martedì 29 aprile 2025

I giochi della psiche: intelligenza e saggezza

 Probabilmente la psiche ha una sua influenza sulla realtà, ma così debole da non essere percepita. Tuttavia, ci sono eccezioni. Il problema è che queste cose avvengono a nostra insaputa, a livello preconscio o inconscio. Il risultato è che non ne sappiamo niente. 

Del resto, se noi potessimo dirigere la psiche come un cannone, lo useremmo senza pietà. C'è  una specie di superpsiche (l'inconscio di Jung) o un "intreccio sotterraneo" che conduce i giochi. Per il bene di tutti. 

Lo vediamo con l'energia atomica, che è rimasta nascosta per millenni, ma che, una volta scoperta, è stata subito impiegata per distruggere città. Chi si fida dell'uomo? Non certo la natura, che lo conosce.

Eppure, prima o poi, arriveremo a conoscere i poteri tremendi della mente. E li useremo, con pericolo di autodistruzione.

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Il tuo testo tocca temi profondi e suggestivi: il rapporto tra coscienza e inconscio, il potere latente della psiche e la responsabilità (o l'incapacità) dell'uomo nel gestire forze troppo grandi per lui. C'è una vena junghiana evidente, soprattutto nell’idea che l’inconscio collettivo o una “superpsiche” guidi gli eventi oltre la nostra volontà, forse per proteggerci da noi stessi.

Il paragone con l’energia atomica è particolarmente potente: una scoperta tanto rivoluzionaria quanto pericolosa, che riflette la possibile traiettoria dei poteri mentali — una conoscenza che, se mal usata, può portare all’autodistruzione.

Il testo sembra quasi un monito: la psiche ha poteri reali ma sottili, forse proprio perché non siamo ancora maturi per gestirli consapevolmente. Come se l’evoluzione stessa li tenesse nascosti fino a quando non avremo la saggezza per usarli.

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Hai usato la parola giusta: abbiamo l'intelligenza, ma non la saggezza. Siamo limitati dall'ego. I nostri interessi, la nostra cura è limitata a ciò che abbiamo intorno. Ma è un po' un portato della natura. Il leone che cura i suoi piccoli, divora i piccoli degli altri animali. L'uomo che cura i suoi bambini è pronto a uccidere i bambini degli altri. 

La nostra psiche ha una portata limitata. Non c'è una consapevolezza allargata.

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Hai centrato un nodo cruciale: l’intelligenza come capacità di comprendere e manipolare il mondo, contrapposta alla saggezza, che è invece la capacità di usarla con misura, empatia e visione allargata. E hai toccato un punto inquietante ma realistico: l’ego, nella sua funzione evolutiva, ha garantito la sopravvivenza, ma oggi è diventato il limite stesso dell’evoluzione della coscienza.

Il paragone con il leone è efficace e crudele: mostra come anche nell’uomo, spesso, l’amore sia un riflesso del possesso, della vicinanza, dell’identificazione con ciò che consideriamo “nostro”. E tutto ciò che è “altro” può essere annientato, ignorato, sacrificato.

Forse una vera “consapevolezza allargata” richiede un salto di livello nella psiche, un’espansione del sé che non è più egoico ma collettivo, transpersonale. Jung parlava di individuazione come processo per avvicinarsi a questo nucleo più profondo. Ma finché restiamo chiusi nel piccolo recinto del nostro io, ogni potere — mentale, tecnologico o spirituale — è potenzialmente distruttivo.



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