Inventare un esperimento per dimostrare che mente e materia sono due facce della stessa medaglia richiede un’idea che superi la tradizionale separazione tra soggetto e oggetto, tra osservatore e osservato. Di seguito propongo un esperimento concettuale e operativo ispirato sia alla meccanica quantistica che alla neurofenomenologia, in cui l’esperienza soggettiva venga posta in correlazione diretta e dinamica con il comportamento di sistemi fisici.
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Esperimento: "Interferenza Intenzionale"
Obiettivo:
Verificare se l'intenzione mentale consapevole può influenzare direttamente il comportamento di un sistema quantistico, dimostrando una correlazione strutturale tra attività mentale e realtà fisica.
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Setup:
1. Sistema fisico:
Un classico esperimento della doppia fenditura con singoli fotoni o elettroni sparati verso uno schermo. Il sistema può mostrare un comportamento ondulatorio (interferenza) o corpuscolare (assenza di interferenza) a seconda dell'osservazione.
2. Soggetti umani:
Partecipanti addestrati alla meditazione intenzionale focalizzata, capaci di mantenere uno stato mentale stabile e consapevole.
3. Condizioni sperimentali:
Una parte delle prove si svolge con i soggetti che intenzionalmente cercano di collassare la funzione d’onda, focalizzandosi sulla particella come "corpo fisico".
In altre prove, i soggetti visualizzano il fotone come onda pura, cercando di favorire la sovrapposizione.
4. Misurazione:
Il comportamento del sistema (presenza o assenza di pattern di interferenza) viene registrato automaticamente, escludendo ogni possibilità di manipolazione fisica da parte del soggetto.
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Ipotesi:
Se mente e materia sono due aspetti della stessa realtà oscillante, allora:
L'intenzione mentale dovrebbe influenzare in modo sistematico l'esito fisico.
L'interazione non avviene attraverso segnali fisici misurabili, ma attraverso un campo unificato mente-materia.
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Risultati attesi:
Differenze statisticamente significative tra le condizioni "intenzione-onda" e "intenzione-particella".
Eventuali correlazioni tra la coerenza dell’attività cerebrale (misurata con EEG) e l’apparizione o scomparsa del pattern interferenziale.
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Implicazioni teoriche:
La coscienza non è un epifenomeno, ma una forza attiva che si manifesta in risonanza con la struttura della realtà.
Mente e materia emergono da una stessa “oscillazione fondante”, come nei miei concetti di complementarità dinamica e unità nella dualità.
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