Anche se siamo relazioni, non siamo numeri intercambiabili e anonimi. Siamo nodi di una rete, ma possiamo essere molto diversi, addirittura unici. Abbiamo la nostra personalità. E, in tal senso, possiamo tradire noi stessi o essere autentici.
Essere autentici significa essere se stessi. Non c' è bisogno di avere un' anima immortale. C' è bisogno, invece, di avere e conoscere chi siamo, al di là dei condizionamenti e delle aspettative altrui, e seguire la propria strada, che può essere unica.
Qui si vede cosa vale un uomo. Se ha coraggio e se ha dignità. Se riesce a essere se stesso e ad essere autentico.
Essere autentici significa non imitare nessuno e non seguire le mode. Ma non è neppure il contrario.
Per spiegare questo punto, mi riallaccio al pensiero di Charles Taylor.
Charles Taylor è uno dei filosofi contemporanei più influenti sul tema dell’autenticità, specialmente nel contesto delle società moderne e pluraliste. La sua visione è meno esistenzialista di quella di Heidegger o Sartre, ma più comunitaria e dialogica. Il suo testo più noto su questo tema è The Ethics of Authenticity (1991), noto anche come Il disagio della modernità.
---
1. Contesto: la modernità e il sé
Taylor parte da un’osservazione: nelle società moderne, l’individuo è spinto a "essere se stesso", a seguire la propria vocazione e a costruirsi da solo. Questa etica dell’autenticità è una delle conquiste della modernità, ma presenta anche dei rischi:
Individualismo esasperato: il pericolo che “essere autentici” significhi chiudersi in se stessi, senza dover nulla agli altri.
Relativismo etico: l’idea che “tutto va bene finché è ciò che sento”, annullando ogni riferimento a valori comuni.
Superficialità: la cultura popolare può ridurre l’autenticità a un’estetica dell’“essere diversi”, senza profondità.
---
2. L’autenticità vera secondo Taylor
Per Taylor, la vera autenticità:
Non è isolamento, ma nasce nel dialogo con gli altri.
Richiede radici: un'identità autentica non si inventa da zero, ma si costruisce nella relazione con la storia, la cultura, il linguaggio, la comunità.
È morale: scegliere se stessi significa anche riconoscere ciò che ha un valore intrinseco. Non si è autentici solo perché si fa “quello che si vuole”.
In altre parole, non esistiamo nel vuoto: per sapere chi siamo, abbiamo bisogno del riconoscimento degli altri, e per essere autentici dobbiamo tener conto dei valori che rendono la nostra vita significativa.
---
3. Confronto implicito con Heidegger
Heidegger punta sulla scelta radicale individuale e sulla consapevolezza della morte.
Taylor, invece, sottolinea la dimensione sociale dell’identità: nessuna autenticità è possibile senza un mondo condiviso di significati.
---
4. Riflessione attuale
Taylor cerca un equilibrio tra:
Il diritto all’autonomia individuale
Il bisogno di comunità e di orizzonti condivisi
In questo senso, il suo pensiero ha una forte risonanza politica e culturale: ci invita a superare tanto il conformismo quanto il nichilismo, per cercare forme di vita che siano davvero autentiche e responsabili
Nessun commento:
Posta un commento