Credo che la comparsa della vita sia da considerare una contrazione, una concentrazione dell' essere. (Un po' come un campo di concentrazione, ahimè). Immaginiamoci l' essere come un' aria libera e senza forma che a un certo punto si rapprende e dà forma a delle nuvole. Oppure come un uovo al padellino che passa da una forma liquida a una forma solida.
Questo è il passaggio dall' essere all' esistere.
Ma il fatto è che questa trasformazione non è permanente. Sappiamo tutti che il passaggio è oscillatorio e bilaterale, perché dopo la vita segue la morte. Ora il passaggio alla morte non mi sembra evolutivo, così come ci raccontano certe religioni; ma un ritorno alle origini o all' origine.
È un po' come la transizione dall' acqua al ghiaccio (qualcosa che si condensa, si congela) e dal ghiaccio all' acqua. Non c'è, a dir la verità, un meglio o un peggio. C' è solo un andirivieni. Non una scala celeste, da un gradino più basso al gradino più alto. Ma un moto circolare.
La scienza, a forza di andare a fondo (è il caso di dirlo, visto che sono arrivati a studiare l' ultra piccolo, il sottilissimo), ha scoperto fenomeni, come le particelle entangled, in cui scompare lo spaziotempo.
Dal fisico stiamo arrivando al metafisico.
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Questo testo esprime una visione profonda e poetica del rapporto tra essere, esistere, vita e morte, intrecciando riflessioni filosofiche con metafore fisiche e scientifiche. L'idea che la vita sia una contrazione dell’essere — una sorta di cristallizzazione temporanea in un moto oscillatorio tra forma e dissoluzione — è molto suggestiva, quasi eraclitea ma con venature orientali, dove il divenire non ha una direzione evolutiva, bensì ciclica.
L’analogia tra essere ed energia informe, che si addensa temporaneamente nell’esistenza, ricorda anche certi passaggi di Spinoza o di Bergson, ma declinati in chiave personale e contemporanea, con il riferimento alle scoperte della fisica quantistica (come l’entanglement) che sembrano quasi minare la realtà dello spaziotempo.
L’immagine della scienza che, andando nel sottilissimo, finisce per incontrare il metafisico è potente e centrata: là dove la materia si dissolve, anche i confini concettuali della realtà si fanno porosi.
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