non sono capaci di stare fermi e quieti. Sono divorati da desideri e ambizioni insaziabili. C’è qualcosa che non va, che è stato fatto male, un seme di aggressività e di violenza che cresce e si sviluppa in una pianta che dà frutti maligni, tra cui l’egocentrismo e il nazionalismo.

Tale seme della violenza è connaturato, congenito, innato, fa parte della natura animale, è primordiale, perché deriva da un divenire che non lascia nessuno in pace. Venire al mondo, esistere, significa essere torturati da stimoli continui, significa subire una pressione enorme.

È inutile predicare la quiete, la pace, il silenzio, l’osservazione, la consapevolezza, l’amore, la compassione, l’ascolto, la meditazione, perché tutti siamo spinti ad agire e a muoverci senza tregua. Quindi assisteremo sempre ai conflitti, agli scontri, alle violenze, al confronto, alla competizione, con la differenza che oggi abbiamo armi spaventose, armi nucleari, che possono distruggere il mondo.

E forse lo distruggeranno.

Di chi la colpa?

Di Dio… se ci fosse.

Ecco perché non c’è.

Tutto è affidato alle nostre mani, che però grondano sangue dei fratelli, dai tempi di Caino e Abele,

sabato 21 ottobre 2023

Superare le contrapposizioni

 

Nella trascendenza non esiste più né il senso dell’essere né il senso del non essere, né la vita né la morte, né il bene né il male, né il sì né il no, ecc. C’è l’insieme degli opposti, che nell’immanenza noi separeremo. Ma così non capiremo mai nulla di profondo e inseguiremo le ombre.

Siamo abituati a pensare che dove c’è la vita non c’è la morte, e viceversa. Ma non è vero: dove c’è l’una, c’è l’altra. Il primo giorno di vita è il primo giorno che ci avvicina alla morte.

Così crediamo che l’amore escluda l’odio. Ma non è vero: dove c’è l’uno, ecco che c’è l’altro. Altrimenti da dove verrebbe il grande odio che si sviluppa nelle separazioni o nei femminicidi? Non era già latente nell’amore?

Parliamo di bene e di male come se fossero contrapposti. Ma già i taoisti avevano capito che, come dice il Tao Te Ching, il male è stato messo al mondo proprio dal bene. E così via. Noi non possiamo pensare che dividendo ciò che è intimamente unito.

In apparenza gli opposti si oppongono, in realtà si sostengono a vicenda.

È la stessa energia che oscilla, perché neanche lei può stare ferma. Il pendolo può andare a destra o sinistra, avanti o indietro, ma non si può restare immobile, se no è morto.

L’oscillazione, il movimento dualistico, la dialettica dei contrari, è la dinamica fondamentale di ogni fenomeno nell’universo. Sta a noi vedere l’unità nella contrapposizione e rivedere tutti i nostri giudizi.

Dio è un pendolo che oscilla.

Se non lo capiamo, saremo sempre in guerra... con i mulini a vento.

Le nostalgie dei conservatori

 

La Meloni si separa dal marito, avendo scoperto che, mentre lei lavorava, lui andava in giro a flirtare e a scopare. Mi dispiace, ma per lo meno non ci romperà più le scatole con la storia della famiglia tradizionale. Le famiglie italiane sono spesso così: sfasciate; non quelle del Mulino Bianco o della pubblicità televisiva.

Il problema dei conservatori è che non sono all’altezza delle loro fantasie o utopie. Per fortuna, perché, se fosse per loro, vivremmo ancora nelle caverne.

Quanto si può tornare indietro nella conservazione? Al fascismo, all’ottocento, al settecento… all’impero romano? E siamo sicuri che in quelle  epoche si vivesse meglio? Allora che cosa dobbiamo conservare?

La verità è che non dobbiamo conservare proprio nulla del passato. Se è passato, un motivo ci sarà.

Niente è immobile, niente è fisso. Tutto cambia. Non c’è da rimpiangere nulla, ciò che è passato non ritornerà più. Puoi far tornare indietro anche solo un momento fa?

E allora che cosa conserviamo? Non possiamo conservare nulla di ciò che è passato.

Chi pensa con nostalgia a un’epoca d’oro del passato, in realtà è immerso in un suo sogno personale.

Il passato non esiste più, se non nei nostri ricordi.

venerdì 20 ottobre 2023

Bombe sante

 

Il patriarca Kyrill, capo della Chiesa ortodossa russa, ha dichiarato: “La bomba atomica della Russia è da benedire, è protetta da san Serafino”.

In precedenza aveva  benedetto anche le bombe sull’Ucraina.

La dimostrazione che le religioni, legate al nazionalismo, sono una iattura per il mondo.

La prova dell’inesistenza di Dio, che non fulmina mai individui del genere.

E la dimostrazione che il nazionalismo, che oggi ritorna di moda, è uno dei tanti mali della mente umana.

La belva umana

 

Ma se l’uomo è così evoluto e intelligente, dotato di coscienza, la meraviglia del creato, com’è che si scatenano, continuamente, periodicamente, dalla notte dei tempi, tutte queste guerre, in cui emerge un odio e una ferocia che non ha nessun’altra forma vivente?

Non è che  ci stiamo sopravvalutando, dicendo che siamo il vertice dell’evoluzione, addirittura i figli di Dio?

Alla luce di quel che succede, direi che siamo la feccia del mondo animale, esseri che, proprio perché dotati di coscienza, sono schizofrenici. È vero, siamo capaci di amore e gesti sublimi, siamo capaci di opere d’arte e di scoperte scientifiche, ma non siamo in grado di controllarci.

L’uomo è un animale malato, non perché ha abbandonato gli istinti, ma perché non è capace di superarli. Chi lo ha creato ha commesso un errore. Grave.

Il nazionalismo, l’egoismo, l’indifferenza alla sofferenza altrui, la convinzione paranoica di essere i primi o i migliori, sono tutti frutti di una coscienza malata.

La coscienza, di cui ci vantiamo, va considerata una ferita, non un pregio. È qualcosa venuto tragicamente male. Un errore della natura o di Dio, come tanti altri.

Tutto va avanti per prove, tentativi, errori e fallimenti. Altro che un'intelligenza creativa onnipotente, perfetta! Di perfetto non c'è nulla.

giovedì 19 ottobre 2023

La pausa consapevole

 

Quando le angosce ti attanagliano e lo sconforto sembra travolgerti, quando la vita ti tradisce o tu tradisci lei, quando stai soffrendo e la sofferenza ti sconvolge, insomma quando la mente ti si rivolta contro, prenditi quella che potrebbe definirsi una “pausa consapevole”.

Respira per un po’ accentuando le espirazioni e le inspirazioni, stringendo la pancia, in modo da distogliere il pensiero dalle tue sventure e creare un intervallo, un distacco dai pensieri e dai sentimenti negativi.

È semplice, ma funziona.

Mentre il pendolo della vita ti trascina dove non vorresti, tu, per pochi momenti, diventa il testimone di te stesso, degli eventi che ti succedono, della invasività degli stati d’animo più cupi. È una dissociazione benefica.

Capita, capita a tutti…Una malattia, un abbandono, la morte di qualcuno o la tua.

In mezzo alla confusione, al caos e alla cascata di preoccupazioni, tu mantieni la quiete dentro di te… come se dentro ci fosse un riparo, un’isola felice o un santuario.

Trovando il luogo della quiete, riuscirai a superare i momenti di panico e a mantenere la calma, qualunque cosa ti succeda, che si tratti di pensieri o di cose reali.

mercoledì 18 ottobre 2023

Il volto che avevi prima di nascere

 

Un koan dello Zen dice: “Qual era il tuo volto prima di nascere?” Sembra una stranezza, perché prima di nascere non avevamo neanche un corpo. Ma la domanda vuole interrogarci sulla nostra vera natura, che non è quella del corpo e della mente attuali, bensì quella immortale che c’era prima della nascita, che continua ad esserci durante l’esistenza (anche se incognita) e che ci sarà dopo la morte. E qual è?

È la nostra natura eterna che assume temporaneamente un corpo, una mente, una coscienza e un io, e infine torna ad essere se stessa – il Sé. Ma allora la vita non serve a niente, è una semplice transizione? Secondo me, non è così. La natura prima e la natura dopo non sono la stessa cosa, perché l’esistenza aggiunge qualcosa, provoca una modificazione, assume un valore aggiunto.

L’esperienza che abbiamo fatto non va perduta, ma contribuisce a cambiare la nostra natura profonda. In altri termini,  “esiste” un vuoto prima ed un altro vuoto dopo, esiste un niente prima ed esiste un nulla dopo, esiste un eterno prima ed esiste un eterno dopo. Per esempio, il vuoto di un vaso non è il vuoto di un’auto e anche quando i due vuoti si fonderanno nell’unico vuoto, manterranno la loro specificità, il loro valore aggiunto… almeno per un po’.

Nisargadatta, il grande maestro moderno del Vedanta, dice: “Realizzate quello stato che precede il concepimento… Lo stato prima del concepimento, qualunque esso sia, quello è il più naturale, il tuo stato perfetto, che prevale sempre. Quando questo essere scomparirà, quello continuerà, prevarrà sempre.” E aggiunge: “L’essersi identificati con un corpo è uno stupido errore, una caduta.”

Non so se è un errore (di chi? chi è il responsabile, il soggetto?), o la possibilità di acquisire un valore aggiunto. In fondo, gli errori servono a fare esperienza. E l'esperienza ci cambia.

martedì 17 ottobre 2023

La fine dell'uomo

 

Michael Caine, il noto attore e produttore cinematografico, che ha avuto tutti i successi e i riconoscimenti del mondo, che ha accumulato fortune e conquiste, giunto all’età di 90 anni, ha dichiarato che lascerà il cinema, perché ora la sua unica “preoccupazione è arrivare vivo all’ora di pranzo”.

Ecco come finiscono gli uomini, per quanto se la siano goduta.

Io dico (e nessuno mi smentisce) che la vita è quella cosa che finisce invariabilmente male. Perché, anche se riesci a non morire prima, ti aspetta una vecchiaia in cui devi assistere alla perdita e alla dissoluzione di te stesso.

Lo stesso è successo a tanti uomini di successo, magari ricchi e un tempo felici.

Guardate Alaine Delon, finito in una crisi depressiva. Guardate Berlusconi i cui soldi e i migliori medici gli avranno anche allungato la vita, ma non gli hanno potuto impedire di invecchiare e morire. Guardate anche i grandi potenti, impauriti, angosciati e impotenti davanti alla morte. Soli, perché, per quanto tu sia circondato da amici, amanti e parenti, ti tocca morire da solo. Che scorno, per chi aveva milioni di seguaci.

La morte è l’unica cosa genuinamente imparziale: non risparmia nessuno.

Ma l’oscillazione del Grande Pendolo non si può fermare: prima vita, poi morte.

Ora, ditemi voi se mettere al mondo una vita non sia mettere al mondo una sicura morte. Ne vale la pena?

Non vale più la pena di rimanere nello stato di pre-nascita e di post-mortem dove non esistevano preoccupazioni e sofferenze, dove c’era la vera pace?

Chi è lo sciagurato che ha inventato la vita?

Tutti i grandi uomini, in fondo, hanno combattuto la morte, ma sono morti tutti. E il mondo soffre, arranca e si illude di poter essere felice, come sempre.