venerdì 31 maggio 2024

Strategia per la conquista del potere

 

La strategia per mettere il potere tutto nelle mani di un uomo, prevede appunto vari passaggi che questo governo sta compiendo. Prima mettere a tacere i giornalisti non di parte, occupare i posti in Rai con uomini di parte, poi togliere il potere di autonomia ai magistrati e metterli sotto tutela dell’esecutivo e infine far approvare il premierato. La via è tracciata. Ed è sempre quella del fascismo.

D’accordo il fascismo è morto. Ma i fascisti no. E sono tutti nei partiti di Salvini e Meloni.

Giorgia Meloni ha due facce: quella gentile e quella autoritaria; e le dosa sapientemente. Ma esistono due destre: quella conservatrice e liberale che ha diritto di esistere; e quella fascista, che ha profonde radici in Italia.

La riforma sulla separazione delle carriere dei magistrati, sarebbe piaciuta a Gelli, fondatore della P2 eversiva, e a Berlusconi che voleva mettere la mordacchia ai giudici per fare i comodi suoi.

Ma quelli che hanno messo le bombe a Brescia e alla stazione di Bologna - o i loro eredi -  credete che siano spariti? E per quali partiti credete che votino oggi?

Vibrazioni e oscillazioni

 

La simmetria della coscienza non è un caso. È parte della simmetria dell’universo che si concretizza, tra l’altro, nelle strutture duali del corpo e della mente. Ma che cosa s’intende per simmetria?

S’intende che le forze costitutive della realtà vanno sempre a due a due, e sono in gran parte speculari. La struttura base è duale, binaria, fatta di due poli che devono contrapporsi, ma mai vincere definitivamente sulla controparte.

Per ogni forza ci dev’essere una controforza che sia complementare ma in contrasto, perché da questo incontro/scontro nasce ogni forma di energia. È come l’incontro/scontro fra due pugili. Se i due non si scontrassero, come si sprigionerebbe la loro energia? È dallo scontro che nasce l’energia. Se i due non si sfidassero, l’uno contro l’altro, non ci sarebbe il match. E comunque i due sono d’accordo sullo scontro, non potrebbero fare a meno l’uno dell’altro.

Nel nostro caso, però, lo scontro non deve finire e nessuno dei due, pur alternandosi  nelle ritirate e nelle avanzate, nei pugni presi e nei pugni presi, può vincere, perché sono di pari forza e perché il match dell’energia non può finire, visto la legge di conservazione dell’energia.

Dunque, lo scontro è essenziale… ma fino a un certo punto. La contesa è il motore di tutto, diceva anche Eraclito.

Conosco l’obiezione: le forze riconosciute dalla fisica sono quattro. Ma ci sono studi per unificarle. Nella teoria delle stringhe, per esempio, le particelle e le forze fondamentali sono considerate vibrazioni di stringhe o membrane. E che cosa è una vibrazione se non una oscillazione intorno a un punto di equilibrio?

Anche nella coscienza vi è questo dualismo, questo rispecchiamento, questa dinamica vibratoria, questo ciclo infinito. Solo che in questo caso i contendenti sono due io o due aspetti di un Sé. È come se come soggetti fossimo sempre due, che si controllano a vicenda, spesso in disaccordo o in lotta fra di loro. Come due gemelli siamesi, uniti per la vita, ma pur sempre distinti.

Il simbolo che agisce

 

In fondo, la matematica è un esempio di linguaggio astratto, solo mentale (le equazioni non esistono in natura!) che trova corrispondenza nella realtà, che è capace di utilizzare dei simboli per agire sulle cose. Però, anche qui, la conferma ultima viene da un esperimento scientifico, perché con i numeri si possono immaginare cose immaginarie.

Anche la musica, con le sue sette note, è un linguaggio capace di suscitare emozioni nella realtà degli individui.

Anche le parole-concetti, pur non esistendo nella realtà, ma essendo simboli, possono provocare azioni e reazioni.

Dunque, c’è la possibilità di utilizzare la parola-concetto.simbolo per produrre effetti tangibili. Un po’ come i miracoli, che sono ordini o predisposizioni mentali capaci di cambiare direttamente la materia.

Livelli di verità

 

La verità in campo scientifico, filosofico e spirituale non sarà mai qualcosa di assoluto e definitivo. Sarà sempre seguita da un’altra verità, più ampia e comprensiva. Perciò bisogna essere pragmatici.

La verità è ciò che funziona… provvisoriamente. Poi sarà superata, in una progressione infinita.

Non mi meraviglierei se gli angeli o le anime dei morti, dopo aver allargato la loro mente, siano ancora al lavoro per capire un nuovo livello di verità.

giovedì 30 maggio 2024

La coscienza come simmetria (30-05-2024)

 

La legge delle polarità afferma che tutto nell'universo esiste in coppie di opposti.

Questi opposti sono interconnessi, interdipendenti e complementari. Non possono esistere l'uno senza l'altro. In altre parole, ogni aspetto della realtà ha due facce: una positiva e una negativa, una calda e una fredda, un'attiva e una passiva, e così via. Il tutto è stato ben rappresentato dall’antico simbolo cinese dello yang/yin. Alcuni esempi di polarità includono:

  • Caldo e freddo: Non possiamo avere l'uno senza l'altro. Il concetto di "caldo" deriva solo in contrapposizione al "freddo".
  • Luce e buio: Non potremmo vedere la luce se non ci fosse il buio.
  • Maschio e femmina: Questi due generi sono necessari per la procreazione e rappresentano aspetti complementari dell'umanità.
  • Bene e male: Questi concetti morali ci permettono di distinguere tra comportamenti positivi e negativi.

La legge di polarità si applica a tutti i livelli dell'esistenza, dal mondo fisico alla nostra psiche. Ad esempio, proviamo emozioni come gioia e tristezza, amore e odio, pace e rabbia. Queste emozioni sono opposte, ma coesistono dentro di noi.

Secondo questa legge, interiormente non dovremmo cercare di eliminare un polo a favore dell'altro. Al contrario, dovremmo imparare ad accettare e bilanciare entrambi i poli.

Ogni aspetto dell’universo non può essere visto come assolutamente buono o cattivo, ma come poli necessari di un equilibrio dinamico. Per questo, io la chiamo “legge delle oscillazioni”. In altri termini, le polarità oscillano dinamicamente. Questo significa che non sono statiche, ma piuttosto in continuo movimento e cambiamento.

Pensiamo ad un pendolo che oscilla da un lato all'altro. Il pendolo non si ferma mai nel mezzo, ma continua a muoversi avanti e indietro. Allo stesso modo, le polarità nell'universo sono in continua oscillazione.

Questa oscillazione è ciò che crea il cambiamento e la crescita. Ad esempio, le stagioni cambiano perché la Terra oscilla sul suo asse. Le piante crescono perché l'acqua oscilla tra le radici e le foglie. Noi respiriamo perché l'ossigeno e l'anidride carbonica oscillano dentro e fuori dai nostri polmoni.

L'oscillazione delle polarità è anche ciò che ci permette di sperimentare la diversità. Se tutto fosse sempre lo stesso, la vita sarebbe molto noiosa, anzi impossibile. Ma poiché ci sono sia il giorno che la notte, sia l'estate che l'inverno, sia la gioia che la tristezza, la nostra vita è piena di esperienze diverse che la rendono ricca e interessante.

Ecco alcuni esempi di come le polarità oscillano dinamicamente nella nostra vita:

  • Pensieri e sentimenti : I nostri pensieri e sentimenti non sono mai statici. Cambiano continuamente in base alle nostre esperienze e alle nostre interazioni con il mondo che ci circonda.
  • Relazioni: Le nostre relazioni con gli altri sono in continua evoluzione. Crescono e cambiano nel tempo, a seconda delle nostre esperienze e delle nostre esigenze.
  • Carriera/vita: La nostra carriera è raramente una linea retta. Ci sono alti e bassi, momenti di successo e momenti di difficoltà. Semmai, è una linea sinusoidale, presente appunto nel simbolo dello yang/yin.

Nella nostra interiorità ci sono sempre due polarità che sono in contrasto fra loro, nel senso che ogni emozione ha la sua controparte. Ma anche nel mondo fisico si riconosce il fenomeno della polarità a livello atomico e molecolare, dove le cariche positiva e negativa sono fondamentali per la struttura della materia.

Per esempio, la luce può essere descritta come una oscillazione, una vibrazione, come un fenomeno ondulatorio, come un'onda elettromagnetica, composta da campi elettrici e campi magnetici che si propagano nello spazio. Quando la luce si propaga, si generano variazioni nei campi elettrico e magnetico che producono onde elettromagnetiche. Tuttavia, è importante notare che la luce è essenzialmente un fenomeno ondulatorio che si manifesta attraverso la propagazione di queste onde elettromagnetiche.

Tutta la natura vibra o oscilla.

Nella fisica moderna, è ampiamente accettato il concetto di vibrazione a livello atomico e subatomico. Gli atomi e le particelle subatomiche sono in costante movimento e vibrazione, anche quando sembrano essere in uno stato di equilibrio. Queste vibrazioni sono alla base di molti fenomeni naturali e processi fisici. Inoltre, a livello macroscopico, molti oggetti nella natura sono soggetti a vibrazioni e oscillazioni, che possono essere osservate in fenomeni come il suono, le onde sismiche, il vento che muove le foglie degli alberi, ecc.

Quindi si potrebbe dire che, in un certo senso, tutta la natura vibra a diversi livelli di scala.

La luce e la materia possono essere descritte come vibrazioni, ma in modi diversi.

La luce è comunemente descritta come un'onda elettromagnetica, il che significa che si propaga attraverso oscillazioni di campi elettrici e magnetici. Queste oscillazioni si muovono attraverso lo spazio come onde e portano energia con sé.

D'altra parte, la materia è costituita da particelle fondamentali come protoni, neutroni ed elettroni, che a loro volta possono essere descritti come vibrazioni o oscillazioni in campi quantistici. Ad esempio, secondo la meccanica quantistica, gli elettroni negli atomi si comportano sia come particelle che come onde, con "orbite" che rappresentano regioni di probabilità di trovare l'elettrone in un dato momento.

Quindi, la luce e la materia possono essere entrambe descritte come vibrazioni in diversi contesti, anche se le forme di vibrazione e le loro strutture sono diverse a livello fondamentale.

Le forze fisiche vanno sempre a due a due, il che si riflette anche nel nostro corpo, nelle struttura simmetrica di tanti organi (occhi, orecchi, braccia, gambe, reni, polmoni… e nei due emisferi del cervello che comandano la parte destra e sinistra del corpo. Ma non è finita.  La contrapposizione duale e complementare esiste sia nel mondo materiale sia nel mondo interiore, dove si distingue sempre una parte conscia e una parte inconscia, un io cosciente e un io incosciente, una parte razionale e una parte irrazionale.

La simmetria delle strutture del corpo ci dice anche un’importante verità: che la coscienza non è altro che questa simmetria a livello mentale. È come se avessimo un io e un anti-io, ovvero siamo sempre duali. Ecco perché siamo, sentiamo e pensiamo dualmente.

La coscienza non è una sostanza o una particolare complessità della mente, ma nasce dal fatto che dobbiamo essere simmetrici a livello soggettivo. È come se fossimo due in uno, come due gemelli siamesi.

Ogni cosa deve avere il suo opposto – anche la sensazione di essere. Questa è la coscienza. “Essere o non essere…” questa sarà sempre la nostra struttura simmetrica!

Ma proprio la struttura simmetrica dell’essere soggettivo ci conferma che i due poli opposti di ogni cosa sono due forme diverse della stessa cosa, sono… due aspetti dello stesso continuum o campo – un campo unico con due estremi contrapposti.

mercoledì 29 maggio 2024

La "frociaggine" dei preti

 

«Guardate: c’è già un’aria di frociaggine in giro che non fa bene” ha detto Papa Francesco, non per sbaglio, ma per conoscenza. E ha aggiunto: “C’è una cultura odierna dell’omosessualità rispetto alla quale chi ha un orientamento omosessuale è meglio che non sia accolto» in seminario”.

Insomma il Papa ha confessato che molti preti e prelati sono omosessuali e che sarebbe meglio che non venissero più accolti giovani “froci” nei seminari. E viva la franchezza, che forse non farà piacere agli interessati, che non vorrebbero essere discriminati. Amen.

Io però mi chiedo perché gli omosessuali (e i pedofili) siano attratti dal sacerdozio. Forse perché si tratta di una professione di soli uomini? Forse perché sono stati sempre nascosti e protetti? Forse perché coloro che dicono di ricevere una “chiamata” da Dio sono in realtà persone che hanno un problema di omosessualità che cercano di mascherare dandosi a un impegno religioso?

Certamente, un uomo che si sente “chiamato da Dio" e che, per questo, non deve sposarsi ma rinunciare alle donne e vivere in “fratellanza” con altri uomini, ha un problema proprio con le donne.

Io non mi faccio incantare dalle “chiamate divine” che invitano a non frequentare il genere femminile ( qualcosa di innaturale). Se c’è uno che invita ad accoppiarsi è proprio il Dio della vita a cui interessa primariamente la riproduzione. Perciò questa “frociaggine” dei preti è proprio voluta. Infatti è difficile sostituire una donna in carne ed ossa con “madre Chiesa”.

In origine, i seguaci di Gesù erano sposati o si sposavano liberamente. “È meglio sposarsi che ardere” diceva san Paolo, un uomo che non amava certo le donne. Però aggiungeva:“Tacciano le donne nelle assemblee… siano sottomesse. ..La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito… L’uomo è l’immagine di Dio, la donna è gloria dell’uomo…La donna fu creata per l’uomo… La donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza… “eccetera eccetera.

Non è dunque strano che i preti siano in gran parte omosessuali e pedofili. Ma è il frutto di un’educazione cattolica contro natura che vorrebbe sublimare gli istinti sessuali, ma non ne è capace!

In che mani abbiamo messo i nostri giovani!

martedì 28 maggio 2024

La logica circolare e il ruolo del soggetto sporgente

 

La logica che adotto non è più lineare, come quella di Aristotele (un effetto, una causa), ma circolare (un effetto, una causa, un effetto, una causa…). Ma mi sembra che questa sia la logica della natura e che quella vecchia lineare sia solo miope, cioè non riesce a vedere lontano.

Come potrebbe esserci un effetto di una causa senza che questa causa sia a sua volta un effetto – e così all’infinito in un loop senza inizio e senza fine? La logica lineare deve postulare che vi sia una Causa prima, altrimenti la linea da dove comincia? Ma io faccio osservare che in uno spazio-tempo curvo, una linea retta è solo una parte di una linea che, a lungo andare, si curva. E, in uno spazio a quattro dimensioni (quello di Einstein), una linea che si curva ritorna su se stessa.

Lo so che il concetto è difficile e opinabile. Ma io noto che ogni movimento risulta così: non due forze che si rincorrono fino a incontrarsi, ma due forze che si rincorrono in un loop infinito, senza inizio e senza fine.

Per esempio, come potrebbe esistere un soggetto se non ci fosse un oggetto? E come potrebbe esistere un oggetto se non ci fosse un soggetto?

Ora, da dove si comincia? È nato prima l’uovo o la gallina? È nato prima il soggetto o l’oggetto?

O sono nati insieme, co-evoluti? L’uno definisce l’altro, l’uno permette l’altro, l’uno ha bisogno dell’altro… l’uno pone in essere l’altro, in un movimento circolare, l’unico che non ha né inizio né fine. Se vi mostro una freccia che si muove circolarmente, mi sapreste dire da dove o da quando ha avuto inizio e dove e quando finirà?

L’infinito può essere contenuto in un semplice circolo.

L’infinito può essere contenuto nel finito. In matematica questo è assodato.

Per esempio,è  possibile avere insiemi finiti che contengono un numero infinito di sottoinsiemi. Un esempio classico è l'insieme dei numeri naturali, che è un insieme infinito, ma ogni singolo sottoinsieme di numeri naturali sarà comunque finito.

Non dovete dunque ipotizzare un Dio infinito. L’infinito c’è dappertutto.

E non è una semplice questione di logica: è una questione sostanziale (per quanto la realtà sia “sostanziale”). Ogni processo è così. Due polarità che s’inseguono e che possono variare l’una nei confronti dell’altra, ma che non possono mai raggiungersi o annientare l’avversario. Come esemplificare questo gioco che vediamo in azione nella vita/morte, nell’essere/non essere, nel tutto/nulla o nel maschio/femmina?

Se il maschio annientasse la femmina o viceversa, come andrebbe avanti la vita? No, la vita va avanti perché l’inseguimento non termina mai. Guai se si fermasse.

Inizio/fine, confronto/scontro, accordo/disaccordo, concordia/discordia… il circolo non ha inizio né fine e non si ferma mai. Questo significa che i processi della realtà (almeno di questo mondo) ha struttura circolare, quella dei due principi yang/yin che si rincorrono senza prendersi mai.

Ogni circolo ha lo stesso schema che può essere considerato un campo (o diade), collegato a tutti gli altri in una interdipendenza generale.

Ma, se tutti i campi sono interdipendenti, il soggetto, in quanto essere cosciente, ha la possibilità emergere individualmente, di “sporgere” (uscire dal contesto naturale), superando la simmetria spontanea e imponendo una nuova simmetria o armonia. Come?

Sporgendo dalla simmetria ciclica o circolare del soggetto/oggetto naturale, per dare un diverso “giro di ruota”.

Nascere per morire

 

Se avete dei figli, non leggete questo post.

Ho visto che un libro si intitola “La morte è di vitale importanza”…Proprio così.

Senza la morte, come potrebbe esserci la vita?

E, senza la vita, come potrebbe esserci la morte? Pensateci un po’...

Però, questo significa che siete voi o i vostri genitori, affamati di vita, che mettete al mondo anche la morte.

Quando nasce un bambino, sembra un miracolo. E siete felici. Una nuova vita..!

Già, e una nuova morte!

Non si può scindere l’una dall’altra. Come non si può scindere la felicità dall’infelicità.

Se avessimo una vista lunga, e non di breve periodo (il periodo di una vita), consapevoli di quel che attende il nascituro, non potremmo più metterlo al mondo. Per evitargli le sofferenze della vita e gli immancabili dolori della malattia, della vecchiaia e (dulcis in fundo) della morte,

E poi il bambino da dove viene? Sì, viene, formalmente, dal vostro DNA. Ma in realtà viene dall’eterno. E voi lo togliete dallo stato beato dell’eterno per metterlo per qualche decennio (si spera) in questa esistenza. Vi sembra un’azione intelligente? 

E poi dove andrebbe? Di nuovo nell’eterno o nel nulla? E, allora, essendo già nell’eterno, non era meglio lasciarlo là? Perché questa fatica di uno stato intermedio (il bardo della vita) per ritornare là da dove era partito? C’è un valore aggiunto rispetto all’eterno? Quale può essere? Che prima non c’era e adesso c’è? Ma che vantaggio ne ha?

Se viene dall’eterno, il tempo che cosa gli aggiunge?

O forse voi ritenete che venga dal nulla e che voi possiate farlo venire nell’essere? Sareste voi colui che fa passare le vite dal non-essere all’essere?  Avete questo potere? O siete semplicemente uno strumento che ubbidisce a istinti atavici?

Ma forse siete convinti che prima c’era il nulla (del vostro bambino), poi c’è stato qualcosa e infine, dopo la morte, ci sarà ancora qualcosa, magari meglio? In altri termini, prima c’era un eterno senza forma, poi voi gli avete dato forma con il bambino, quindi il figlio vivrà, invecchierà morirà, e poi rinascerà a una nuova vita. Un po’ tortuoso, non vi pare?

E i bambini che muoiono prima? Meglio non pensarci.

Dico questo perché ho l’impressione che il venire all’esistenza non sia il massimo, ma un entrare e un uscire ripetitivo, una specie di circolo vizioso. E che è meglio lasciare le cose là dove stavano, là dove non c’erano problemi. L’esistenza non è qualcosa di massimamente positivo. Ma uno stato di limitazione. C’è qualcosa di più oltre all’essere o al non-essere. Quello è lo stato perfetto!

lunedì 27 maggio 2024

Liberarsi della vita

 

Chi si è trovato bene nella vita, ha un problema. Sa che dovrà abbandonare tutto e questo lo angoscia.

Invece, chi si trovato male, sa che la morte sarà una liberazione.

Non è questa la differenza tra Occidente e Oriente? L’occidentale non è mai sazio e vorrebbe  un’altra vita. L’orientale vorrebbe liberarsi proprio della vita, non rinascere più, qui o altrove.

Liberarsi della forma vita... Ma non si arriva al nulla?

No, lui crede che proprio la vita sia un ostacolo, un limite, ad avere il nulla/tutto.

Il nulla della vita è il tutto.

Mangiare per espellere

 

A proposito di cose fatte male, io devo mangiare per vivere. Utilizzo qualcosa di quel che mangio, ma devo espellere quello che non mi serve. Una cosa schifosa.

Mi sembra un percorso tortuoso.

Non si potrebbe mangiare direttamente quel che ci serve, senza dover ingoiare ed espellere quel che non ci serve?

Come la vita. Devo vivere e poi morire per guadagnarmi la vita eterna. Ma perché? Mi sembra un anche questo un percorso tortuoso. Se veniamo dall’eterno, non si poteva passare direttamente alla vita eterna, senza fare deviazioni e circoli viziosi?

Chi si diverte in tutto ciò?

L'equilibrio di bilancio

 

Spesso ci pentiamo di aver fatto o di non aver fatto qualcosa. E vorremmo avere una seconda occasione. Ma nella vita è difficile. Allora sogniamo un’altra vita – per compensare, per riequilibrare.

Tutti tendiamo istintivamente all’equilibrio del dare e dell’avere, dei profitti e delle perdite. E, se non in questa vita, almeno in un’altra. Ma che compensazione potrebbe avere un bambino morto a sei mesi o a sei anni?

Anche la natura tende al pareggio, all’equilibrio. Ma non per i singoli individui.

Lei pensa in grande, al bilancio generale.

Per questo è morto il bambino: per compensare qualcun altro!

Il problema è che lui è la compensazione, la vittima. E questo chi lo compenserà?

Sempre un altro!

Insomma, non vi fidate troppo di questo meccanismo di compensazione. Potreste essere voi la compensazione.

"Voi sarete come dei!"

 

Non limitarti ad accettare la vita. Domandati perché sia stata fatta così e se non si poteva fare in un altro modo. Fai come i bambini che, ancora freschi di nascita, domandano il perché di tutto. Non dare per scontato che questo sia il meglio che potessi avere. Non dico che sia il peggio, ma quasi.

Se incontrassi Dio, gli chiederei: “Ma non si poteva fare qualcosa di meglio? Mi sembra che tu o gli dei vi siate trattati meglio! A voi l’immortalità e a noi..? Due pesi e due misure.” (Le stesse cose le diceva il sumero Gilgamesh, prima ancora della Bibbia).

A queste domande i credenti rispondono sempre: “Chi sei tu che ti permetti di criticare l’opera di Dio?” (Come dire, il Capo ha sempre ragione).

Io però risponderei: “Se ho la facoltà di pensare, io penso con la mia testa. E penso che non tutto sia stato fatto bene. Anzi, parecchie cose sono fatte proprio male, tirate via. Per esempio, mi rendo conto che l’uomo è un esperimento, una cavia, un mezzo. E anche i nostri conigli che usiamo come cavie, se pensassero, porrebbero qualche obiezione.”

Non c’è scritto nella Bibbia: “Voi sarete come dei?”

Sì, ma quando?

Dormire senza sogni

 

Quando dormo senza sogni e poi mi sveglio, constato che non ero stato male. È come se fossi scomparso o morto. E non c’erano problemi.

I problemi nascono dopo, quando rientro in quel grande fastidio che è la vita. Le ansie, le preoccupazioni, i doveri, le relazioni, le scadenze, gli impegni, le incomprensioni, le delusioni, i dispiaceri, gli insuccessi, il dover trovare un posto nel mondo, l’amore che va e viene, il dover correre, la salute che barcolla, la vecchiaia che incombe, eccetera.

Quelli che dicono di essere morti e di aver provato un’altra vita senza impegni ed ansie, dicono tutti che la loro pena è stata rientrare in questo mondo! E lo credo!

Mezzi e fini

 

I maschi prima escono da un utero. E poi fanno di tutto per tornarci. A dimostrazione della circolarità dell’esistenza.

Anche per le femmine è così. Ma loro hanno la fortuna o la sfortuna di avere un utero.

Dico la fortuna perché possono generare e gestire la nuova vita. E dico la sfortuna perché non è la loro vita – ma la vita di un altro.

Ecco perché la donna sa con certezza che è solo un mezzo, una fabbrica della vita. Una volta fabbricata la vita altrui, può essere buttata via.

Ma anche per il maschio è così. Finito il ciclo della riproduzione, non serve più.

Kant diceva che l’uomo dovrebbe essere considerato un fine e non un mezzo per raggiungere altri fini. Ma Dio o la natura non la pensano così.

Plasmare il mondo

 

Il rapporto tra soggetto conoscente e oggetto è centrale nella filosofia della conoscenza. Si tratta della relazione tra la mente (il soggetto) e la realtà esterna (l'oggetto) che viene conosciuta attraverso l'esperienza, la percezione e la riflessione. Secondo molte prospettive filosofiche, il soggetto conoscente e l'oggetto conosciuto sono interdipendenti e si influenzano reciprocamente: la mente umana organizza e interpreta le informazioni provenienti dall'oggetto esterno, mentre l'oggetto esterno determina in parte la nostra percezione e comprensione della realtà.

 

Dunque, il soggetto e l'oggetto sono considerati interrelati. Questa relazione è indicativa del fatto che la conoscenza non è semplicemente un processo passivo di percezione dell'oggetto esterno da parte del soggetto, ma piuttosto un'interazione dinamica (diade) tra la mente umana e la realtà esterna. Il soggetto, attraverso le sue facoltà cognitive e interpretative, dà significato all'oggetto che percepisce, mentre l'oggetto esterno contribuisce a fermare la percezione e la comprensione del soggetto. Questo legame tra soggetto e oggetto è considerato essenziale per la formazione della conoscenza.

In altri termini, l’oggetto ci dà l’input sensoriale, ma poi la mente organizza e “legge” questi dati secondo le proprie regole.

 

L'oggetto esterno ci fornisce input sensoriali attraverso i nostri sensi, come la vista, l'udito, il tatto, il gusto e l'olfatto. Questi dati sensoriali vengono elaborati e interpretati dalla mente umana, che li organizza, analizza e attribuisce loro un significato. Quindi, anche se l'oggetto esterno costituisce la base dell'esperienza sensoriale, è la mente umana che interpreta e dà senso a questi dati, utilizzando le proprie conoscenze pregresse, le proprie categorie, le abilità cognitive, le percezioni soggettive, le credenze personali, i valori e le emozioni.

 

Di conseguenza, la stessa realtà esterna può essere percepita e interpretata in modi diversi da individuo a individuo, poiché ognuno ha una prospettiva unica e soggettiva che influenza la sua comprensione del mondo circostante.

Ma esiste una conoscenza oggettiva, ossia una conoscenza che non dipende dalle percezioni individuali o dai punti di vista soggettivi. Questa prospettiva presume che ci sia una realtà esterna esistente indipendentemente dalla percezione umana e che è possibile accedervi in modo oggettivo tramite i sensi, la ragione e altri mezzi di indagine.

 

Tuttavia, si può mettere in discussione la possibilità di una conoscenza oggettiva assoluta, sostenendo che ogni atto di conoscenza è necessariamente condizionato dalle interpretazioni soggettive della mente umana e dalle caratteristiche cognitive dell'individuo. Quindi, la conoscenza umana sarebbe intrinsecamente influenzata dalla prospettiva, dall'esperienza, dagli influssi e dalle capacità cognitive dell'osservatore.

Anche in fisica ci si è trovati di fronte allo stesso problema, quando ci si è accorti che la natura di certe particelle veniva definita proprio dall’atto di conoscenza o di osservazione.

 

Pertanto, sembra impossibile raggiungere una conoscenza completamente oggettiva degli oggetti esterni, poiché la nostra comprensione del mondo è sempre mediata dai nostri processi cognitivi e dalle nostre interpretazioni soggettive.

Ma questo ha delle precise conseguenze: prima, il soggetto e l’oggetto non possono essere disgiunti, perché si influenzano a vicenda in un loop diadico, indicativo del fatto che i due poli sono sì distinti, ma uniti in un processo continuo; e, seconda, il soggetto contribuisce a modellare la realtà e può plasmarla.

L’importante è scoprire il modo in cui plasmare le cose non in modo involontario, ma volontario. Si può tentare un esperimento!

 

domenica 26 maggio 2024

Le religioni del capo supremo

 

Non esistono religioni liberali. Tutte le religioni sono convinte di avere la verità e non amano chi la pensa diversamente. Ecco perché, nonostante i loro appelli alla fratellanza e alla carità, spargono odio.

Dove governa il clero (guardate oggi in Iran!), ci sono spaventose dittature e repressioni.

Dunque, le religioni vanno d’accordo con i regimi autoritari. In fondo, entrambi predicano l’adorazione del Capo supremo e la sottomissione ai suoi voleri.

Quando ci sono dittature, i preti fioriscono. E, prima o poi, trovano un accordo con i regimi.

Nel nostro ultimo ventennio fascista, la Chiesa è giunta a definire Mussolini “l’uomo della Provvidenza”. E non ha mai pagato per questo. E oggi sarebbe pronta a rifarlo. A dimostrazione del fatto che non è mai stata illuminata, ma una potenza della regressione.


Un sistema di difesa

 

Elon Musk prevede che in futuro non ci sarà più il lavoro, perché l’intelligenza artificiale farà tutto per noi.

Io non ci credo. Ma, se fosse vero, sarebbe una catastrofe, perché il lavoro è il sistema che abbiamo inventato per difenderci dall’angoscia del nulla.

Senza il lavoro che ci impegna la mente, dovremmo incominciare a guardarci e a vederci per quel che siamo: corpi-mente usciti dal nulla e destinati a finire nel nulla. 

I più si suiciderebbero.


Il rapporto soggetto/oggetto

 

Il movimento nel mondo fisico ha un riscontro nel mondo psichico: nelle emozioni, nei pensieri, nei sentimenti, ecc. Ma, come faccio notare spesso, forse è il contrario: sono i moti dell’animo che trovano riscontro nei moti fisici. O, meglio ancora, tutto in questo mondo è in movimento e in cambiamento, senza distinzioni di campo. E ogni campo, esteriore o interiore, influenza l’altro, e ne viene influenzato, in una interconnessione totale e continua.

Poiché le cose stanno così, è assurdo pensare che i campi siano separati, L’uno crea ed è creato dall’altro, secondo una logica circolare, senza inizio e senza fine. Poiché però le forze (interiori ed esteriori) vanno sempre a due a due, è come se ci fossero tanti circoli o sfere di forze contrapposte e unite, che sono a loro volta interconnessi, orizzontalmente e verticalmente.

Dove finisce il soggetto e inizia l’oggetto o viceversa? Domanda cui è impossibile rispondere.

Anche se avessimo un supercomputer o una mente illimitata, non potremmo vedere tutte le connessioni (fisiche e psichiche) che sono in azione. Potremmo farlo solo se il soggetto e l’oggetto fossero del tutto separati. Ma il soggetto e l’oggetto si sono già intrecciati e modificati a vicenda. Sono una diade.

Il problema è che noi non siamo dei semplici osservatori distaccati, ma degli osservatori coinvolti in ciò che osserviamo. E quindi ciò che scopriamo non è qualcosa di oggettivo, ma  qualcosa che è sempre interpolato dal soggetto conoscente. E nessun soggetto conoscente è del tutto separato dal contesto. Come succede nella fisica, è impossibile trovare un sistema completamente isolato, oggettivo.

Ecco perché la conoscenza non può essere mai oggettiva, ma sarà sempre un po’ anche soggettiva. E, infatti, anche il soggettivo/oggettivo forma una diade in cui le polarità sono sì distinte, ma unite in un loop, un circolo continuo.

Questo però ci dice che la realtà è già stata influenzata dalla nostra conoscenza. E potrebbe essere di nuovo modificata da un altro atto di coscienza.

E certamente è modificata, ma a nostra insaputa.

Il cane si morde la coda, ma la coda è un pezzo di sé che non potrà mai afferrare girando in circolo. Se proprio volesse mordersi la coda, dovrebbe fermarsi. Ma, nel nostro mondo, è impossibile fermarsi: tutto è in movimento.

Come nel caso dell’uovo e della gallina, le cose si sono coevolute, mescolate insieme. E noi non possiamo più andare a ritroso e districarle.

sabato 25 maggio 2024

Largo ai giovani

 

Nella tv “pubblica” vedo tante facce nuove, e me ne compiaccio. Anche se penso ogni volta che devono aver in tasca una tessera di partito – chissà quale… Ma anche se tutto cambia, uno non cambia: Bruno Vespa. Che all’età di 80 anni non ha nessuna intenzione di ritirarsi e si trascina dietro un circo di plaudenti ospiti, che condividono evidentemente le sue opinioni, monarchiche, democristiane ed enogastronomiche.

È come il Re Sole o il Papa della tv pubblica, appaltata ora alle destre. E fa quel che vuole, perché piace sempre ai detentori del potere.

Dunque, per vedere qualcosa di nuovo dovremo aspettare l’Alzheimer o la morte, con tanto di funerali di Stato?

Largo ai giovani – con qualche eccezione. È stata tirata fuori anche la vecchia guardia: Bocchino, Storace, Totti, Calderoli, La Russa, Casellati… perfino Elisabetta Gardini e Capezzone! Chi si rivede!

Una brutta notizia

 

Avevo letto che, nelle ultime generazioni, il c***o diventa sempre più grosso, e non avevo capito se era una buona o una cattiva notizia. Oggi, però, leggo che il cervello diventa sempre più piccolo. E allora ho capito che è una brutta notizia.

venerdì 24 maggio 2024

Far accadere qualcosa

 

Diciamo che l’equilibrio è la legge prima della natura. Perché se le cose, i corpi, le forze e gli eventi non trovassero a un certo punto l’equilibrio, tutto collasserebbe I fisici usano questo verbo per dire che in un campo di possibilità, si determina a un certo punto un “collasso” per definire qualcosa. Ma non è un concetto nuovo.

Dalla potenza all’atto, diceva Aristotele.

Questo però succede nei sistemi quantistici,  che sono meglio descritti dalle leggi della meccanica quantistica piuttosto che dalla meccanica classica. Quando le dimensioni del sistema si riducono ad una scala microscopica, come ad esempio in presenza di particelle elementari o a livello atomico e sub-atomico. In questi casi, le particelle seguono i principi quantistici come la sovrapposizione di stati, il “collasso”, la dualità onda-particella e l'entanglement quantistico.

Il collasso quantistico è un concetto che si riferisce al cambiamento improvviso di uno stato quantistico di un sistema mentre viene misurato. Secondo l'interpretazione standard della meccanica quantistica, quando si effettua una misurazione su un sistema quantistico, il suo stato "collassa" da una sovrapposizione di stati possibili a uno stato definito. Questo collasso avviene in modo non deterministico.

Ma noi lo usiamo, nel linguaggio comune, in un altro senso: una costruzione collassa quando si crea uno squilibrio che determina il prevalere di una forza che rompe l’equilibrio e fa crollare tutto. E naturalmente c’è anche un collasso psichico, dato che anche noi siamo sistemi che devono trovare un equilibrio. Se non lo troviamo, collassiamo.

Dunque, l’equilibrio è fondamentale in ogni aspetto della natura.

Nessuno pensa che il collasso quantistico valga anche per la realtà macroscopica, ma, se lo concepiamo come passaggio dalla potenza all’atto, questo avviene dappertutto. Ma quale sarebbe l’atto conoscitivo che, nella realtà macroscopica, provoca il passaggio? Ovviamente l’atto di apprendimento della mente-coscienza.

Potremmo dire così: ci sono tante possibilità che uno stato cambi o che un avvenimento avvenga, ma ciò che determina il cambiamento, il collasso in uno stato definito, dipende in ultima analisi dall’atto di apprendimento.

Nel contesto della metafisica aristotelica, il concetto di passaggio dalla potenza all'atto si riferisce al processo attraverso il quale una cosa potenzialmente capace di manifestare determinate caratteristiche o proprietà effettivamente le manifesta. Secondo Aristotele, ogni ente possiede due aspetti fondamentali: la potenza e l'atto.

La potenza si riferisce alla capacità intrinseca di un oggetto di poter diventare qualcosa di diverso da sé, di esercitare determinate azioni o manifestare certe caratteristiche.

L'atto rappresenta lo stato effettivo in cui le potenzialità di un oggetto sono attuate e manifestate.

Il passaggio dalla potenza all'atto avviene quando la potenzialità di un oggetto viene attualizzata e si trasforma in realtà effettiva. Tale trasformazione può essere determinata da una serie di fattori come l'interazione con altri enti, l'ambiente circostante, le caratteristiche intrinseche dell'oggetto stesso o l'intervento di una causa efficiente esterna.

Vediamo come tra questi fattori ci sia l’interazione con altri enti, intesi come enti dell'universo. Ma perché non considerare che tra questi enti ci sia il fattore mente-coscienza?

Se io prendo coscienza di qualcosa, non lo definisco?

Per esempio, se mi trovo in una situazione confusa o incerta in cui non so che pesci pigliare, quale via imboccare o cosa decidere, mi metto a pensare ai vari pro e contro, e alla fine, guidato anche dall’istinto o dal sesto senso o da chissà che, imbocco una via o decido qualcosa. Perché, anche se non decido o scelgo, una via la devo comunque prendere. Magari getterò una moneta assegnando un valore di sì e di no alle due facce, consulterò i tarocchi, esaminerò i fondi di caffè, ascolterò un amico, consulterò l’I Ching, consulterò le stelle o userò altri mezzi di previsione per prendere una decisione… Ma che cosa avviene in realtà?

Avviene che io, o ciò che credo io, decide.

Ora, il verbo "decidere" deriva dal latino  "caedere" che significa "cadere" o “tagliare”. Nel primo significato indica  "cadere a favore di una parte" o "essere risolto a favore di qualcosa". Questo suggerisce l'idea di prendere una decisione, di scegliere tra opzioni diverse e di giungere a una conclusione definitiva su una questione. Il prefisso "de-" in questo caso indica "giù", "da" o "verso il basso". Quindi "decidere" ha il significato di "cadere da" o "cadere verso il basso". Questo suggerisce l'idea di "cadere a favore di una scelta o cadere da una scelta a un'altra", cioè prendere una decisione o una scelta tra varie opzioni.

Anche nel suo significato di "tagliare", significa "tagliare via" , evidenziando il concetto di tagliare tra le opzioni e scegliere quella giusta.

Ma che cosa faccio “cadere”?

Che cos’è il cadere se non un collassare e un far accadere? Dunque la mia mente, attraverso percorsi imperscrutabili, ha fatto accadere o definire qualcosa.

Anche la nostra mente fa accadere qualcosa!

Decidere è fare accadere, cioè far cadere - o collassare - una possibilità fra le altre.

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La forza creativa

 

“La creatività,” diceva Francis Ford Coppola, “sta nello scoprire come le cose si combinano fra loro per poi unirsi, in luoghi e tempi diversi”.

Ma non è solo la creatività umana. È la creatività della natura, la sua legge. Che prima deve dividere e poi ricombinare.

L'importanza fondamentale della linea curva

 

Ma perché i fiumi sono tortuosi, una curva dopo l’altra, e non vanno diritti alla meta?

No, non possono, perché la linea retta è una nostra invenzione, un’astrazione geometrica, che non esiste in natura – o esiste per poco. Dopo curva.

D’altronde, se lo spazio-tempo è curvo, come ci dice la scienza, come possono esistere linee rette. Prima o poi curveranno

Tutto in natura si curva, anche l’uomo.

Il fatto è che anche i fiumi sono il risultato di un equilibrio dinamico (tra erosioni, disposizione dei sedimenti, flusso d’acqua e topografia locale). Con tutte queste forze in azione, devono trovare in qualche modo un equilibrio. E lo trovano con la loro forma serpentina.

Poiché il fiume è un simbolo della vita, anche le nostre esistenze sono tortuose, perché si devono adattare ai mille condizionamenti e alle mille forze.

La linea curva è dunque fondamentale in natura. Anche nell’I Ching, formato dalle mille combinazioni fra due linee, c’è una linea retta e una linea spezzata, che potrebbe essere sostituita da una linea curva.

In natura, niente è squadrato. Guardate i fiumi, le montagna, le nuvole, le piante, le linee della zebra, le macchie del leopardo, le forme di un vaso, i frattali naturali, le conchiglie, i gusci, le galassie, la pittura, la musica, la scultura, le forme del corpo umano, le spirali, l’universo intero… Vi immaginate un corpo fatto di linee rette?

La curva viene associata alla bellezza e all’armonia. E, in generale, la linea curva, aperta o chiusa, ondulata o serpentina, è carica di significati psicologici e simbolici. È la forma antropomorfa e fitomorfa per eccellenza, rappresentando una sintesi di simboli e morfologie rassicuranti. La sua presenza in natura e nelle creazioni umane è una testimonianza della sua importanza basilare e del suo impatto visivo ed emotivo.

Ma, soprattutto, la linea curva è legata al movimento oscillatorio, alla natura ondulatoria delle forze psico-fisiche, che non sono mai fisse.

Noi non ce ne rendiamo conto perché viviamo nel breve tempo e nel breve spazio, ma, se vivessimo nel lungo tempo e nel lungo spazio, ci accorgeremmo che le traiettorie sono effettivamente curve.