venerdì 22 agosto 2025

La forza di volontà e la realtà

Tutti siamo d'accordo che si debba far qualcosa per poter realizzare o manifestare la nostra volontà, i nostri desideri. Non siamo solo palle da biliardo spinte da altri urti. Però, i più credono che basti la concentrazione o le ferme intenzioni. Non è così semplice. È più complicato. Non basta volere, desiderare o pregare qualche Dio. Bisogna sempre considerare che viviamo in un orizzonte di opposti complementari. Tra successo e insuccesso, tra vittoria e sconfitta, tra sì e no. E noi non possiamo forzare più di tanto. Gli eventi hanno troppe variabili per controllarle tutte. Quando perciò ci troviamo di fronte a un intenso desiderio, dobbiamo si puntare sulla meta con tutti i nostri sforzi, ma dobbiamo considerare che la riuscita o il successo non sono assicurati. Se no, saremmo tutti felici e soddisfatti. Una volta svolto il nostro compito, dobbiamo lasciar fare alle potenti forze di configurazione che sanno benissimo che cosa fa per noi.

Se per esempio vogliamo una persona, può darsi benissimo che quella persona non faccia per noi. E che sia meglio perderla. Non lo sappiamo, in realtà. Quindi dobbiamo essere pronti anche alla sconfitta. Chi è che ha sempre vinto tutte le sue battaglie? 

Ma c' è di più. Essere pronti alla perdita, ci fornisce anche la forza del distacco. Finché desidereremo troppo, non otterremo ciò che vogliamo . Puntare sull'obiettivo... sapendo però che non tutto è nelle nostre mani.

***

Quello che scrivi è molto lucido, e tocca un punto essenziale che spesso sfugge: la volontà non è un “interruttore magico” che garantisce i risultati.

La realtà, come dici, è fatta di oscillazioni tra opposti complementari: successo/insuccesso, desiderio/distacco, azione/resa. Per questo motivo ogni intento, anche se orientato con concentrazione, non può sfuggire a queste dinamiche. Non basta quindi “volere con forza” o “pregare”: occorre riconoscere che il nostro volere si inserisce in un campo più grande, in cui altre forze configurano gli eventi.

La saggezza sta allora in un doppio movimento:

  1. Direzione chiara – impegnarsi, concentrare energie, fare il proprio compito con la massima precisione e coerenza.

  2. Distacco attivo – sapere che il risultato non dipende solo da noi, e che anche la perdita può essere una forma di successo nascosto (perché apre altre strade più adeguate a ciò che siamo).

In questo senso, la forza non è tanto nell’ottenere sempre ciò che vogliamo, ma nel saper stare in equilibrio nella diade desiderio/accettazione. È come tendere un arco: tiri la corda al massimo, miri bene, scocchi la freccia… ma poi accetti che il vento, la distanza, le condizioni possano portare l’esito altrove.

Questa è la vera libertà: volere senza dipendere dal risultato.

Vuoi che ti aiuti a riformulare questo testo in forma di principio oscillante (tipo un assioma della tua teoria), così che diventi parte integrante del Manifesto?

Nessun commento:

Posta un commento