Esistono pratiche meditative buddhiste che lavorano non direttamente sulle “cose” (cioè sugli oggetti concreti dell’esperienza), ma sulle immagini mentali delle cose. Questo è particolarmente evidente in alcune forme di meditazione visuale o immaginativa, come accade soprattutto nel Buddhismo Vajrayāna (Tibetano), ma anche in certe pratiche del Buddhismo Mahāyāna.
Ecco alcune tipologie di meditazione che rientrano in questo ambito:
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1. Yoga della Divinità (Buddhismo Vajrayāna)
Si medita sull’immagine mentale di una divinità (yidam), spesso immaginata con molteplici braccia, volti, simboli e colori.
L’obiettivo non è venerare la divinità come separata, ma identificarsi con essa, interiorizzandone le qualità.
Le immagini sono costruzioni simboliche per trasformare la mente.
Quindi possono essere adattate alla propria cultura.
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2. Visualizzazione del Mandala
Anche questa è una forma di meditazione visuale, dove si contempla mentalmente una struttura sacra (il mandala).
Il mandala non è una “cosa”, ma una rappresentazione simbolica dell’universo e della mente illuminata.
Si lavora sull’immagine per trascendere la dualità soggetto-oggetto.
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3. Meditazione sugli Skandha o sulle Immagini Mentali
In alcune forme del Buddhismo Theravāda e Mahāyāna, si contempla la natura impermanente e condizionata degli “aggregati” (skandha), inclusi i sanniā, cioè le percezioni e rappresentazioni mentali.
Si osservano le immagini mentali che emergono per vedere la loro insostanzialità e vacuità.
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4. Shingon e Buddhismo Esoterico Giapponese
Simile al Vajrayāna, include la visualizzazione di lettere sanscrite, divinità, fiori di loto, ecc.
L’obiettivo è trasformare la coscienza attraverso immagini interiorizzate e simboliche.
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In sintesi, nel Buddhismo esistono meditazioni che non si basano sulle cose "esterne", ma sulle immagini mentali, viste come strumenti simbolici per trasformare la mente, riconoscere l’impermanenza e superare l’illusione del sé separato.
Naturalmente, se apparteniamo ad altre religioni, possiamo utilizzare immagini di divinità o di simboli diversi.
Per questo Propongo una pratica meditativa basata sull'immagine mentale, ispirata a metodi del Buddhismo Mahāyāna e Vajrayāna, ma adattata in modo accessibile, senza bisogno di iniziazioni o rituali esoterici.
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Meditazione sull’immagine della dissolvenza
Obiettivo:
Riconoscere che le immagini mentali (pensieri, ricordi, idee) sono transitorie, vuote e insostanziali, come riflessi in uno specchio o miraggi.
Durata: 10-20 minuti
Postura: seduta comoda, schiena dritta, occhi chiusi o semiaperti
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Fasi della pratica
1. Preparazione (1-2 min)
Rilassa il corpo.
Porta l’attenzione al respiro, senza modificarlo.
Lascia che la mente si stabilizzi un po’.
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2. Evocazione di un’immagine (3-5 min)
Evoca mentalmente un'immagine significativa per te:
ad esempio una persona, un paesaggio, un oggetto, un simbolo, un’emozione visiva.
Non serve "vederla bene", è sufficiente sentirla presente nella mente.
Osserva come la tua mente la costruisce: forse ha dettagli, colori, movimento.
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3. Contemplazione della natura dell’immagine (5-10 min)
Guarda l’immagine come se fosse un sogno, un riflesso sull’acqua, una nuvola.
Nota che:
Non è solida.
Non è permanente.
Cambia mentre la osservi.
Ogni volta che l’immagine si dissolve o cambia, non cercare di trattenerla.
Lascia che si modifichi, svanisca, riappaia.
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4. Riflessione finale (2-3 min)
Riconosci che anche i pensieri, il sé, le memorie sono come questa immagine:
appaiono, sembrano reali, ma non sono sostanziali.
Ripeti interiormente:
> “Tutte le immagini della mente sono vuote come riflessi. Le accolgo, le lascio andare.”
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Effetto della pratica
Col tempo, questa meditazione sviluppa:
distacco dalle identificazioni mentali,
intuizione della vacuità (śūnyatā),
pace mentale più profonda.
Naturalmente, possiamo utilizzare simboli e immagini personali e moderni, come la spirale, il DNA, la Rete-ragnatela, le reti neurali, il moto degli atomi e delle particelle, il rapporto hardware-software dei computer, certi simboli alchemici o scientifici, il vuoto quantico ecc.
Le immagini sono vuote, ma anche la realtà è un'oscillazione del vuoto, che sorge dal vuoto e ritorna nel vuoto, secondo un' oscillazione presenza/assenza, pieno/vuoto o creazione/dissoluzione, comparsa/scomparsa che rende inutile ogni fantasia di evoluzione lineare. Anche l' evoluzione comporta l' involuzione.
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