Don Mazzi sostiene che, per combattere la pedofilia tra i preti, vanno eliminati i seminari inferiori. L'ho sempre sostenuto. Si tratta di ambienti malsani che bloccano la normale evoluzione psicologica dei futuri sacerdoti. Del resto quanti preti, con le loro vocette in falsetto, con le loro compagnie omosessuali, con i loro travestimenti con sottane e con i loro culti del Bambin Gesù, sono evidentemente individui infantili.
Ma io sostengo che l'intero cattolicesimo, con il suo padre, la sua madre e il suo figlio, è una religione per uno stadio infantile dell'umanità. Quando supereremo l'idea del Padre eterno?
mercoledì 31 agosto 2011
Religione e fascismo
C'è uno stretto rapporto fra fascismo e religione: entrambi vogliono istituire un regime totalitario in cui i cittadini non possano scegliere niente ma solo ubbidire. Un esempio di leggi di questo genere è la norma sul fine-vita che il nostro parlamento sta per approvare: si vuole che la coscienza individuale non abbia il primato: ciò che decide è l'istituzione, la Chiesa, lo Stato. Non si vuole lasciar libero l'inviduo neppure in punto di morte.
I regimi islamici sono un esempio di tale commistione fra fascismo e religione. Lì l'individuo non conta nulla: decide tutto lo Stato religioso, in base ai dettami dei libri sacri interpretati da religiosi di professione.
In Italia la tentazione dello Stato totalitario è sempre presente, perché siamo noi gli inventori del fascismo, che è il prodotto naturale del cattolicesimo. Dopo la presa di Roma, lo scontro fra Stato e Chiesa fu appianato dal fascismo, che da quel momento riconobbe alla Chiesa i privilegi di uno Stato con relativo territorio. In compenso la Chiesa fece di Mussolini "l'uomo della Provvidenza".
Dopo il crollo del nazi-fascismo, furono i conventi e i monasteri cristiani a offrire rifugio ai criminali nazisti e la Chiesa fornì loro denaro e documenti falsi per farli espatriare in Sudamerica. Perché lo fece? Perché costoro si dichiaravano cristiani e avevano sempre visto nella Chiesa il naturale baluardo del totalitarismo. Anzi, la Chiesa è sempre stato il modello Ideale di regime totalitario dove l'individuo non conta nulla e tutto viene deciso dall'alto. Per esempio il capo degli Ustascia croati, Ante Pavelic, un cattolico integralista filo-nazista, sosteneva che "la forza morale del popolo croato sta nella regolata vita religiosa e familiare..." Insomma vedeva nel cattolicesimo lo strumento fondamentale per fondare un regime totalitario. E naturalmente fu aiutato a fuggire dalla Chiesa cattolica.
Oggi non cambia nulla: la religione cattolica, dominata da un papa che fece parte della gioventù hitleriana, resta il punto di riferimento dei fascisti, molti dei quali sono nel governo. Se si legge il programma del Partito nazionalista italiano (PNI), fondato da Gaetano Saya, un leader del MSI ed ex massone, creatore di un servizio segreto parallelo, troviamo tutti gli stereotipi del fascismo: la cacciata degli stranieri, l'istituzione di ronde nere, il razzismo, l'istituzione della pena di morte (da applicare anche ai gay e ai politici), la statalizzazione delle banche e delle industrie, la censura sulla stampa, la lotta contro i "comunisti", l'arruolamento di "legioni per la sicurezza della Patria", l'immediata uscita dall'Unione Europea ecc...
Un tessera di questo movimento è stata inviata a Domenico Scilipoti, che si è dichiarato "onorato" dell'invito e ha proposto di fare entrare in Parlamento anche questo partito neo-nazista.
I regimi islamici sono un esempio di tale commistione fra fascismo e religione. Lì l'individuo non conta nulla: decide tutto lo Stato religioso, in base ai dettami dei libri sacri interpretati da religiosi di professione.
In Italia la tentazione dello Stato totalitario è sempre presente, perché siamo noi gli inventori del fascismo, che è il prodotto naturale del cattolicesimo. Dopo la presa di Roma, lo scontro fra Stato e Chiesa fu appianato dal fascismo, che da quel momento riconobbe alla Chiesa i privilegi di uno Stato con relativo territorio. In compenso la Chiesa fece di Mussolini "l'uomo della Provvidenza".
Dopo il crollo del nazi-fascismo, furono i conventi e i monasteri cristiani a offrire rifugio ai criminali nazisti e la Chiesa fornì loro denaro e documenti falsi per farli espatriare in Sudamerica. Perché lo fece? Perché costoro si dichiaravano cristiani e avevano sempre visto nella Chiesa il naturale baluardo del totalitarismo. Anzi, la Chiesa è sempre stato il modello Ideale di regime totalitario dove l'individuo non conta nulla e tutto viene deciso dall'alto. Per esempio il capo degli Ustascia croati, Ante Pavelic, un cattolico integralista filo-nazista, sosteneva che "la forza morale del popolo croato sta nella regolata vita religiosa e familiare..." Insomma vedeva nel cattolicesimo lo strumento fondamentale per fondare un regime totalitario. E naturalmente fu aiutato a fuggire dalla Chiesa cattolica.
Oggi non cambia nulla: la religione cattolica, dominata da un papa che fece parte della gioventù hitleriana, resta il punto di riferimento dei fascisti, molti dei quali sono nel governo. Se si legge il programma del Partito nazionalista italiano (PNI), fondato da Gaetano Saya, un leader del MSI ed ex massone, creatore di un servizio segreto parallelo, troviamo tutti gli stereotipi del fascismo: la cacciata degli stranieri, l'istituzione di ronde nere, il razzismo, l'istituzione della pena di morte (da applicare anche ai gay e ai politici), la statalizzazione delle banche e delle industrie, la censura sulla stampa, la lotta contro i "comunisti", l'arruolamento di "legioni per la sicurezza della Patria", l'immediata uscita dall'Unione Europea ecc...
Un tessera di questo movimento è stata inviata a Domenico Scilipoti, che si è dichiarato "onorato" dell'invito e ha proposto di fare entrare in Parlamento anche questo partito neo-nazista.
venerdì 19 agosto 2011
Il sacro della vacanza
Che cosa può esserci di religioso in una vacanza, per esempio nel raduno dei giovani cattolici a Madrid? In apparenza niente. Ma nella vacanza c'è veramente qualcosa di sacro. Non a caso, in inglese "vacanza" si dice holiday, che significa "giorno sacro". D'altronde anche in italiano il termine "vacanza" indica qualcosa di vacante, di vuoto. E perché il vuoto è considerato sacro? Perché è un cambiamento del proprio modo di essere, dell'io consueto, della mente abituale. Il sacro si rivela dunque non in ciò che siamo abitualmente, ma nello svuotamento, nell'annullamento, ossia nel salto che il nostro essere compie quando affronta all'improvviso qualcosa di nuovo e di ignoto, qualcosa che ci provoca un dislocamento, un disorientamento della coscienza. Purtroppo, nella nostra cultura il sacro viene ancora posto nel pieno, nell'essere, nel noto, nel tradizionale, nell'abituale. In Oriente invece è stato colto da tempo il sacro del vuoto, e la meditazione insegna per prima cosa la necessità di fare il vuoto mentale. Che è dunque come una vacanza. Non c'è perciò bisogno di andare a Madrid o in India per trovare il sacro. Basta svuotare la propria mente o trovare o vedere qualcosa di nuovo.
Il sacro tuttavia non si fa avvicinare impunemente: richiede sacrifici. Ed ecco infatti che alla vacanza si sacrifica tutto - oltre al denaro, gli animali che vengono abbandonati, le piante sul balcone o nel giardino che muoiono di siccità e gli anziani che vengono lasciati soli nelle città inospitali. Poi ci sono le vittime della strada, ogni anno centinaia. Ma per il sacro, per la vacanza, siamo disposti a sacrificare tutto, proprio come Abramo con il figlio Isacco.
Chissà comunque quanti saranno gli adoratori delle vacanze che torneranno dopo aver fatto una simile esperienza, con un sentimento nuovo. E chissà in quanti durerà più dello spazio di un mattino. Subito dopo saranno infatti ripresi dalle preoccupazioni e dalle ansie della vita quotidiana, e si dimenticheranno che cosa sia davvero il sacro. Ritorneranno a credere che sia qualche Salvatore divino o, peggio ancora, qualche Papa.
giovedì 18 agosto 2011
Pubblicità religiosa
L'uso della pubblicità per promuovere la religione è caratteristico del cattolicesimo. A partire da Gesù che istituì quello spettacolino che è la ripetizione dell'ultima cena, ogni rituale della Chiesa non è che sacra rappresentazione, ossia rappresentazione del sacro - di un sacro però stereotipato ed elementare, qualcosa che ben si adatta ad una religione infantile qual è il cristianesimo. In fondo siamo ancora alla religione degli dei che scendono sulla terra, si accoppiano con fanciulle vergini e mettono al mondo esseri straordinari. Una religione appartenente ancora ad uno stadio infantile dell'evoluzione dell'umanità. I papi si sono adattati benissimo a queste sacre rappresentazioni, un tempo illustrate da grandi pittori come Raffaello e Michelangelo, ed oggi veicolate dalla televisione. Che cosa devono fare? Solo gli attori di uno spettacolo. Vestiti come antichi monarchi orientali se ne vanno in giro a compiere rituali, a benedire e a ripetere luoghi comuni, ma a chiedere in cambio sostanziosi contributi in denaro... in nome della carità, s'intende.
giovedì 11 agosto 2011
Le radici della violenza
Sono d'accordo con il regista inglese Graham Vick che, in un'intervista sul Corriere della Sera dell'11/08/2011, sostiene che nell'Antico Testamento sono contenuti i germi del fanatismo e della violenza. "Quello invocato da Mosè è un Dio di rabbia e di distruzione. E' strano che arrivi il comandamento 'non uccidere' proprio da colui che ha ucciso tutti i primogeniti dell'Egitto e ha permesso di essere brandito come un'arma dal suo profeta. Bisogna sempre diffidare di chi si definisce 'il popolo di Dio', di chi dichiara guerra in suo nome. Credersi gli eletti del Signore è una forma bella e buona di razzismo. Un veleno per l'umanità".
Ma nel passaggio dall'Antico al Nuovo Testamento le cose non cambiano sostanzialmente. Il Dio è sempre quello, semmai camuffato da Essere bonario. E si presenta sempre come un sanguinario Dio dei sacrifici e della violenza. Il povero Gesù si era illuso che il Padre fosse cambiato. Ed è finito come è finito.
No, abbandoniamo questi Iddii che covano odio, gelosia, passione e vendetta nel loro animo. Liberiamoci delle loro religioni.
Crisi spirituale e crisi economica
Sappiamo che la natura umana può essere molto malvagia, la peggiore di tutti gli esseri viventi. C'è gente che per arricchirsi sarebbe disposta ad ammazzare o a mandare in miseria milioni di individui. La vediamo in azione in questi giorni. Che cos'è in fondo la crisi attuale? Banchieri, affaristi e speculatori vogliono arricchirsi facilmente senza preoccuparsi delle conseguenze per il mondo - che gli altri vadano a farsi friggere! L'importante è accumulare denaro, costi quel che costi. Questa è anche l'essenza del capitalismo che, dopo la scomparsa del comunismo, ha rivelato il suo volto più disumano. E alla base di tutto c'è una crisi spirituale per cui non esiste più il bene comune: esiste solo l'interesse di qualche individuo paranoico, dominato da un delirio di onnipotenza. Visto che la crisi è partita dagli Usa, è giusto domandarsi dove sia finita la civiltà che una volta si definiva cristiana. Eccola qui in tutto il suo orrore.
mercoledì 10 agosto 2011
Liberazione e risveglio
Un lettore mi chiede se sia necessario meditare dato che alcuni maestri (per esempio Krishnamurti) affermano che la meditazione come tecnica serve a poco. In effetti, anche noi diciamo che la meditazione è più un non fare che un fare. Che significa? Significa che, al di là delle tecniche, si tratta più di liberarsi di qualcosa che di ottenere o di acquisire qualcosa. Per questo si parla di liberazione. Liberarsi dai pesanti condizionamenti (culturali, sociali, religiosi, sociali, ecc.) che ci opprimono e che ci costringono a ripeterci. In tal senso meditare è liberarsi delle abitudini e delle categorie mentali acquisite. Qui la tecnica serve poco; e la meditazione si trasforma in una presa di coscienza il più possibile ripetuta e prolungata. E' un vedersi e uno svuotarsi per isolare il proprio essere sostanziale, quello che si trova oltre l'ego abituale. E' un guardare con consapevolezza, è uno svuotarsi. Ed è un'operazione della coscienza. Ma un'operazione della coscienza è comunque un'azione, un lavoro che si fa su di sé, come una psicoterapia, anche se del tutto speciale. Di fronte a questo tipo di meditazione, le varie tecniche sono puramente introduttive, sono strumenti utili ma non certo sufficienti, perché hanno il compito di riportarci ogni volta al centro di noi stessi, là dove ha inizio la vera meditazione. Mantenere vivo lo spirito, mantenersi attenti e consapevoli, uscire dal sonno della coscienza, meditare in tal senso, è dunque la condizione indispensabile per risvegliarsi.
lunedì 8 agosto 2011
Il nuovo Dio
Un nuovo Dio è apparso tra gli dei. Si chiama Mercato. Non dimora però sull'Olimpo, ma nella Borsa. I suoi sacerdoti si chiamano finanzieri. Come tutti gli dei, crea per distruggere e distrugge per creare. Insomma è irrazionale, umorale e cattivo - richiede continui sacrifici.
Quando mai gli uomini impareranno a non adorare più dei esterni e ad assumersi sulle proprie spalle la responsabilità del mondo?
Quando mai gli uomini impareranno a non adorare più dei esterni e ad assumersi sulle proprie spalle la responsabilità del mondo?
martedì 2 agosto 2011
Diffondere la meditazione
Un lettore (che ringrazio) mi scrive per chiedermi se sia possibile ampliare la platea dei meditatori attraverso le moderne tecniche di divulgazione di massa: tv, web, pubblicità, radio, cinema, ecc. Ed ecco la mia opinione.
Allo stato attuale, queste tecniche possono funzionare solo per diffondere religioni e credenze religiose, basate su fedi e rituali. Si tratta infatti di strumenti che possono creare seguaci, sette e movimenti, ma non veri meditatori. La meditazione è il contrario della religione; non si tratta di credere in qualcosa e neppure di diventare dei seguaci di un credo o di un maestro.
Naturalmente contano molto i momenti storici, le mode e i maestri. Tuttavia nessun maestro può fare di noi degli illuminati. Come si dice, il maestro può indicare la via, ma poi ognuno deve percorrerla individualmente, di persona. E questo è un gran bene, perché spesso i sedicenti maestri sono mossi o da ambizioni personali o da interessi economici e di potere. Tutti noi siamo spesso mossi da desideri egoici e di affermazione di cui non ci rendiamo conto; tutti noi siamo una miscela di elementi sattvici, tamasici e rajasici. Troppe persone poi cercano nei maestri o nelle figure religiose un padre, una madre o un'autorità, cui assoggettarsi.
La meditazione è il contrario dell'infatuazione e del marketing. E' piuttosto un entrare in se stessi, un cercare dentro di sé, eliminando i pregiudizi e i condizionamenti. E ognuno ha propri tempi di evoluzione. Se siamo in questo mondo, è perché non siamo troppo evoluti, ma neppure del tutto inconsapevoli come gli altri animali.
Comunque, qualcosa è possibile fare. E' possibile parlare, informare, divulgare, far conoscere, in modo che l'idea, la percezione o il seme della meditazione penetrino nello spirito di più gente possibile. In tal senso sono utili tutti gli strumenti di divulgazione, antichi e moderni. Un bel film, un bel libro, un maestro che parli o che stia in silenzio possono contribuire a far nascere un desiderio di spiritualità. Possiamo spargere semi, che prima o poi (magari in qualche vita futura) germoglieranno.
Perché non introdurre un'ora di meditazione così come come si fa con l'ora di religione? mi domanda ancora il lettore. E' possibile farlo e già viene fatto. Per esempio, è semplice e giovevole insegnare a seguire il respiro o a svuotare la mente dai pensieri abituali. Ma non è sufficiente e non si può imporre la meditazione a chi non ne sente l'esigenza. Ci vuole qualcosa che si risvegli dentro di noi: la cosiddetta mente dell'illuminazione. E non è pensabile che in questo momento dell'evoluzione umana le masse sentano il bisogno di meditare. Oggi la maggioranza degli uomini pensa ancora in termini di Dio e di religioni, anche se si tratta di tradizioni ormai morte.
In conclusione la divulgazione è sempre utile. E si possono comunque diffondere i valori della meditazione, che sono l'interiorità, l'attenzione, il distacco e il silenzio mentale. Ma ogni azione di indottrinamento è contraria allo spirito della meditazione.
Allo stato attuale, queste tecniche possono funzionare solo per diffondere religioni e credenze religiose, basate su fedi e rituali. Si tratta infatti di strumenti che possono creare seguaci, sette e movimenti, ma non veri meditatori. La meditazione è il contrario della religione; non si tratta di credere in qualcosa e neppure di diventare dei seguaci di un credo o di un maestro.
Naturalmente contano molto i momenti storici, le mode e i maestri. Tuttavia nessun maestro può fare di noi degli illuminati. Come si dice, il maestro può indicare la via, ma poi ognuno deve percorrerla individualmente, di persona. E questo è un gran bene, perché spesso i sedicenti maestri sono mossi o da ambizioni personali o da interessi economici e di potere. Tutti noi siamo spesso mossi da desideri egoici e di affermazione di cui non ci rendiamo conto; tutti noi siamo una miscela di elementi sattvici, tamasici e rajasici. Troppe persone poi cercano nei maestri o nelle figure religiose un padre, una madre o un'autorità, cui assoggettarsi.
La meditazione è il contrario dell'infatuazione e del marketing. E' piuttosto un entrare in se stessi, un cercare dentro di sé, eliminando i pregiudizi e i condizionamenti. E ognuno ha propri tempi di evoluzione. Se siamo in questo mondo, è perché non siamo troppo evoluti, ma neppure del tutto inconsapevoli come gli altri animali.
Comunque, qualcosa è possibile fare. E' possibile parlare, informare, divulgare, far conoscere, in modo che l'idea, la percezione o il seme della meditazione penetrino nello spirito di più gente possibile. In tal senso sono utili tutti gli strumenti di divulgazione, antichi e moderni. Un bel film, un bel libro, un maestro che parli o che stia in silenzio possono contribuire a far nascere un desiderio di spiritualità. Possiamo spargere semi, che prima o poi (magari in qualche vita futura) germoglieranno.
Perché non introdurre un'ora di meditazione così come come si fa con l'ora di religione? mi domanda ancora il lettore. E' possibile farlo e già viene fatto. Per esempio, è semplice e giovevole insegnare a seguire il respiro o a svuotare la mente dai pensieri abituali. Ma non è sufficiente e non si può imporre la meditazione a chi non ne sente l'esigenza. Ci vuole qualcosa che si risvegli dentro di noi: la cosiddetta mente dell'illuminazione. E non è pensabile che in questo momento dell'evoluzione umana le masse sentano il bisogno di meditare. Oggi la maggioranza degli uomini pensa ancora in termini di Dio e di religioni, anche se si tratta di tradizioni ormai morte.
In conclusione la divulgazione è sempre utile. E si possono comunque diffondere i valori della meditazione, che sono l'interiorità, l'attenzione, il distacco e il silenzio mentale. Ma ogni azione di indottrinamento è contraria allo spirito della meditazione.
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