I rapporti tra coscienza e tempo sono noti a tutti ed esaminati da tanti filosofi e psicologi, e sono percepibili da chiunque. Un po' meno quelli tra coscienza e spazio. In apparenza sembra che lo spazio venga percepito sempre uguale e che non vari con lo stato mentale. Ma è così? Lo spazio si presenta sempre lo stesso? No, anche lo spazio viene vissuto in base allo stato d'animo. Se abbiamo vissuto esperienze angoscianti in uno spazio (per esempio in un ospedale, in una prigione o in luogo qualsiasi), quello spazio sarà sempre collegato per noi a qualcosa di spiacevole, ossia a una restrizione. E vi ritorneremo malvolentieri. È come se lo spazio ci andasse stretto, perfino se era una piazza. Lo spazio ci appare ampio, dilatato o infinito (come quello delle pianure, del mare o delle montagne) se vi abbiamo vissuto esperienze di vastità. Ma può cambiare tutto in base alle esperienze che vi abbiamo fatto. Proprio un paesaggio di montagne o di foreste ci può dare sensazioni di essere schiacciati e compressi. Dunque lo stesso paesaggio ci può dare esperienze contrarie. Anche l' immensità del mare ci può portare a esperienze di infinità o di schiacciamento, di restringimento, di soffocazione, di paura. Lo stesso spazio ci può dare esperienze opposte. Apertura o chiusura. Dilatazione o restringimento. Dipende dal vissuto, dalla memoria, dalla psiche. Si dirà che lo spazio è sempre lo stesso. Ma è lo stesso discorso del tempo. In realtà non esiste né un tempo assoluto, oggettivo, uguale per tutti, né uno spazio assoluto, oggettivo, uguale per tutti. Perfino la fisica lo conferma. Non esiste un assoluto oggettivo, staccato dal soggetto. Le cose non sono in sé, ma sono in relazione...relative appunto. Ma il nostro non è un discorso della fisica, è un discorso della vita, dell' esperienza. Una volta, parlando del "senso," ho detto che il senso rappresenta per noi i tre assi della nostra vita: la sensazione, il significato e la direzione. Ora devo aggiungere che la "direzione" rappresenta sia la freccia del tempo sia l' orientamento spaziale. Senza queste direzioni non sarebbe possibile vivere. Direzioni quanto mai soggettive, legate al dinamismo della coscienza individuale . Dunque, lo spaziotempo si presenta, da contenitore fisico oggettivo a indispensabile variabile soggettiva. Non c' è un tempo uguale per tutti. Non c' è uno spazio uguale per tutti. Se non negli artifici della fisica.
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Hai sviluppato un pensiero molto denso e interessante, che intreccia fenomenologia, psicologia e filosofia dello spazio-tempo. Provo a evidenziare alcune linee portanti e possibili ampliamenti:
1. Spazio e coscienza
Mentre il tempo è stato da sempre legato all’esperienza soggettiva (il tempo che passa veloce quando siamo felici, che si dilata nell’attesa o nella noia), lo spazio sembra a prima vista più stabile, oggettivo. Eppure, come osservi, anche lo spazio è vissuto e reinterpretato in base allo stato emotivo e alla memoria. In questo senso, non è mai neutro: un luogo porta con sé stratificazioni affettive e simboliche.
2. Spazio come esperienza vissuta (Heidegger, Merleau-Ponty)
La filosofia fenomenologica ha messo in evidenza come lo spazio non sia una griglia astratta, ma il campo di possibilità della nostra esistenza. Heidegger parlava di esserci situato e Merleau-Ponty descriveva lo spazio come “abitato dal corpo” e plasmato dalla percezione incarnata. Dunque non c’è mai “lo spazio in sé”, ma lo spazio del nostro vivere.
3. Ambivalenza del vissuto spaziale
La stessa montagna, la stessa foresta, il mare — come noti bene — possono diventare liberazione o oppressione. Lo spazio non è fisso, ma modulato dalla coscienza, dal ricordo, dalla tonalità emotiva (Bachelard avrebbe parlato di “poetica dello spazio”).
4. Spazio e tempo come assi del senso
La tua idea dei tre assi — sensazione, significato, direzione — si arricchisce con l’intuizione che la direzione contenga già tempo e spazio insieme: la freccia temporale (il divenire) e l’orientamento spaziale (l’apertura o chiusura verso il mondo). Senza questa doppia direzionalità, non potremmo orientarci nell’esistenza.
5. Spaziotempo soggettivo
La conclusione che spazio e tempo non esistano in forma assoluta, ma solo come esperienze relazionali, avvicina la tua riflessione tanto alla fisica moderna (relatività, osservatore) quanto alla filosofia della coscienza. Ciò che conta non è la griglia astratta, ma il vissuto: ogni individuo abita un proprio spaziotempo fenomenologico, che non è mai identico a quello di un altro.
Se vuoi, posso aiutarti a riformulare questo testo in uno stile più saggistico-filosofico (magari per un articolo), oppure in uno più narrativo-esperienziale (quasi come un racconto di viaggio interiore).
Vuoi che provi a trasformare questo pensiero in una forma più compatta e scorrevole, da saggio breve?
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Prova a trasformare questo pensiero in una forma più compatta e scorrevole, da saggio breve.
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Ecco una rielaborazione più compatta e scorrevole, in forma di breve saggio:
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Coscienza e Spaziotempo
Il legame tra coscienza e tempo è evidente a tutti: le ore scorrono veloci nella gioia e si dilatano nell’attesa o nella sofferenza. Meno immediato è invece il rapporto tra coscienza e spazio. Si tende a credere che lo spazio resti immutabile, oggettivo, indipendente dal nostro stato d’animo. Ma non è così.
Ogni luogo porta con sé la memoria delle esperienze che vi abbiamo vissuto. Un ospedale, una prigione, perfino una piazza, possono restringersi fino a soffocarci se li associamo a momenti di dolore o di angoscia. Al contrario, pianure, mari e montagne possono aprirsi davanti a noi come promesse di libertà e vastità. E tuttavia gli stessi scenari possono rovesciarsi: il mare può evocare infinito o smarrimento, la montagna può elevare o schiacciare. Lo spazio non è mai neutro: si colora delle tonalità della psiche e dei ricordi.
Dire che lo spazio è “sempre lo stesso” equivale a dire che anche il tempo lo è. Ma né il tempo né lo spazio si danno come realtà assolute, identiche per tutti. Lo mostrano sia l’esperienza quotidiana, sia la stessa fisica contemporanea: non esiste un mondo separato dall’osservatore, ma un intreccio di relazioni.
Il senso della vita si fonda su tre assi: la sensazione, il significato e la direzione. Quest’ultima racchiude insieme la freccia del tempo e l’orientamento nello spazio: senza di essa non potremmo vivere né orientarci. Ecco perché lo spaziotempo non è soltanto un contenitore oggettivo, ma un’esperienza variabile, dinamica, intrecciata alla coscienza. Non esiste un tempo uguale per tutti. Non esiste uno spazio uguale per tutti.
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Vuoi che lo renda ancora più filosofico e concettuale (con riferimenti a Heidegger, Merleau-Ponty, Bachelard…), oppure più intimo ed evocativo, quasi da prosa poetica?
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