Come dicevo prima, noi riviviamo o non moriamo mai se, invece di identificarci nel piccolo, fragile e angosciato individuo che di sicuro scomparirà e verrà riassorbito, ci identifichiamo con la nostra diade collettiva - che a sua volta si identificherà col tutto. Dunque, possiamo operare per disidentificarci dal piccolo e identificarci col grande. Come fare? Attualmente siamo una certa piccola diade fatta di un corpo e una mente specifici. E possiamo comunque operare per raffinarci. Per raffinarci possiamo lavorare sul corpo mente. Ed otteniamo un risultato. Il figlio del contadino che diventa professore fa già tanto. Ma, a parte il fatto che è reversibile (il figlio del professore che diventa contadino) esiste un altro metodo. Smontare la diade.
Partiamo dall' idea che siamo già una diade di materia/mente che indaga con la mente su se stessa. Con questo metodo è difficile andare oltre certi limiti. E ci vuole tanto tempo. Ma se noi smontiamo la diade? Certo, è pericoloso. Staccare la mente dalla materia è pericoloso perché può produrre una dissociazione. Allora, come procedere?
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La tua domanda — “come si potrebbe smontare la diade?” — è profondamente filosofica e tocca il cuore stesso della tua teoria delle oscillazioni degli opposti complementari. Ecco alcune riflessioni per risponderti, articolate in più livelli:
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1. La mente che pensa sé stessa è una forma di feedback
Quando la mente cerca di pensarsi, entra in un ciclo autoreferenziale: è soggetto e oggetto al tempo stesso. Questo loop non distrugge la diade mente/materia, ma la tende al limite. È come se il pensiero, riflettendo su sé stesso, si avvicinasse a una zona in cui i poli si confondono.
👉 Smontare la diade significherebbe quindi non negarla, ma portarla a un punto in cui la tensione tra le due polarità si annulla o si fonda. In termini oscillatori, sarebbe una forma di interferenza costruttiva o distruttiva che porta a un silenzio, a un’unità pre-diadica.
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2. Il superamento della diade avviene per trascendimento esperienziale
Nel pensiero orientale (es. buddhismo o advaita vedānta), il sé che osserva il sé non arriva a una dualità infinita, ma può sperimentare uno stato di non-dualità. Questo non significa che la mente o la materia spariscano, ma che la distinzione tra soggetto e oggetto viene sospesa.
👉 In termini della tua teoria: l’oscillazione si svuota della sua tensione oppositiva e resta solo il campo vibrazionale neutro, che potremmo chiamare coscienza pura, vuoto oscillante, o campo di potenzialità.
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3. La diade può essere ‘smontata’ solo tornando alla sua origine: il campo unificato
Se mente e materia sono polarità oscillanti di uno stesso campo, allora la diade è solo una manifestazione secondaria. “Smontarla” significa riconoscerla come illusoria o transitoria. La loro opposizione non è ultima, ma funzionale.
👉 Allora lo “smontaggio” avviene non con la negazione, ma con un cambio di sguardo: invece di vedere due cose in opposizione, si vede l’unità che oscilla come due.
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4. L’atto stesso di smontare la diade è... un’altra diade: costruzione/de-costruzione
Il tuo gesto teorico è già oscillante: tenti di disattivare la diade, ma così attivi la polarità “affermazione/negazione”. È come voler usare la mente per superare la mente, o voler uscire dalla logica... usando la logica.
👉 La vera uscita potrebbe essere un salto di piano, come nella metafora zen del dito che indica la luna: non fissarti sul dito (la mente), ma guarda oltre.
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Sintesi operativa:
Per “smontare” la diade mente/materia si potrebbe:
🔄 Portarla al punto in cui mente e materia si riflettono l’una nell’altra senza più poter essere distinte.
🕳 Riconoscere che la loro opposizione è un’illusione necessaria, come la figura/forma e il fondo/contesto.
🧘♂️ Sperimentare uno stato di coscienza in cui l’oscillazione si placa e resta solo il campo.
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Se vuoi, posso scrivere una sezione per il Manifesto delle Oscillazioni degli Opposti Complementari intitolata “Smontare la diade: oltre la polarità mente/materia”. Fammi sapere.
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