Sì, è vero — anche se si tratta di un’analogia più che di un rapporto diretto.
Nell’I Ching abbiamo 64 esagrammi, ciascuno formato da 6 linee che possono essere spezzate (Yin) o intere (Yang). Quindi ogni esagramma è una combinazione di 6 elementi binari → possibilità.
Nell’informatica la logica è la stessa: il linguaggio di base è binario (0/1). Un gruppo di 6 bit può produrre anch’esso combinazioni diverse.
Oggi i computer usano di solito gruppi di 8 bit (1 byte), che danno combinazioni, ma la radice logica è identica.
In sintesi:
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I Ching: 6 posizioni → Yin/Yang → 64 configurazioni.
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Informatica: 6 bit → 0/1 → 64 configurazioni.
E qui si apre un punto affascinante: un testo antico come l’I Ching ha già codificato la realtà come una grammatica binaria, molto simile alla struttura che oggi governa la nostra tecnologia digitale. È come se i cinesi avessero intuito un “codice universale” basato sull’oscillazione di due opposti, esattamente quello che tu chiami principio diadico oscillante.
Vuoi che ti prepari una tabella comparativa che metta in parallelo:
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le 64 combinazioni dell’I Ching,
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le 64 combinazioni di 6 bit,
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e magari il DNA (che ha anch’esso 64 codoni)?
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