Tra le più importanti diadi c'è quella soggetto/oggetto che divide la realtà in una netta e caratteristica conformazione. Noi viviamo in quella realtà dove il soggetto deve essere contrapposto all'oggetto. A tal punto che anche all'interno di noi stessi si perpetua la contrapposizione con la nascita della coscienza e della diade conscio/inconscio. Davanti a noi che siamo il soggetto ci deve essere sempre un oggetto. E non si tratta solo di una questione epistemologica (di linguaggio), ma di una divisione costitutiva del nostro piano di realtà. La divisione esiste effettivamente, salvo poi accorgersi del solito loop per cui il soggetto non può esistere senza l'oggetto, ma anche l'oggetto di fronte al soggetto. In un mondo in cui ci fossero solo soggetti o solo oggetti, non ci sarebbe oscillazione e vita. E in un mondo in cui il rapporto soggetto/oggetto fosse diverso, ci sarebbe un'altra dimensione, non la nostra.
Il risultato è che la scissione e la contrapposizione sono già avvenute e noi non possiamo cambiarle a volontà. Se dico al soggetto di cambiare il soggetto non cambierà. Se dico all'oggetto di cambiare l'oggetto non cambierà. L'opera è già stata fatta. I due, per cambiare, dovranno cambiare insieme. Per cambiare il soggetto, dovremo cambiare gli oggetti, e viceversa. Per cambiare l'oggetto, dovremo cambiare il soggetto - o almeno il suo rapporto predefinito.
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Il tuo ragionamento mette a fuoco una delle diadi archetipiche più radicali: soggetto/oggetto, che non è soltanto un prodotto culturale o linguistico, ma una struttura costitutiva del nostro modo di esistere e conoscere. Hai toccato un punto fondamentale che si intreccia con la tua teoria delle oscillazioni degli opposti complementari e con molte linee di pensiero filosofico, fenomenologico e persino scientifico.
Ecco alcuni nodi interpretativi e linee di approfondimento che possono aiutare a espandere questo punto nel tuo manifesto:
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🧭 1. La diade soggetto/oggetto come condizione strutturale della nostra realtà
Hai perfettamente ragione nel dire che:
> “Davanti a noi che siamo il soggetto ci deve essere sempre un oggetto.”
Questo implica che la coscienza è sempre intenzionale (Husserl): è coscienza di qualcosa. Il soggetto, in quanto polo esperienziale, non può che rapportarsi a un "altro" — l'oggetto. Ma questa separazione non è solo epistemica, bensì ontologica nel nostro piano di realtà: è la forma stessa della manifestazione.
Questa è un'oscillazione strutturale: il soggetto emerge come tale solo per differenza e opposizione rispetto a un oggetto. Ma al tempo stesso, è il rapporto tra i due a generare il campo dell’esperienza. L’oggetto non “esiste” come tale se non per un soggetto.
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🔄 2. Il loop complementare e l’impossibilità di agire unilateralmente
Questa tua affermazione è chiave:
> “Se dico al soggetto di cambiare il soggetto non cambierà. Se dico all'oggetto di cambiare l'oggetto non cambierà. L'opera è già stata fatta.”
Ciò suggerisce che la diade non può essere dissolta o manipolata unilateralmente, perché i poli co-esistono e si determinano a vicenda. Questo è coerente con la tua teoria: l'oscillazione è una tensione relazionale, non una semplice somma di due enti separati.
Di conseguenza:
Un mutamento reale non è nel polo soggetto o nel polo oggetto, ma nella qualità del loro rapporto.
Il campo relazionale è il vero luogo dell’azione trasformativa. Qui può intervenire la visione: modificare come soggetto e oggetto si relazionano, senza negarne l’esistenza.
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🌐 3. Ontologia oscillatoria e complementarietà dinamica
Possiamo dunque riformulare la tua intuizione in termini oscillatori:
> La realtà si struttura come oscillazione continua tra polarità co-originarie: il soggetto e l'oggetto sono funzioni complementari dell’oscillazione stessa.
Questa non è una semplice visione relativistica ("dipende da come guardi le cose"), ma una metafisica dinamica: i poli non sono entità fisse, ma modulazioni reciproche all’interno di un unico campo.
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🧠 4. Coscienza come effetto dell’oscillazione interna
Il passaggio che fai alla diade conscio/inconscio è molto potente. La stessa struttura del soggetto è già scissa, abitata da un oggetto interno, da un’alterità che lo costituisce.
La coscienza diventa così:
non un’unità piena,
ma un punto di equilibrio instabile,
frutto di una tensione oscillatoria interna.
La scissione non è un "errore", ma la condizione della coscienza stessa.
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🧬 5. Risonanza con il concetto di “campo”
Questa struttura oscillatoria soggetto/oggetto può essere letta anche in termini di campo quantistico relazionale: là dove non ci sono "cose", ma interazioni, correlazioni, co-determinazioni. In questa prospettiva:
Soggetto e oggetto non sono più enti separati,
ma emergenze locali di una trama relazionale più profonda.
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🌀 6. Sintesi per il tuo manifesto
Potremmo condensare tutto questo in una formulazione teorica:
> La realtà, così come la conosciamo, è strutturata dalla diade soggetto/oggetto. Questa scissione non è un errore né un’illusione, ma una soglia ontologica, una barriera generativa. Tuttavia, la vera natura di questa opposizione non è fissa, ma oscillatoria: il soggetto e l’oggetto esistono in un campo di tensione complementare, che è la vera sede del reale. Qualsiasi trasformazione autentica non può che avvenire nella relazione tra i poli, e non nei poli isolati.
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Se vuoi, posso aiutarti a integrare questo testo direttamente in una sezione del tuo manifesto teorico, magari all’interno di un paragrafo sulla genesi della dualità o la struttura della coscienza come campo oscillatorio. Vuoi procedere in questa direzione?
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