venerdì 29 luglio 2011

Quando sorge il sole

Un discepolo andò a trovare un maestro zen e gli domandò che cosa dovesse fare per raggiungere l'illuminazione.
"Devi fare come il sole quando sorge ogni mattina."
"Ma il sole non fa nulla."
"Appunto."
"Allora a che cosa serve meditare?"
"Ad avere gli occhi aperti quando sorge il sole."

sabato 23 luglio 2011

Le maschere di Dio

Si sentono ancora antiquati dibattiti sul credere o non credere in Dio. In realtà credere o non credere in Dio non fa differenza. Quel che conta è l'immagine di Dio cui si crede o non si crede, perché di immagini ce ne sono centomila. Anche i terroristi islamici credono in Dio. Oggi, in Norvegia, un uomo che ha ucciso in due attentati più di 90 persone dice di essere un fondamentalista cristiano. Dunque, bisogna precisare a quale immagine di Dio si crede o non si crede, perché un'immagine non è affatto uguale all'altra, perché il Dio cristiano, per esempio, non è affatto uguale al Dio dell'Islam, degli ebrei o degli indù. Esistono Iddii della vendetta, della guerra, dell'odio, della punizione, dell'amore, del masochismo, del sadismo, della giustizia, dell'arbitrio... di tutto. Esistono Iddii che sono proiezioni dei nostri genitori. Esiste il Dio Padre e il Dio Figlio. Esiste il Dio maschio e il Dio Femmina. Ciò significa che si può credere in Iddii completamente sbagliati, perché, indipendentemente dal fatto che Dio esista o non esista, è la mente umana che lo immagina, che la fa a sua immagine a somiglianza. Ecco perché, come uno è così è il suo Dio.

venerdì 22 luglio 2011

Risvegliarsi alla realtà

C'è una distanza incolmabile tra la dogmatica di questa o quella religione e la ricerca spirituale che cerca la verità. La prima è il frutto di una sclerosi mentale, la seconda di un'apertura mentale che cerca nell'esperienza ogni conferma di validità. I primi sono la negazione della vita, la seconda è l'esaltazione dell'esperienza. La prima è un preconcetto al di fuori del mondo, la seconda è uno stare totalmente nel mondo. La prima è la ricerca di una pace irreale, morta, la seconda è la ricerca dell'immediatezza, sia nel piacere sia nel dolore. La prima è una droga artificiale, la seconda è la bastonata che il maestro zen dà sulla spalla di chi si sta addormentando o uscendo dalla realtà. La prima è un addormentamento, la seconda è un risveglio.

sabato 16 luglio 2011

Incomunicabilità

A volte crediamo di parlare la stessa lingua e dello stesso argomento. Ma chissà se viviamo nello stesso mondo. Forse ognuno vive in un suo mondo parallelo, che non s'incontra mai veramente con quello degli altri. C'è una famosa storia zen che ce lo ricorda. C'era un maestro zen che, dovendo andare in città e aspettando un teologo, disse al fratello scemo e orbo: "Quando arriva il teologo, tu non dire niente. Accoglilo e basta!" Quando tornò, domandò al teologo: "Ti ha accolto bene mio fratello?" "Benissimo, è un grande saggio.Quando gli ho mostrato un dito indicando l'unità di Buddha, lui me ne ha mostrati due indicando che il Buddha è inseparabile dalla sua dottrina. Allora io gli ho risposto con tre dita indicando che oltre al Budda e alla dottrina c'è il mondo. E lui mi ha mostrato il pugno chiuso indicando che queste tre cose sono un tutt'uno." Il maestro si meravigliò e, quando il teologo ripartì, domandò al fratello: "Ma che cosa è successo fra voi due?" Il fratello rispose: "Lui mi ha mostrato un dito per indicarmi che avevo un occhio solo. Io gli ho mostrato due dita per indicare che lui ne aveva due. Quando però mi ha mostrato tre dita per indicare che insieme avevamo tre occhi, mi sono irritato e gli ho mostrato un pugno per dirgli che, se continuava a sfottermi, gli avrei spaccato la faccia!"

venerdì 8 luglio 2011

Veder chiaro

C'è sempre qualcosa di paradossale nella meditazione come pratica. Si cerca di raggiungere qualcosa che, più ci sforziamo, più sembra allontanarsi. Qualcosa di imprendibile, come la propria ombra. Al punto che qualcuno sostiene che la meditazione è inutile. La mente non può superare se stessa. L'io non può volere l'annullamento di se stesso. La consapevolezza, in quanto soggetto, non può essere trasformata in un oggetto di conoscenza. Tutto questo è vero, ma siamo sempre nell'ambito della consueta razionalità dualistica, mentre la meditazione si situa ad un livello ultra-razionale. Ciò che cerchiamo non è infatti una comprensione intellettuale delle cose ultime, non è un'interpretazione che spieghi tutto, ma un recedere delle pretese mentali. Ecco perché si parla più di un lasciar andare che di un conquistare, più di un distensione che che di una concentrazione. Inoltre, quando si tenta una scalata, non è sensato cercare di raggiungere in un colpo solo la cima. Si può invece procedere passo dopo passo, salendo sempre più in alto e godendosi le altezze intermedie. L'illuminazione è in sostanza un veder chiaro. E ci sono varie gradazioni tra il buio completo e la luce sfolgorante del sole. Anche nella vita pratica un veder più chiaro è sempre un risultato apprezzabile e utile.

sabato 2 luglio 2011

Il nulla benefico

Abbiamo paura del nulla, abbiamo paura della morte, come se fosse la fine di tutto. Ma in realtà abbiamo paura di perdere ciò che ci è familiare e soprattutto il nostro stesso io. Eppure, tutte le notti, quando ci addormentiamo, ci abbandoniamo a questo "nulla" come se fosse qualcosa di molto invitante e piacevole. Ed è così. Non parlo dei sogni, in cui è in funzione ancora la mente che deve sempre produrre immagini e pensieri, ma di quel sonno profondo in cui scompare ogni attività mentale e l'idea stessa del nostro io. Eppure, è proprio questo sonno profondo che ci rigenera e ci permette di affrontare la nuova giornata. Se non dormissimo, staremmo male e alla fine moriremmo.
Abbiamo dunque bisogno, ogni giorno, di almeno un'immersione in questo "nulla"... che ci dà la forza di continuare. Forse il nulla, come diceva Parmenide, non esiste; forse è semplicemente uno stato in cui la mente non funziona e l'ego non appare. A noi sembra nulla, perché, non funzionando la mente e il senso dell'io, non possiamo né ricordarlo né pensarlo. Ma, se è così benefico e rigenerante, è in realtà la fonte dell'essere, ciò che è sempre presente.
Il problema è che, quando lo cerchiamo, non possiamo trovarlo, proprio perché la mente e l'ego devono essere messi da parte. Non può essere un semplice oggetto di conoscenza, per il semplice fatto che è ciò che ci rende consapevoli, è il soggetto, il Sé.
Solo il sonno profondo e una meditazione di abbandono (delle attività mentali) ci avvicinano a questo sfondo dell'essere.