Sappiamo che oggi fare i giornalisti in zone di guerra significa rischiare e spesso perdere la vita . E non per le bombe o le mine, ma perché le dittature combattenti non vogliono testimoni dei loro crimini. Vogliono uccidere senza che la cosa sia documentata.
Così è successo alla giornalista ucraina che documentava gli orrori dell' esercito russo.
Il suo corpo è stato restituito -- ma senza organi, per evitare che si vedessero le torture subite.
Ma noi sappiamo che quel corpo, ridotto ad una vuota spoglia, è una testimonianza in sé stesso.
La giornalista torturata e uccisa, non potendo documentare con i consueti mezzi, ha lasciato il proprio corpo come ultimo messaggio!
Onore agli eroi e alle eroine di guerra.
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