venerdì 2 giugno 2023

Dobbiamo illuminarci, non pregare e umiliarci

 

Se dovessimo illuminare una stanza, accenderemmo la luce, non ci metteremmo a pregare in ginocchio perché un dio faccia il miracolo.

Il nostro scopo nella vita è illuminarci, non pregare qualcuno.

Abbiamo inventato paradisi e reincarnazioni pur di continuare a vivere dopo la morte. Siamo disposti anche a finire all’inferno piuttosto che finire nel nulla. A tutto siamo disposti pur di continuare a vivere, anche a rinunciare alla nostra dignità e pregare un potente, il presunto onnipotente, perché ci conceda l’immortalità. Ma nessun potente ha in mano l’immortalità. Chi ha detto che gli dei sono immortali? Anche loro muoiono.

Dobbiamo pensare, invece, che rinunciare all’io è un allargarsi, non un finire.

Ma noi abbiamo paura: siamo come l’uomo ricco che ha paura di perdere dieci centesimi.

La nostra natura è vasta e illimitata, non è la piccola coscienza che abbiamo ora!

Siamo noi che, nascendo, ci autolimitiamo introducendo spazio, tempo, io e coscienza… tutti pervasi da “timore e tremore”:

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