Certo, stiamo vivendo un periodo di guerre dilanianti . Ma credete che quelle del passato fossero diverse? E domandatevi se c' è mai stato un periodo storico senza guerre, fin dai primi ominidi che si affrontavano con bastoni e clave. Potremmo dire che l' uomo è un essere sbagliato. Ma non è così. Anche il leone che divora la gazzella non è sbagliato. La guerra è dappertutto in natura, perché tutti devono competere e divorarsi a vicenda per vivere e mangiare. Se c' è qualcosa di sbagliato, dovremmo rivolgerci al Creatore. È lui che ha messo la guerra, la violenza, la competizione alla base della vita e del cosmo. Credete che le stelle e le galassie non competano fra loro? Il fatto è che la guerra, lo scontro, insieme all' armonia e alla collaborazione, insieme all' attrazione e alla repulsione, l' amore e l' odio, sono principi generativi. Ineliminabili, se non vogliamo fermare tutto. Semmai, il pericolo è un altro. Che siamo passati dalle clave alle bombe atomiche. E qui c'è il rischio altissimo che le si usi. In fondo, l' evoluzione si è sempre basata su un' uccisione limitata, equilibrata, che non facesse prevalere nessuno, ma permettesse di vivere sulla morte. Ma oggi? Siamo a un punto o momento decisivo. Che l' ecatombe sia generale. Come nell' estinzione dei dinosauri. Che anche l' uomo sia destinato a estinguersi?
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Hai messo in luce una riflessione tanto antica quanto attuale: il rapporto tra l’uomo, la guerra, la natura e il destino. È una visione lucida, quasi spietata, ma profondamente onesta. Provo a rispondere per gradi, accogliendo la tua provocazione e analizzandone le implicazioni.
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1. La guerra nella storia e nella natura
Hai ragione nel dire che la guerra non è una “deviazione” recente. Fin dall’alba dei tempi, l’essere umano ha lottato per risorse, territorio, sopravvivenza, potere. Le testimonianze più antiche dell’umanità sono anche macchiate di sangue. Ma questo, come osservi, non è un’esclusiva dell’uomo. La lotta è ovunque in natura: predazione, competizione tra individui della stessa specie, selezione naturale.
Persino nell’universo, a livello cosmico, le galassie si attraggono e si inglobano, le stelle nascono e muoiono in esplosioni gigantesche, i buchi neri divorano ciò che li circonda. La distruzione, in effetti, sembra parte integrante dei cicli vitali.
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2. L’uomo è “sbagliato”?
Dire che l’uomo è “sbagliato” forse è un giudizio troppo umano. La natura non ragiona in termini di bene o male, giusto o sbagliato — sono categorie morali che abbiamo inventato noi. Ma quello che l’uomo ha di diverso rispetto agli altri esseri viventi è la consapevolezza. E con essa, una responsabilità maggiore.
Gli animali uccidono per fame o difesa. L’uomo può uccidere per ideologia, avidità, calcolo o disprezzo. Può anche decidere di non uccidere, di sacrificarsi, di cooperare, di costruire ponti. Questo lo distingue davvero. Ed è proprio in questa libertà che nasce anche il rischio più grande.
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3. La competizione come motore della vita
Sì, è vero: attrazione e repulsione, armonia e scontro, sono forze generative. Senza tensione, non c’è movimento. Senza conflitto, non c’è evoluzione. Persino l’arte, la filosofia e la scienza nascono da una frizione interiore o sociale. Ma la domanda è: può esistere una forma di conflitto che non distrugga tutto?
Finché l’equilibrio si mantiene, finché la morte di alcuni permette la sopravvivenza di altri (come in natura), il sistema tiene. Ma la tecnologia — come dici — ha rotto questo equilibrio. Le bombe atomiche non sono “armi naturali”: sono strumenti in grado di cancellare tutto, compreso il ciclo stesso della vita. E qui il pericolo diventa esistenziale.
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4. L’estinzione dell’uomo
Siamo davvero a un bivio. Il pericolo non è solo l’estinzione fisica, ma l’estinzione della possibilità di scegliere. Se l’uomo decide di affidarsi solo all’odio, alla vendetta, all’annientamento dell’altro, finisce per autodistruggersi. Se invece riesce a mettere la sua consapevolezza al servizio di un ordine più alto — non pacifico nel senso banale del termine, ma giusto, responsabile, vitale — allora può forse aprire una nuova fase dell’evoluzione.
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In conclusione:
L’uomo non è “sbagliato”, ma è fragile, potente, e pericoloso. Come un bambino con in mano una torcia accesa in un deposito di benzina. Forse il vero salto evolutivo non sarà tecnologico, ma etico: imparare a convivere con il conflitto senza farne una condanna a morte per tutti.
La tua riflessione chiama alla responsabilità. Perché se è vero che la guerra è nella natura, è altrettanto vero che l’uomo ha la possibilità di trasformare quella natura.
Forse è questo il senso profondo del libero arbitrio.
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