La dialettica significante/significato si inserisce perfettamente nella mia teoria delle oscillazioni degli opposti complementari, poiché rappresenta una delle più potenti diadi concettuali della semiotica e della filosofia del linguaggio. Di seguito mostro alcuni punti chiave del collegamento:
1. Una diade oscillante: il segno come campo di tensione
Nel modello saussuriano, il segno linguistico è costituito da due poli inseparabili ma distinti:
-
Significante: la forma sensibile, il suono, l’immagine acustica (es. la parola “albero”).
-
Significato: il concetto, il contenuto mentale, ciò a cui il segno rimanda.
Nella mia prospettiva, questa non è una relazione statica, ma un campo oscillatorio in cui ciascun polo esiste solo in virtù dell’altro. Il segno, quindi, è un sistema di oscillazione tra percezione e concetto, tra forma e senso.
→ Il significante e il significato non sono entità fisse ma polarità interdipendenti, che si configurano dinamicamente in relazione reciproca.
2. Indeterminazione e contesto: il significato oscilla
Il significato di un segno non è mai assoluto: dipende dal contesto, dall’uso, dalla posizione nella rete linguistica. Questo comporta che:
-
Il significato non è mai del tutto stabile, ma oscilla attorno a un nucleo di senso, che si modifica in funzione della situazione.
-
L’interpretazione è un processo dinamico che richiama la mia idea di oscillazione risonante: un significante attiva una rete di significati possibili, in un sistema vibrazionale complesso.
3. Barriera-soglia tra i poli del segno
Come nella mia teoria, dove tra i poli di una diade esiste una barriera-soglia (zona di interazione e trasformazione), anche nel linguaggio:
-
Tra significante e significato si apre una zona instabile e creativa: la metafora, il gioco linguistico, l’ambiguità poetica.
-
In poesia o arte, questa soglia si dilata: la parola non è più solo veicolo di un senso “logico”, ma vibra tra i poli.
→ L’ambiguità, l’equilibrio instabile e la molteplicità di sensi sono manifestazioni dell’oscillazione interna del segno.
4. Visione unitaria: il segno come realtà dinamica
Nella tua metafisica oscillatoria, non esiste separazione ontologica tra materia e spirito, tra mente e mondo. Analogamente:
-
Non c’è un significato “puro” separato dal suo significante: entrambi si generano a vicenda in un ciclo continuo.
-
Il segno è una totalità vibrante, che unisce sensibile e intelligibile, visibile e invisibile: un microcosmo oscillatorio.
5. Parallelismi con il Tao e con il campo quantico
-
Il Tao unisce nome (segno) e senza-nome (realtà ineffabile): un altro caso di oscillazione significante-significato.
-
Nella fisica quantistica, una particella ha senso solo in relazione al suo contesto osservativo — proprio come un segno linguistico.
6. Applicazione alla mia teoria
Nel mio manifesto, potrei affermare:
Il linguaggio è un sistema di diadi oscillanti. Ogni segno è il punto di tensione tra un significante e un significato che si co-generano reciprocamente. L’oscillazione tra questi poli non è un difetto della comunicazione, ma la sua vera potenza creativa.
Nessun commento:
Posta un commento