venerdì 18 febbraio 2011

Nascere a se stessi

Il primo passo per il risveglio è rendersi conto di essere degli schiavi, dei prigionieri (come nella caverna di Platone), degli automi che eseguono compiti imposti da qualcun altro. La condizione umana non è esattamente una condizione di libertà e di felicità. Nascere è già una fatica e si viene al mondo tra dolori. Ma poi ogni fase della crescita comporta sofferenze: dalle innumerevoli malattie dell'infanzia alle crisi dell'adolescenza, dai problemi della maturità ai drammi della vecchiaia.


Come se questo non bastasse, i genitori, il sistema educativo, la società nel suo complesso, la religione, la pubblicità e i mass media fanno di tutto per instillarci idee, valori, bisogni e comportamenti che non sono "nostri", che non sono stati scelti da noi, che non ci fanno essere noi stessi e che ci portano inevitabilmente a soffrire. Soprattutto ci impediscono di pensare con la nostra testa.

Non basta dunque essere partoriti da una madre. Dobbiamo poi nascere di nuovo a noi stessi. E questo è possibile solo se si diventa consapevoli di essere individui condizionati e di dover fare piazza pulita di tutto ciò che ci è stato imposto.

Siamo sì animali sociali, ma lo sono anche le formiche e le api. Gli uomini hanno un'unica grandezza: sono consapevoli. Ma la consapevolezza si atrofizza se non viene sviluppata volontariamente con un'apposita meditazione.

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