L’identità delle cose: quando
le cose nascono
Scartando l’ipotesi troppo contraddittoria e puerile di Dio,
non ci rimane che capire come e quando le cose assumano una loro autonomia e
indipendenza. Diciamo: quando questo sasso, staccatosi dalla montagna, diventa
un ente a se stante? E L’uomo?
La questione di quando un essere umano diventa un individuo autonomo
può essere esplorata da diverse prospettive: biologica, psicologica, filosofica
e sociale.
Biologicamente: Un essere umano inizia a
svilupparsi come individuo unico dal momento della fecondazione, quando il DNA
unico viene formato. Tuttavia, il processo di diventare un individuo continua
attraverso lo sviluppo embrionale, la nascita e la crescita.
Psicologicamente: Dal punto di vista
psicologico, l’individualità emerge gradualmente. I bambini iniziano a
sviluppare un senso di sé e di identità personale durante i primi anni di vita,
attraverso l’interazione con l’ambiente e le persone intorno a loro.
Filosoficamente: La filosofia offre molteplici
visioni sull’individualità. Ad esempio, secondo alcuni pensatori, l’individuo
emerge quando sviluppa la capacità di riflessione e autocoscienza. Altri, come
i filosofi esistenzialisti, sostengono che l’individualità si manifesta
attraverso le scelte e le azioni consapevoli dell’individuo.
Socialmente: Dal punto di vista sociale,
l’individualità può essere riconosciuta quando una persona assume ruoli e
responsabilità all’interno della società. Questo può includere l’educazione, il
lavoro e la partecipazione alla vita comunitaria.
In sintesi, l’essere umano diventa un individuo
staccandosi dal tutto attraverso un processo continuo che coinvolge aspetti
biologici, psicologici, filosofici e sociali. È un viaggio unico e personale
che ogni individuo compie nel corso della vita.
D’accordo, ma io penso al preciso momento in cui da un tutto
unico si stacca qualcosa che può essere definito individuo (non necessariamente
un essere vivente). Anche il sasso ha una propria individualità. Ma quando la
assume?
I sassi con forme strane possono raccontare storie
affascinanti sulla loro origine e il loro viaggio. La forma particolare
potrebbe essere il risultato di vari processi naturali come l’erosione,
l’azione dell’acqua, o persino l’attività vulcanica. I sassi hanno un’anima?
In oriente, esiste l’arte del suiseki che consiste nella
contemplazione e nell’apprezzamento di pietre naturali con forme particolari.
Il termine “suiseki” deriva dalle parole giapponesi “sui” (acqua) e “seki”
(pietra), e si riferisce a pietre modellate dall’acqua che evocano paesaggi naturali
o altre forme suggestive.
Le pietre suiseki sono spesso esposte su basi di
legno (daiza) o in ciotole di ceramica (suiban) e sono apprezzate per la loro
capacità di evocare immagini di montagne, laghi, animali o altre forme naturali.
Questa pratica è strettamente legata alla meditazione e alla contemplazione, offrendo
un modo per connettersi con la natura e trovare tranquillità interiore.
Dunque, è la forma stessa
di questi oggetti che ispira qualcosa, cosa che è assodata
dalle opere d’arte, sculture, ecc. Siamo sicuri che queste opere d’arte o opere
naturali siano prive di comunicazione? Se lo chiedete agli artisti o ai
giapponesi, vi diranno che questi oggetti hanno un’anima, una loro particolare
radiazione.
Perché
d’altronde noi stessi preferiamo e cerchiamo certi luoghi che ci ispirano
qualche emozione?
Tutti
noi sappiamo che certi luoghi hanno un’ “anima”! Un bel tramonto, una
scogliera, un fiume, la distesa del mare, certi laghi, certe montagne… ci
ispirano parecchio, tanto che ci piace andarci non appena possiamo.
Le
pietre sono come le persone: alcune ci affascinano e altre ci sono
indifferenti.
Come
gli alberi. Se scomparissero gli alberi, avrebbe
conseguenze catastrofiche per la vita sulla Terra. Ecco alcuni degli effetti
principali:
Riduzione dell’ossigeno: Gli alberi producono
una grande quantità di ossigeno attraverso la fotosintesi. Senza di loro, i
livelli di ossigeno nell’atmosfera diminuirebbero drasticamente, mettendo a
rischio la sopravvivenza di molti organismi.
Aumento dell’anidride carbonica: Gli alberi
assorbono anidride carbonica, un gas serra, dall’atmosfera. Senza alberi, la
concentrazione di CO2 aumenterebbe, accelerando il cambiamento climatico e
causando un riscaldamento globale più rapido.
Perdita di habitat: Molti animali dipendono
dagli alberi per il loro habitat. La scomparsa degli alberi porterebbe alla
perdita di biodiversità e all’estinzione di molte specie.
Erosione del suolo: Le radici degli alberi
aiutano a mantenere il suolo stabile. Senza alberi, l’erosione del suolo
aumenterebbe, portando a frane e alla perdita di terreni agricoli fertili.
Impatto sul ciclo dell’acqua: Gli alberi giocano
un ruolo cruciale nel ciclo dell’acqua, aiutando a mantenere l’umidità del
suolo e a regolare il flusso dei fiumi. La loro scomparsa causerebbe siccità e
inondazioni più frequenti.
In sintesi, gli alberi sono fondamentali per
mantenere l’equilibrio ecologico e la salute del nostro pianeta. La loro
scomparsa avrebbe effetti devastanti su molti aspetti della vita sulla Terra.
Le piante sono così importanti che si è pensato di inviare su
Marte, un pianeta deserto, alcuni vegetali capaci di sopravvivere. L’idea di
piantare piante su Marte è una delle strategie considerate per rendere il
pianeta abitabile, un processo noto come terraformazione. Le piante potrebbero
aiutare a produrre ossigeno e a migliorare le condizioni atmosferiche del
pianeta rosso.
Ad esempio, i ricercatori stanno studiando l’uso
di piante estremofile, come il muschio Syntrichia caninervis, che può
sopravvivere in condizioni estreme simili a quelle marziane. Queste piante potrebbero
contribuire a creare un ambiente più favorevole alla vita umana e ad altre
forme di vita terrestre.
Inoltre, la NASA e altre agenzie spaziali stanno
esplorando l’idea di utilizzare microrganismi e altre forme di vita per
iniziare a modificare l’atmosfera e il suolo di Marte. Questo processo
richiederebbe molto tempo e risorse, ma rappresenta una delle possibili
soluzioni per la futura colonizzazione del pianeta.
Con tutto ciò, voglio dire che le piante (che sono esseri
viventi) e le cose che noi riteniamo inanimate, sono vitali come le altre e ci
comunicano qualcosa – una identità. Se parlassimo in termini di “identità”, il
discorso sarebbe più chiaro. Perché tutti le cose hanno una loro identità, più
o meno spiccata. E anche un sasso ce l’ha. D’accordo, un po’ perché gliela
attribuiamo noi, ma un po’ perché ce l’hanno veramente. Questa montagna
ha un’identità diversa da quella di un'altra. E anche questa pietra.
L’identità appartiene di diritto a tutte le cose. La parola
“identità” deriva dal latino "identitas", che a sua volta deriva da
"idem" che significa "lo stesso". Quindi, l'etimologia di
"identità" è legata al concetto di essere o non essere lo stesso o uguale
a qualcosa
Quando
si parla di "identità” ci si riferisce in effetti alla individualità e
unicità di una cosa, ovvero a ciò che la rende diversa dagli altri. L'identità
comprende gli elementi che caratterizzano un individuo e che lo distinguono
dagli altri, come ad esempio le caratteristiche fisiche, psicologiche, sociali
e culturali. Quindi, nel caso della pietra, c’è qualcosa, almeno nella forma,
che la rende unica… molto più di una formica o di un’ape, che pure sono esseri
viventi.
Mentre
l’anima può essere negata, l’identità non si rifiuta a nessuno, perché è ciò
che appare.
Con
questo abbiamo risposto alla domanda iniziale: quando le cose si staccano dal
tutto e assumono una loro identità individuale? Quando si staccano dal
tutto, perché si staccano dal tutto – un tutto che va visto come un blocco
uniforme, informe o un brodo primordiale.
Una
identità non si nega a nessuno! Nemmeno ai gemelli, nemmeno alle formiche,
nemmeno alle cellule. Non esistono due cose in tutto e per tutto
uguali, nemmeno negli oggetti fatti in serie.
Nessun commento:
Posta un commento